Lo scorso due ottobre si è svolto a Torino, presso l’ITS Avogadro, il convegno Prospettive nonviolente per una cultura di pace organizzato dal coordinamento AGITE in corrispondenza della giornata mondiale della nonviolenza e dell’inizio a San Josè di Costarica della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza.
Dopo la carrellata di immagini di guerra a cura di ArtPhotò, Gianmarco Pisa (operatore di pace, segretario IPRI – CCP) ha aperto gli interventi con una relazione dal titolo “Difesa senza armi: alternative al militare, Difesa popolare nonviolenta e Corpi civili di pace”. Nel programma Pisa avrebbe dovuto dialogare con Pasquale Pugliese nel primo panel del convegno, intitolato Dialogo su nonviolenza e smilitarizzazione; ciò non è stato possibile a causa del caos ferroviario del 2 ottobre che si è riverberato anche nel convegno, costringendo Pugliese a raggiungere l’Avogadro molto in ritardo.
Quindi dopo l’intervento di Pisa si è passati direttamente al secondo panel, dedicato alle testimonianze dirette di pratiche nonviolente: Bianca Turati (corpi civili di pace in Libano di Un Ponte Per) nel suo intervento “Lo sport e l’educazione come pratiche di resistenza e coesione sociale: l’esperienza dei Corpi Civili di Pace in Libano” ha raccontato la sua esperienza di operatrice nei corpi civili di pace a Beirut, da cui è appena tornata.
Per la seconda testimonianza si passa in un altro continente, in un’altra zona di guerra, con un video messaggio dalla Comunità di San José de Apartadò, in Colombia. In questa comunità operano i volontari dell’operazione Colomba, che forniscono la sicurezza di una presenza internazionale a popolazioni che sono soggette alla violenza di gruppi di guerriglieri e paramilitari. Caterina Ferrua (Operazione Colomba), nel suo intervento “l’accompagnamento internazionale: come stare nei conflitti come presenza nonviolenta?”, racconta i progetti dei corpi civili di pace all’interno di Operazione Colomba e le metodologie usate, che sono continuamente adattate alle condizioni dei luoghi in cui si opera.
Pasquale Pugliese (autore, formatore e membro del Coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento), finalmente giunto in sala, riesce a presentare il suo intervento “Se vuoi la pace prepara la pace, con i saperi della nonviolenza”.
Si ritorna quindi agli interventi esperienziali con Mohamad Zwahra (attivista per i diritti umani in Cisgiordania), intervenuto in collegamento dall’aeroporto, che nel suo intervento “La resistenza nonviolenta sin dall’infanzia” ha raccontato della sua esperienza di resistenza nonviolenta all’IDF ed ai coloni israeliani nel suo villaggio agricolo della Cisgiordania.
Sempre a distanza, un esponente del Movimento degli obiettori di coscienza russi ha raccontato nel suo intervento “Rifiutarsi di imbracciare il fucile e di fare la guerra” le difficoltà che incontrano gli obiettori di coscienza russi in un paese dove il diritto all’obiezione di coscienza, che deriva direttamente dai diritti umani fondamentali, non viene riconosciuto, costringendolo, tra le altre cose, ad intervenire alla conferenza in forma anonima e senza il supporto video.
Il terzo panel, Prospettive e pratiche per un cambiamento di cultura, ha visto gli interventi di quattro esperti.
Giorgio Musso (Comunità di Sant’Egidio) nel suo intervento “Fare pace è possibile – il caso del Mozambico” ha raccontato l’azione della Comunità di S. Egidio nella pacificazione di zone di conflitto a partire dal caso più famoso dell’intervento pacificatore in Mozambico.
Marco Inglessis (Energia per i diritti umani ed equipe base della terza Marcia mondiale per la Pace e la nonviolenza) è intervenuto da San Josè di Costarica, luogo di partenza della Terza Marcia mondiale per un breve saluto ai partecipanti; la Marcia raggiungerà Torino il prossimo 22 e 23 novembre.
Mohamed Ambrosini (Un Ponte Per) nel suo intervento “Peacebuilding prima durante e dopo il conflitto” ha illustrato i progetti della sua organizzazione nei luoghi di conflitto e le metodologie d’azione, completando quanto detto da un punto di vista più esperienziale da Bianca Turati.
Alessandra Algostino (Università di Torino) nell’intervento “Il senso del ripudio della guerra nel diritto” ha analizzato gli strumenti legislativi italiani ed internazionali che facilitano il superamento dei conflitti armati.
Antonio Mazzeo (insegnante e giornalista), in collegamento via zoom, nel suo intervento “Militarizzazione dei territori e dell’istruzione in Italia – possibili risposte” fa una panoramica del livello di militarizzazione del territorio italiano e della scuola; il solo elenco delle basi NATO ubicate nel territorio italiano e del loro livello di importanza nello scacchiere mediterraneo risulta impressionante.
Conclude il convegno il reportage fotografico in Cisgiordania di Stefano Stranges intitolato “Il senso della Pace” commentato dallo stesso Stranges.
Gli argomenti trattati durante il convegno meritano approfondimenti in articoli successivi; qui posso però dire che uno degli obiettivi più importanti degli organizzatori, ovvero riaccendere la speranza in un futuro di pace basato sulle metodologie nonviolente, è stato raggiunto grazie agli interventi dei relatori ed al racconto dei giovan* che hanno partecipato alla seconda sessione del convegno.
Una boccata d’ossigeno per affrontare i tempi complessi che abbiamo davanti.