Ecco le dichiarazioni del Prof. Foad Aodi, medico e giornalista internazionale, presidente e leader di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, di Umem, Unione Medica Euromediterranea, di Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, e membro dell’Unione Arabi del 48, di cui è fondatore, in merito all’evolversi della delicata situazione in Medioriente.
Tutte le associazioni sopra citate portano avanti accurate indagini di geo-politica internazionale grazie a numerosi corrispondenti nel mondo, sia giornalisti che professionisti sanitari, nonché grazie al supporto di Radio Co-mai Internazionale, presente in oltre 120 paesi del mondo.
Aodi fornisce costantemente ai media italiani notizie e indagini aggiornate sulle tensioni che avvengono in Medioriente, in particolare in Palestina e in Libano, dove segue l’evolversi della delicata situazione dall’inizio del conflitto, fornendo indagini aggiornate su quanto accade a livello umanitario e sanitario.
«Il Medio Oriente, e di riflesso il mondo intero, vivono un momento molto difficile, con quello che è da tempo un vero e proprio bagno di sangue che purtroppo non accenna a placarsi e non conosce la parola fine per quanto riguarda gli scontri e i conflitti in quella che, senza dubbio alcuno, è l’area del pianeta, storicamente, da sempre più tormentata che esista».
«Non escludiamo, e non è una esagerazione, se la situazione dovesse perdurare ora che è entrato “in gioco” anche l’Iran che di certo nell’attaccare Israele lancia una sfida aperta e pericolosa agli Stati Uniti, storico paese alleato degli israeliani, di arrivare a una terza guerra mondiale. Non è affatto una esagerazione, perché non facciamo altro che registrare morti e feriti, giorno dopo giorno. Lo scontro inoltre si sta allargando drammaticamente. Tante persone non sanno che ci sono tanti piccoli villaggi dove vivono “gli arabo-palestinesi del 48”, collocati geograficamente in Israele, sia al nord, ai confini con il Libano, sia al centro, nella zona del Triangolo, vicino a Tel Aviv.
Vorrei spiegare ancora una volta ai media e ai lettori che gli arabo-palestinesi che vivono sul territorio israeliano, come spesso leggiamo nei miei comunicati stampa e nei miei interventi, vengono chiamati “arabi del 48”, termine da cui poi è stato coniato anche il nome del movimento Unione Arabi del 48 di cui faccio parte. Tanti razzi sono finiti proprio su questi villaggi dove vivono i palestinesi. E uno di questi è Jaljulia, dove sono nato, sull’autostrada veloce 6. In tante di queste località, se non nella maggior parte, la popolazione non ha rifugi ed è più che mai a rischio.
I sindaci locali, per la verità – ci raccontano i nostri corrispondenti – hanno immediatamente allertato la popolazione locale nel momento in cui è iniziato l’attacco dell’Iran ad Israele. Hanno mandato messaggi a tutti i loro concittadini raccomandando di rimanere nelle case o di rifugiarsi nelle scuole, per chi non possiede una abitazione sicura e forte. Purtroppo non hanno luoghi sicuri dove rifugiarsi, non hanno la possibilità di stare tranquilli, sono maggiormente esposti, a differenza di quanto accade nella parte di Israele dove vivono gli ebrei. Si registra, in questo momento, una vera e propria esplosione di paura e terrore, specialmente per noi palestinesi che viviamo all’estero, nel seguire la sorte dei nostri familiari, dei nostri cugini, che stanno in Palestina, in Libano e in tutti “i paesi arabi del 1948” che si trovano in Israele.
Per questo, a nome delle associazioni che presiedo, rivolgo l’ennesimo appello alle forze internazionali di fermare questa atroce guerra, di arrivare finalmente al cessate il fuoco, e poi di fornire immediati aiuti umanitari-sanitari sia per la Palestina che per il Libano, anche perché in Libano la situazione è molto grave, ci sono tanti bambini che giorno dopo giorno stanno morendo, anche se si sta muovendo lentamente “la macchina di aiuti internazionali”.
Per questo, a nome dei nostri movimenti, rivolgo l’ennesimo appello al fine di deporre le armi, di sostenere i corridoi umanitari-sanitari, di aumentare gli aiuti internazionali, di aprire una conferenza internazionale per il Medio Oriente, e tutelare anche i palestinesi arabi del 1948 che vivono in Israele».
Ecco le nostre indagini aggiornate sulla drammatica situazione in Palestina e in Libano, con i numeri atroci di un conflitto senza fine.
STRISCIA DI GAZA, I NUMERI AGGIORNATI DAI NOSTRI MEDICI LOCALI NEL CONFLITTO, DOPO IL 361ESIMO GIORNO DI GUERRA. INDAGINI AGGIORNATE AL 1 OTTOBRE 2024.
- 361 giorni i dall’inizio della guerra
- 51.615 tra deceduti e dispersi
- 10.000 sono solo i dispersi.
- 41.615 sono i deceduti effettivi morti a causa del conflitto a fuoco
- 16.891 sono le vittime tra i bambini
- 171 sono i bambini morti appena nati
- 710 sono i bambini morti con età inferiore a un anno
- 36 sono i bambini morti a causa della carestia
- 11.458 sono i decessi femminili
- 986 sono le vittime tra il personale medico
- 85 sono le vittime tra membri della protezione civile
- 174 sono giornalisti internazionali che hanno perso la vita
- 520 sono i deceduti recuperati da fosse comuni
- 96.359 sono ad oggi i feriti
- 396 sono i giornalisti feriti
- il 69% delle vittime sono bambini e donne
- 25.973 bambini sono rimasti orfani di entrambi i genitori o di almeno uno di essi
- 3.500 bambini rischiano di morire per malnutrizione e mancanza di cibo
- 146 giorni dalla chiusura di tutti i valichi nella Striscia di Gaza
- 12.000 feriti che hanno necessità di farsi curare all’estero
- 10.000 malati di cancro che rischiano la morte e hanno bisogno di cure
- 3.000 pazienti con varie malattie che necessitano di cure all’estero
- 1.737.524 contagiati da malattie infettive a seguito degli sfollamenti
- 71.338 le infezioni registrate di epatite C tra gli sfollati
- circa 60.000 donne incinte sono a rischio a causa della mancanza di assistenza sanitaria
- 350.000 pazienti malati cronici a rischio a causa della scarsa e lenta introduzione di farmaci
- 310 casi di arresto di personale sanitario
- 36 casi di arresto di giornalisti i cui nomi sono noti
- 2 milioni sono ad oggi glisfollati nella Striscia di Gaza
- 100.000 tende si sono consumate e sono diventate inadatte agli sfollati
- 125 scuole e università completamente distrutte
- 337 scuole e università parzialmente distrutte.
- 11.500 studenti uccisi durante la guerra
- 750 insegnanti, tra uomini e donne, hanno perso la vita
- 115 scienziati, professori universitari e ricercatori sono deceduti a causa del conflitto
- 611 moschee completamente distrutte
- 214 moschee parzialmente distrutte
- 3 chiese prese di mira e distrutte
- 150.000 unità abitative sono state completamente distrutte
- 80.000 unità abitative sono inabitabili
- 200.000 unità abitative sono state parzialmente distrutte
- 34 ospedali dismessi
- 80 centri sanitari sono stati dismessi
- 162 istituzioni sanitarie sono state prese di mira
- 131 ambulanze sono state prese di mira
- 206 siti archeologici e del patrimonio distrutti
- 3.130 km di reti elettriche sono state distrutte
- 36 strutture sportive, tra stadi e palestre, sono state distrutte
- 700 pozzi d’acqua sono stati distrutti e dismessi
- 86% il tasso di distruzione nella Striscia di Gaza
- 33 miliardi di dollari di perdite a causa della guerra
- 650 mila bambini vivono nelle macerie e nelle case distrutte a Gaza
Inoltre:
- In Libano si calcolano finora 920 e 2630 feriti dall’inzio del conflitto, il 23 settembre scorso.
- Più di un milione e 250 mila sono gli sfollati in Libano.
- C’è da registrare, tra le nostre indagini recenti, un aumento enorme, del 45%, di psicosi e disturbi psicologici tra i bambini, in particolare tra gli alunni delle scuole, specialmente tra quelli che vivono nei paesi arabo-palestinesi in Israele, visto che non hanno rifugi sicuri come i loro coetanei ebrei.
Così il Prof. Foad Aodi, Medico e Giornalista divulgatore scientifico; Presidente dell’UMEM, Unione Medica Euromediterranea, esperto di salute globale, corrispondente dall’Italia per prestigiose testate straniere, Presidente di Amsi, Associazione Medici di Origini Straniera in Italia, del Movimento Internazionale Uniti per Unire, , membro del Direttivo Aisi, Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, direttore sanitario e portavoce della USEM e Nazionale del Regno delle due Sicilie, corrispondente dall’Italia per Agenzie di Stampa, giornali e Tv di Paesi Arabi e del Golfo, nonché docente all’Università di Tor Vergata e già 4 volte Consigliere dell’Ordine di Roma e membro registro esperti della Fnomceo e ancora direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia.
Ufficio Stampa Uniti per Unire