Nel corso del genocidio in diretta streaming contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza, che dura da un anno, Israele ha attaccato ripetutamente le Nazioni Unite. A Gaza sono stati uccisi 228 membri dello staff ONU, il numero più alto di personale ONU ucciso in qualsiasi conflitto dalla creazione delle Nazioni Unite.

Firma e invia la lettera sotto al Presidente dell’UNGA (Assemblea Generale delle Nazioni Unite) Philémon Yang.

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Il governo israeliano sta lavorando attivamente per distruggere la United Nations Relief and Works Agency (UNRWA), un’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce servizi essenziali a milioni di rifugiati palestinesi che hanno il diritto di tornare nella loro terra. L’esercito genocida israeliano ha ripetutamente e deliberatamente attaccato le forze di pace dell’ONU nel Libano meridionale una dozzina di volte, usando il fosforo bianco in alcuni attacchi, come rivelato di recente. Ha distrutto le infrastrutture delle Nazioni Unite in tutta la regione, in particolare a Gaza, tra cui scuolemagazzini e campi profughi.

L’ambasciatore uscente di Israele ha profanato la Carta delle Nazioni Unite, strappandone una copia dal podio dell’Assemblea Generale e chiedendo che la sede delle Nazioni Unite fosse “cancellata dalla faccia della Terra”. Ha ostacolato attivamente il lavoro dei funzionari delle Nazioni Unite per indagare sui crimini compiuti da Israele nella Palestina storica, negando loro l’ingresso, non solo nel corso di questo genocidio, ma da decenni. Ha anche dichiarato che il Segretario Generale delle Nazioni Unite è “persona non grata”.

Il regime israeliano di apartheid non soddisfa le condizioni di base per l’adesione alle Nazioni Unite: è tutt’altro che uno Stato amante della pace e non accetta né rispetta gli obblighi previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale. Oltre al genocidio in diretta streaming a Gaza e agli attacchi oltraggiosi alle Nazioni Unite, Israele sta perpetrando massacri continui in Libano e sta intensificando l’aggressione contro altri Stati della regione. L’impegno per il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi era una condizione necessaria per l’ammissione di Israele alle Nazioni Unite. Eppure, Israele ha continuato a intensificare la sua politica di pulizia etnica. Oggi, 9,17 milioni di palestinesi, il 64% dell’intero popolo palestinese, sono rifugiati o sfollati dalle loro case, mentre Israele nega loro il diritto al ritorno e al risarcimento, sancito dalle Nazioni Unite.

Per tutto questo e molto altro ancora, Israele deve essere cacciato dalle Nazioni Unite. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ai sensi dell’articolo 6 della Carta delle Nazioni Unite, deve raccomandare all’Assemblea Generale dell’ONU di ritirare l’adesione di Israele. Tuttavia, per agire, l’Assemblea Generale non ha bisogno di aspettare il Consiglio di Sicurezza, cronicamente paralizzato dal veto degli Stati Uniti e di altri alleati dell’apartheid e del genocidio.

Un mese fa, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato a larga maggioranza una risoluzione che recepisce il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia (CIG) del luglio 2024 sull’occupazione illegale e l’apartheid per mano di Israele contro i palestinesi. Per la prima volta in 42 anni, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto di imporre sanzioni a Israele. La maggioranza globale ha affermato che la storica sentenza della Corte internazionale di giustizia (CIG) fa scattare l’obbligo legale per tutti gli Stati, l’ONU e i suoi organi, nonché le organizzazioni regionali, di porre fine alla complicità nell’occupazione illegale e nel regime di apartheid di Israele.

Ciò evoca il precedente storico di esattamente 50 anni fa, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sospese il Sudafrica dell’apartheid. Proprio come nel caso di Israele, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU protesse il regime sudafricano nonostante tutti i crimini commessi, ma l’Assemblea Generale lo sospese di fatto dalle procedure dell’ONU riconoscendo che uno stato di apartheid che mantiene un’occupazione illegale manca di legittimità internazionale e di rappresentatività del popolo sotto il suo controllo.

Oggi, con la continua complicità dell’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, il genocidio di Israele a Gaza prende ogni giorno nuove orribili pieghe – da ultimo bruciando vivi pazienti e sfollati palestinesi. La sua sanguinosa aggressione nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, si sta intensificando. Il regime di apartheid e genocidio sta facendo precipitare la regione verso una guerra totale.

A questo si può porre fine solo facendo pressione affinché i nostri leader e governi agiscano concretamente.

Unisciti a noi nello scrivere oggi al Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Philémon Yang, esortandolo a promulgare la risoluzione che sanziona Israele sospendendolo dalle Nazioni Unite!

Ricordiamo a questa istituzione la sua responsabilità!

Firma e invia la seguente lettera al presidente dell’UNGA Philémon Yang.

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Modello di lettera al Presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: sospendere Israele dall’ONU ora!

A: spm@spm.gov.cmopga@un.org

Oggetto: Presidente Yang, sospendere subito Israele dall’ONU!

Presidente Philémon Yang,

Le scrivo per chiedere rispettosamente l’immediata sospensione dell’Israele dell’apartheid dalle Nazioni Unite, proprio come fu sospeso il Sudafrica dell’apartheid.

Israele sta conducendo una guerra non solo contro il popolo palestinese, ma anche contro le Nazioni Unite, nate per proteggere i diritti umani e il diritto internazionale, e di cui lei sta attualmente presiedendo l’Assemblea Generale.

La condotta di Israele nei confronti delle Nazioni Unite nell’ultimo anno è stata sprezzante in un modo senza precedenti. Durante il genocidio ancora in corso contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza, occupata illegalmente e assediata, Israele ha ucciso almeno 228 membri dello staff delle Nazioni Unite a Gaza. Israele sta per designare l’UNRWA come organizzazione “terroristica”. Ha attaccato le forze di pace delle Nazioni Unite nel sud del Libano una dozzina di volte, usando il fosforo bianco in alcuni attacchi, come rivelato di recente. L’ambasciatore uscente di Israele ha persino strappato una copia della Carta delle Nazioni Unite dal podio dell’Assemblea generale dell’ONU, chiedendo che la sede delle Nazioni Unite venga “cancellata dalla faccia della Terra”.

L’Israele dell’apartheid non soddisfa le condizioni di base per l’adesione alle Nazioni Unite: è tutt’altro che uno Stato amante della pace e non accetta né rispetta gli obblighi previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale. È una grave minaccia per la pace e la sicurezza globale. Oltre al genocidio in diretta streaming a Gaza e agli attacchi oltraggiosi alle Nazioni Unite, Israele sta perpetrando continui massacri in Libano e sta intensificando l’aggressione contro altri Stati della regione. Inoltre, l’impegno per il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi era una condizione necessaria per l’ammissione di Israele alle Nazioni Unite. Da allora a oggi, Israele ha invece continuato a intensificare la sua politica di pulizia etnica.

Un mese fa, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato a stragrande maggioranza una risoluzione che recepisce il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia (CIG) del luglio 2024 sull’occupazione illegale e l’apartheid di Israele nei confronti dei palestinesi. Per la prima volta in 42 anni, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto di imporre sanzioni a Israele. Ciò evoca il precedente storico di 50 anni fa, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite sospese il Sudafrica dell’apartheid.

Per tutto questo e per molto altro ancora, l’appartenenza di Israele alle Nazioni Unite deve essere quantomeno sospesa e il Paese deve essere sottoposto a serie sanzioni per costringerlo a rispettare il diritto internazionale.

Presidente Yang, faccia il primo passo in questa direzione avviando il processo di sospensione di Israele dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Non c’è alcuna giustificazione per permettere a uno Stato membro di cancellare i principi stessi su cui è stato fondato questo organismo.