Le organizzazioni siciliane scendono in campo contro gli inceneritori previsti dalla Regione Siciliana a Catania e Palermo
Ieri, come il 14 ottobre di ogni anno, si è celebrata la Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni ambientali e sulla salute umana causati da questa pratica. Una data non casuale quindi quella scelta dalle organizzazioni siciliane per promuovere “Futuro in Cenere”, campagna contro gli inceneritori previsti dalla Regione Siciliana a Catania a Palermo.
Da Rifiuti Zero Sicilia con supporto di Zero Waste Italy, passando per Transistor, WWF, Fridays for Future e Fermento Urbano, sono già 15 le sigle aderenti, e sempre più realtà continuano a mobilitarsi per supportare la denuncia.
“L’aggiornamento del Piano Rifiuti della Regione Siciliana è fuori da ogni logica: si parla di inceneritori e aumento delle discariche. Si autorizzano impianti per il trattamento dell’ Organico per una capacità uguale al totale di tutte le tipologie di rifiuti prodotti in Sicilia, una assurdità. La Regione vuole fare della gestione rifiuti siciliani l’affare dei privati? Vuole trasformare la Sicilia nella pattumiera del Mediterraneo?” ha spiegato Manuela Leone, Referente per la Sicilia di Zero Waste Italy. Proponendo anche una soluzione alternativa: “I termovalorizzatori, è noto, hanno forti impatti climalteranti e sanitari e non hanno alcuna strategicità a livello di produzione energetica, oltre ad essere ormai riconosciuti come impiantistica costosa e antieconomica. La soluzione è semplice: obbligare Catania e Palermo a raggiungere i livelli di raccolta differenziata previsti dalla legge e usare i fondi europei a vantaggio di cittadini e territori attraverso una impiantistica diffusa basata sulle tecnologie di recupero spinto delle materie, come previsto peraltro dalla normativa”.
L’iniziativa è stata lanciata ieri nel corso di un evento a Catania, presso l’Ostello degli Elefanti, alla presenza di esperti, attivisti, cittadinanza e rappresentanti delle associazioni promotrici. Chiaro ed esplicito il messaggio dell’iniziativa: l’incenerimento danneggia la salute umana, provoca emissioni climalteranti che alimentano la crisi climatica e devasta i territori.
Proprio l’impatto sulla salute delle siciliane e dei siciliani è uno dei punti cardine della campagna: “Perché insistere sui termovalorizzatori come unica soluzione per l’emergenza rifiuti in Sicilia? Questi impianti producono scorie che impattano su salute e ambiente. Le emissioni atmosferiche contengono sostanze tossiche, aumentando il rischio di malattie oncologiche e cardiovascolari. Non basta affidarsi ai sistemi di filtraggio” ha rimarcato Marisa Falcone, presidente di ADAS Associazione Difesa Ambiente e Salute aps, evidenziando i rischi sanitari legati a questo tipo di impiantistica.
Un progetto, quello per la realizzazione dei due inceneritori, previsto nell’aggiornamento del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti, con un investimento pari a oltre 800 milioni di euro di fondi europei. Una spesa che, secondo le organizzazioni siciliane, equivale a uno spreco, destinando centinaia di milioni di euro per infrastrutture obsolete e dannose, togliendo risorse da spendere per una gestione dei rifiuti in linea con le più avanzate strategie che puntano all’economia circolare e nell’economia circolare e alla transizione ecologica: “La Sicilia, come il resto del mondo, si trova in un momento critico: o continuiamo a investire in un sistema malato che incentiva la produzione di rifiuti e devasta il pianeta per ottenere sempre più materie prime, oppure investiamo risorse in soluzioni che rispettano gli ecosistemi, ripensando il nostro approccio monouso al mondo che ci sostiene” la posizione di Stephanie Brancaforte, direttrice di Rinascimento Green e attivista Transistor Sicilia. “Dobbiamo attivarci e decidere se vogliamo respirare aria pulita o aria sporca, dobbiamo decidere che valore dare alle nostre risorse: l’incenerimento è la scelta più primitiva che possiamo fare”.
Oltre alla questione sanitaria, climatica ed economica, gli organizzatori sottolineano le criticità di tipo ambientale e paesaggistico: “Una porzione del sito interessato dalla realizzazione dell’inceneritore di Catania è ricompresa all’interno della fascia di rispetto del Torrente Buttaceto, importante corridoio ecologico connesso direttamente con la RNO Oasi del Simeto. Ciò comporterebbe un’interferenza, protratta nel tempo e non sostenibile, direttamente con l’area naturale della Riserva , dove il Torrente Buttaceto sfocia” l’allarme lanciato da Vita Raiti, presidente WWF Sicilia Nord-Orientale. “A questo si aggiungono: il notevole fabbisogno idrico dell’impianto in un territorio già in condizioni di sovrasfruttamento, tutte le interferenze con l’area protetta riconducibili alle emissioni in atmosfera, nei corpi idrici, acustiche e luminose dell’impianto e uno studio sui venti insufficiente e pieno di lacune.”
I prossimi appuntamenti durante i quali la campagna Futuro in Cenere incontrerà la cittadinanza per denunciare i rischi dell’incenerimento e contrastare la realizzazione dei due inceneritori siciliani si terranno l’11 novembre a Giarre (CT) e il 23 novembre a Palermo.
LE ORGANIZZAZIONI PROMOTRICI:
Associazione Rifiuti Zero Sicilia
Zero Waste Italy
Transistor
WWF Sicilia Nord Orientale
4Good Cause
Muri A Secco
ADAS Associazione per la Difesa dell’Ambiente e della Salute
Fermento Urbano
Fridays For Future Catania
Sicilia Che Cambia
Generazioni Future Sicilia
A Fera Bio
Città Insieme
Rete dei Comitati Territoriali Siciliani
Rinascimento Green
Argo Catania