Il 5 ottobre 2024, sulla sua pagina X, Beppe Grillo ha lanciato una sfida: riscrivere i dieci comandamenti, dimentico probabilmente del disco di Fabrizio De Andrè (suo concittadino!) “La Buona Novella”, ispirato ai Vangeli Apocrifi e che contiene un brano dedicato proprio alle Tavole della Legge… Umilmente, io raccolgo ad ogni modo la sfida…

1.Io sono il Signore Dio tuo.

Puoi chiamarmi Jahweh, Jeshua, Allah, Isvara, Odino, Manitou.
Puoi anche darmi nomi di donna, Tanit, Cibele, Durka.
O ancora dirmi Tao, Deus sive Natura.
Io resto comunque il divino che è in te, l’afflato indelebile dell’esistenza, la ricerca inappagata di infinito.
Il senza nome dai mille nomi.
Perciò non avrai altro Dio all’in fuori di me, perché io sono ciò che tu sei, o piuttosto il meglio di te, ciò che ancora tu aspiri a realizzare. Ed esisto perché ogni essere vivente esiste, pietra foglia cucciolo, vecchio o fanciullo… in cammino…

2.Non nominare il nome di Dio invano, ma chiama accorato ogni vivente all’appello della vita, nel coraggio dell’empatia, nella condivisione di nascita e morte, e partecipa consapevole della sua sorte.

3.Ricordati di santificare le feste. Collabora gioioso alla festa della vita; con gratitudine riunisciti alla pioggia che ristora, al tepore che protegge, alla notte stellata che stupisce e quieta, all’alba che dona illuminazione; con lucidità immergiti nel dolore che sfida e nella sua cessazione che è sollievo e conferma. Condividi senza esitare la sacra festa del divenire perenne.

4.Onora il padre e la madre… e il fratello e la sorella e il figlio e la figlia… e gli amici… e i nemici, qualunque lingua parlino, da qualunque continente vengano e comunque mi chiamino. Non costruire gerarchie ma circoli, non distinguere tra capi e sottomessi, ma ascolta comprendi e riconosci dignità a chiunque sappia desiderare.

5.Non uccidere. Non uccidere in nessuno il sogno, la proposta, lo sguardo d’attesa in lontananza. Non soffocare il respiro di nessun vivente, dalla medusa all’ape, dalla betulla alla lava vulcanica, alle nubi alla nidiata sul ramo. Non soffocare: ne verrebbe la tua asfissia.

6.Non commettere atti impuri. Non scandalizzare i piccoli. Non atterrire, non aggredire, non tarpare le ali, non mettere a tacere, non umiliare, ma benedici e consacra l’amore in ogni forma d’amore, riconosci ed onora la bellezza in ogni forma di bellezza. Ama, in ogni modo, ma senza ferire, poichè non c’è nulla di proibito nell’amore.

7.Non rubare. Non togliere il litio e il cobalto ai bambini del Congo. Non strappare le terre rare ai pastori nomadi di Manciuria e Mongolia. Non arraffare oro e diamanti nelle giovani valli del Niger e della Namibia.
Non sottrarre rame e petrolio ai ragazzi di Cile e Venezuela, legname e zucchero ai bambini di strada in Brasile. Nulla di tutto questo è tuo.

8.Non dire falsa testimonianza. Non avvolgere il pianeta coi tuoi micidiali satelliti che bombardano di false notizie i continenti, a santificare razzi e droni e attacchi di terra. Non giustificare mai un infanticidio, un femminicidio, un genocidio, con pretestuosi diritti e men che mai nel mio nome, nel nome di un dio costruito a discolpa.

9.Non desiderare la donna d’altri. Non coprirla di veli soffocanti, non usarla per stupri di guerra, non negarle il gesto la parola lo studio la storia, poiché ogni donna non è d’altri che di se stessa (e di quanti vorranno amarla, se mai, e amarne senza vincoli la libertà).

10.Non desiderare la roba d’altri. Non impossessarti del pensiero d’altri, non arrogarti il potere di stravolgerne le tradizioni, di mortificarne gli usi e banalizzarne i costumi.
Proponi invece fertile meticciato. E così sia.