Ho avuto il privilegio di assistere a un’anteprima del film documentario “Come se non ci fosse un domani”, che è stato proiettato oggi in prima visione alla Festa del Cinema di Roma. Questa non è una recensione, ma un articolo di testimonianza civile.

Il film segue per un paio di anni vita e opere di alcuni attivisti di Ultima Generazione. Ne esce fuori un quadro intimo e pubblico di lotta nonviolenta. La resistenza civile diventa protagonista e anima il vissuto personale anche in modo drammatico. Mi sono commosso quando ho visto la sofferenza derivante dall’impegno a fare soprattutto blocchi stradali.

Si rischia la vita, ma è necessario combattere, perché i danni prodotti da eventi climatici estremi sono più gravi di quanto si possa immaginare. Non si tratta di salvare il mondo, perché il mondo è in grado di liberarsi dell’umanità, che lo sta rendendo invivibile.

Nel film si mescolano abilmente le dimensioni personali e politiche, in un caleidoscopio emotivo di amore e rabbia. La fragilità individuale viene superata attraverso una lotta collettiva.

Cosa diventerà Ultima Generazione? Sembra l’interrogativo finale di una storia che inizia, come una rivoluzione “nelle suture più delicate dei sentimenti”, come direbbe Pasolini, aggiungendo: “Fate della vostra vita uno straccio e di questo straccio fatene una bandiera, da sventolare con orgoglio nella tenerezza eroica d’un immortale stagione!”