I Siti di interesse nazionale (SIN), aree del territorio italiano gravemente contaminate, richiedono un’azione congiunta sia a livello nazionale che regionale, con interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica da effettuare con investimenti adeguati, una migliore collaborazione tra enti e una solida gestione dei dati, considerati i gravi rischi sanitari, ecologici e socio-economici connessi. E’ quanto emerge dal Rapporto sul Fondo per la bonifica e la messa in sicurezza dei Siti di interesse nazionale, approvato con Delibera n. 87/2024/G dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, prima indagine nazionale di ampia portata sulla situazione dei SIN, che mette in luce, tra l’altro, le criticità gestionali e procedurali nella gestione dell’emergenza. Tra questi, lo scarso coordinamento tra procedimenti di bonifica e misure risarcitorie contro i danni ambientali, a detrimento dell’efficacia degli interventi.
Lo Stato italiano, è bene ricordarlo, è stato per esempio messo in mora per la non corretta applicazione delle direttive 75/442/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 1999/31/CE relativa alla regolarizzazione delle discariche. Si rammenta che la Corte di giustizia UE nel 2014 ha condannato l’Italia a pagare una sanzione semestrale iniziale di 42 milioni e 800mila euro, poi ridotta, dopo sette anni di lavoro da parte prima del Ministero della Transizione Ecologica e poi del Commissario di Governo, a 5 milioni e 800mila euro. Essa riguardava ben 200 discariche.
I siti interessati da procedimenti di bonifica a livello nazionale sono circa 35mila e di questi circa 16mila sono tuttora attivi. Tuttavia, più della metà dei procedimenti attivi (56%) si trova nella prima fase, quella relativa alla attivazione del procedimento. Si tratta principalmente di siti il cui stato della contaminazione non è noto o lo è in modo preliminare. Stiamo comunque parlando di una prima rilevazione del genere a livello nazionale che sconta quindi la necessità di un necessario affinamento, in quanto nelle diverse realtà si registrano anche notevoli diversità nelle modalità di raccolta dei dati. A livello regionale, invece, la distribuzione degli stati di contaminazione per i procedimenti in corso è estremamente eterogenea.
Nel solco degli obblighi europei in materia ambientale – si legge nel documento – il Fondo, istituito nel 2015 presso il Ministero dell’Ambiente, ha sostenuto bonifiche in aree ad alto rischio, come la Valle del Sacco, Brescia Caffaro, Fidenza, Porto Marghera, l’Officina Grande Riparazione ETR di Bologna e l’Area Vasta di Giugliano. Sul fronte PNRR, desta invece preoccupazione l’insufficienza dei fondi stanziati (500 milioni di euro) rispetto agli interventi necessari nelle aree per il cui inquinamento non è stato identificato un responsabile (cosiddetti “siti orfani”), a tutela dell’ambiente e della salute pubblica, ma anche per la ripresa economica delle zone interessate.
Per un coordinamento più strutturato tra Ministero dell’Ambiente, Regioni e Province Autonome, secondo i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione, e un potenziamento delle risorse umane e finanziarie degli enti locali – spesso in difficoltà nella gestione delle complesse procedure di bonifica – la Corte suggerisce la costituzione di Unità Operative regionali specializzate per garantire supporto alle attività tecniche di bonifica, maggiore trasparenza e il coinvolgimento delle comunità locali.
“Le Regioni – scrive la Corte concludendo il proprio deliberato – rappresentano la scala territoriale migliore per comprendere a fondo le esigenze locali e i rischi, potenziali e reali e devono poter organizzarsi e svolgere attività di prossimità presso i Comuni e le Stazioni appaltanti di riferimento presenti sui territori. Gli Enti locali risultano a volte carenti sia in termini di personale qualificato che di risorse economiche, a volte poco attrezzati per rispondere a procedure così complesse. In tal senso, per il futuro sarebbe auspicabile prevedere delle Unità Operative di livello regionale impegnate nell’attuazione delle procedure di bonifica, permettendo in tal modo un affiancamento nelle attività di preparazione e risoluzione dei problemi tecnici e rappresentando una reale azione di prossimità ai Comuni.”
Qui per approfondire: https://www.corteconti.it/Download?id=d6c3bca8-92ab-4c63-8360-062c2d81874a