Come Reca, rete emergenza climatica e ambientale Emilia-Romagna, con 90 associazioni e comitati, diamo solidarietà a Linda Maggiori, giornalista freelance e attivista che, come purtroppo capita sempre più spesso a tante attiviste e attivisti, è stata colpita da numerose querele a scopo intimidatorio.
Di seguito la
testimonianza diretta di Linda sulle azioni legali che sta subendo: “Nel giro di un anno e mezzo, sono stata denunciata per “diffamazione a mezzo stampa” dal proprietario di un allevamento intensivo di tacchini, uno dei tanti fornitori di Amadori, da un comandante della polizia urbana, da una cooperativa edile, e da uno studio di architetti.
Nel primo caso sul mio blog Faenza Eco-logica avevo raccontato la storia e le criticità di un allevamento dove quasi 39 mila tacchini passano tutta la loro breve vita rinchiusi in capannoni per poi essere portati al macello, riportando gli esposti dei residenti come le campagne europee per limitare fino a vietare allevamenti intensivi oltre i 10 Mila capi. Il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione sottolineando che “l’articolo si limita a ripercorrere la storia dell’azienda agricola, i toni sono moderati, non offendono alcuno, pur esprimendo valutazioni personali su questo”. Ma il proprietario si è opposto all’archiviazione e siamo in
attesa della sentenza per un rinvio a giudizio o archiviazione.
Nel caso della cooperativa edile, ho criticato insieme a tanti altri cittadini la scelta di abbattere ruderi in periodo di letargo dei ricci, chiedendo di aspettare qualche mese. Ho inoltre protestato contro la lottizzazione dell’orto della Ghilana, peraltro alluvionato, con la costruzione di villette. Dopo le proteste (non solo mie ma di tanti cittadini), finite anche nelle TV nazionali, il Comune è retrocesso dall’autorizzazione iniziale. La cooperativa ha intentato contro di me una causa civile chiedendomi 50 mila euro per danni. Il comandante mi ha querelato per un semplice commento, espresso a corredo di un articolo su un terreno confiscato alla mafia, in cui chiedevo perché le forze dell’ordine non avessero vigilato nei dieci anni in cui il
terreno era sotto confisca, ma frequentato da tir che vi avevano sversato materiale ignoto (come evidenziato da foto satellitari). Nel commento non avevo nemmeno nominato per nome e cognome il comandante, visto che negli anni si erano avvicendati vari comandanti.
Recentemente ho ricevuto una nuova querela da uno studio di architetti dove lavora anche un consigliere comunale di maggioranza, per un post di un anno fa dove avevo ricostruito la storia di un villaggio sorto (nel 2008) vicino al torrente Marzeno, a pianterreno e seminterrato (quindi senza un piano alto dove scappare in caso di piena), villette alluvionate tre volte in 16 mesi e con 4 ordini di sgombero. La mia colpa sarebbe
quella di aver descritto il progetto come molto pericoloso. Ma se non è pericoloso vivere in quelle case, perché vengono evacuate ad ogni allerta rossa?”
Linda è difesa dall’avvocato Andrea di Pietro del Foro di Roma e in parte sostenuta nelle sue spese legali dalle associazioni Ossigeno per l’informazione e Frontline Defenders, encomiabili associazioni per la libertà di stampa. È evidente che queste querele abbiano l’obiettivo soffocare la cittadinanza attiva e le legittime proteste di fronte a ingiustizie ambientali (allevamenti intensivi, consumo di suolo, inquinamento…) questioni che come Reca denunciamo quotidianamente e abbiamo proposto varie proposte di legge.
Queste denunce sono però un pesante deterrente alla libertà di stampa, di critica e di espressione.
Aggiunto ai recenti provvedimenti repressivi sulla libertà di manifestare sono un allarmante campanello di allarme per una democrazia sempre più in crisi.
Peraltroobbligano giornalisti e attivisti, spesso precari, a una stato di ansia, apprensione e difficoltà economiche, mentre i “potenti” hanno studi di avvocati già alle proprie dipendenze.
Ma noi, come Linda, non ci lasciamo imbavagliare.
Allora denunciateci tutti.
RECA ( Rete per l’Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna)