Sea-Watch denuncia l’ultimo decreto italiano sulla migrazione come un attacco diretto agli sforzi civili per monitorare e documentare le violazioni dei diritti umani commesse dall’UE e dall’Italia. Questo decreto, che consente il fermo e la confisca degli aerei delle ONG, è un evidente tentativo di chiudere l’occhio della società civile sul Mediterraneo centrale e di censurare il racconto delle politiche europee sulla migrazione.

L’emendamento alla legge, che dovrebbe entrare in vigore oggi, prevede il fermo di un aereo da 20 giorni a 2 mesi, multe fino a 10.000 euro e, in ultima istanza, la confisca. Il decreto obbliga i velivoli operati dalle ONG a segnalare ogni emergenza in mare non solo ai centri nazionali di coordinamento dei soccorsi, già una procedura standard, ma anche all’Ente dei servizi del traffico aereo, che non ha alcun ruolo nelle operazioni di ricerca e salvataggio (SAR). La misura ha un sottinteso falso, cioè che le organizzazioni come Sea-Watch non segnalino tempestivamente i casi avvistati, quando in realtà sono le autorità stesse ad ignorare tali segnalazioni e a non intervenire.

Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch, ha dichiarato: “Alla vigilia dell’anniversario della strage che 11 anni fa ci vide prendere coscienza di come il Mediterraneo stesse diventando un cimitero, il governo italiano risponde con un nuovo decreto che va in tutt’altra direzione dell’unica necessaria: quella del salvataggio delle vite in mare. Con queste misure non solo si vuole rendere più difficile il processo di richiesta d’asilo, ma si intende ostacolare ulteriormente gli unici rimasti a salvare le vite in mare e denunciare le violazioni di cui Italia ed Europa sono complici”.

Il decreto estende agli aerei civili le assurde restrizioni che lo Stato italiano aveva già previsto lo scorso anno per le navi di soccorso, con il cosiddetto decreto Piantedosi. Le misure sono state introdotte esclusivamente per impedire alle ONG di documentare la mancata assistenza e la complicità delle autorità nelle violazioni dei diritti umani.

“Fermare i nostri aerei significherebbe chiudere gli occhi del pubblico sulla violenza e la morte perpetrata quotidianamente in mare dai guardacoste libici e tunisini, con il supporto dell’Europa. Noi non ci lasciamo intimidire, continueremo a volare per raccontare la verità e a rispettare il diritto internazionale”, ha concluso Linardi.

Sea-Watch rimane impegnata a documentare e denunciare le violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo. L’organizzazione invita la comunità internazionale a denunciare questo palese tentativo di ostacolare il racconto della società civile di ciò che accade in mare.