La pioggia oggi è clemente su Firenze, è piovuto fino a ieri. Questo pomeriggio è assolato e anche molto caldo per essere la fine di ottobre. Ho proposto al papà di una mia alunna di 4° elementare di partecipare insieme alla manifestazione, ha accettato e così abbiamo camminato insieme.

C’è tanta gente, tante bandiere, dei sindacati, di Emergency, dell’ANPI. Ci sono esponenti del Movimento Nonviolento. C’è qualche coro che urla: Solidarietà contro la violenza.

Solidarietà è una parola che tornerà di lì a poco. Stiamo per svoltare in piazza degli Ottaviani e la bambina mi fa notare un lungo striscione con i colori della pace portato da tante persone. Chiediamo all’uomo e alla donna che lo tengono quanto misuri più o meno, ma non lo sanno nemmeno loro.

Chiedo chi sono e la donna mi dice che sono lavoratori dell’università di Firenze: bibliotecari, amministrativi, docenti, studenti, dottorandi, ricercatori. L’uomo aggiunge che quello che è successo stanotte (l’attacco di Israele all’Iran) è un ulteriore aggravamento della situazione e che l’ONU è troppo debole nei confronti delle potenze regionali. La sua collega dice che è importante essere in piazza oggi perché l’unica cosa che possono fare i cittadini è unirsi per mostrare solidarietà verso chi sta soffrendo ed essere vicini a chi subisce le conseguenze della guerra.

Sono i governi a volere la guerra, aggiunge, la società civile no. I soldi per la guerra sono tolti alla scuola e per questo motivo loro il 31 sciopereranno contro i tagli all’università e alla scuola e riporteranno di nuovo in piazza lo striscione.

Abbiamo parlato con la mia alunna della nostra presenza alla marcia come un modo per dire che noi la guerra non la vogliamo.

Arriviamo nei pressi del palco e la parola solidarietà risuona ancora. L’esponente di Un ponte per Giulia Torrini a gran voce ha chiesto alle istituzioni di pensare alle popolazioni della Toscana e dell’Emilia Romagna colpite dalle alluvioni, usando i soldi per le guerre in modo utile e ha invitato a guardare al valoroso esempio della GKN di Firenze, che sta dimostrando come si possa ricostruire in un’ottica di sostenibilità.

Mao Valpiana, il presidente del Movimento Nonviolento italiano, ha ricordato i sette i colori della bandiera della pace che oggi stanno accendendo sette piazze e sette città italiane; forse grazie ai grandi numeri di persone presenti –  qui a Firenze dicono circa 30.000 – i media, la Rai non potranno non darne notizia. Sono sempre più silenti verso questo vero movimento politico che ha piena coscienza che una terza via, la via della nonviolenza è possibile ed oggi è troppo numeroso per essere trascurato nelle notizie.

Ha urlato Mao Valpiana che uniti siamo forti sulla strada della pace e della nonviolenza e possiamo chiedere una serie di cose. In primis il cessate  il fuoco a Gaza e in Libano, poi il riconoscimento dello Stato di Palestina, cosi come ha fatto la Regione Sardegna e dovrebbero fare tutte le altre regioni.

Mettere fuori dalla storia i genocidi e le guerre come i ragazzi israeliani e ucraini obiettori di coscienza e richiedere che venga riconosciuto asilo politico ai ragazzi che rifiutano di fare la guerra. E questo cambiamento possiamo crearlo attuando noi stessi la pratica della nonviolenza, capendo le ragioni degli altri e ricordando che la piazza è terreno di lotta e di pace.

Carla Fedele, insegnante