L’International Rescue Committee (IRC) avverte che, in seguito allo sgombero del Silos di Trieste che fungeva da rifugio di fortuna per persone in movimento, le condizioni delle persone in difficoltà in città stanno peggiorando con l’arrivo dell’inverno.
A quattro mesi dallo sgombero, i team di IRC e Diaconia Valdese hanno incontrato oltre 5.000 nuove persone rifugiate e richiedenti asilo, con una media di 55 nuove persone incontrate al giorno.
Il 40% è composto da famiglie e minori stranieri non accompagnati. La maggior parte proviene da Afghanistan, Siria e Kurdistan settentrionale.
Il 21 giugno, la polizia italiana è entrata nel cosiddetto “Silos”, una struttura abbandonata che era diventata rifugio di fortuna per migliaia di persone arrivate a Trieste attraverso la Rotta Balcanica. Dopo lo sgombero, le persone richiedenti asilo avrebbero dovuto essere accolte in una nuova struttura a Campo Sacro, ma i lavori di ristrutturazione ad oggi non sono ancora iniziati.
Di conseguenza, molte persone sono costrette a dormire all’aperto per le strade di Trieste, senza nemmeno il riparo precario che il Silos offriva. Ogni notte, circa 100 persone si radunano vicino alla stazione, costrette a sopportare condizioni disumane, esposte al freddo e alla pioggia, senza accesso a servizi igienici o cibo. Tra loro ci sono molte donne e bambini.
Alessandro Papes, Area Manager per IRC a Trieste, dichiara: “Il Silos di Trieste – usato come rifugio per persone rifugiate e persone richiedenti asilo – non avrebbe mai dovuto essere utilizzato per questo scopo. Nessun essere umano dovrebbe essere costretto a vivere a terra, in strutture abbandonate infestati dai topi. Il Silos è il sintomo di una crisi più ampia nel sistema di accoglienza, incapace di offrire strutture adeguate ad accogliere le persone appena arrivate in modo umano e dignitoso. Dallo sgombero di giugno, la situazione è solo peggiorata, con sempre più persone costrette a dormire per strada.
Ogni giorno, durante gli interventi sul campo del nostro team, incontriamo almeno dieci minori stranieri non accompagnati appena arrivati a Trieste. Molto spesso sono già malati e restare per strada, in balia del maltempo, peggiora ulteriormente la loro salute fisica e mentale. Alcuni di loro faticano persino a camminare, a causa del freddo e delle ferite riportate durante mesi di viaggio prima di raggiungere Trieste.
Le persone che arrivano tramite la Rotta Balcanica non possono essere abbandonate per strada: serve un’azione immediata dato l’arrivo imminente dell’inverno. Le autorità italiane devono garantire che tutte le persone in arrivo a Trieste possano accedere al sistema di accoglienza e trovare un luogo sicuro dove stare, che i loro bisogni di base siano immediatamente soddisfatti e che possano esercitare il loro diritto a chiedere asilo.”
International Rescue Committee (IRC)