2 Ottobre 2024. La Giornata Internazionale della Nonviolenza e della partenza della III Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza è stata celebrata a Roma presso le cinque sedi dell’ I.C. Piersanti Mattarella, una delle tante scuole italiane che hanno aderito a Scuole in Marcia
A rappresentare i simboli della pace o della nonviolenza, sono state promosse alcune attività al Parlamento delle Ragazze e dei Ragazzi, una delegazione delle classi dalle IV primaria alle III medie, democraticamente scelta da ogni singola classe, che si riunisce periodicamente in assemblea per discutere, con l’approccio maieutico ispirato a Danilo Dolci, dei temi sui quali si desidera lavorare. Le attività, svolte durante l’assemblea del Parlamento, sono state poi riferite e riproposte alle classi.
Attività svolte:
- Presentazione dei simboli della Pace e della Nonviolenza e spiegazione dei diversi significati;
- Lettura di un brano tratto da Gente semplice, di Danilo Dolci, sul tema della nonviolenza e della pace;
- Dialogo maieutico scaturito dall’interrogativo: che cos’è per te pace e nonviolenza?
- Condivisione con le classi di tutto il materiale prodotto.
Riportiamo alcune delle riflessioni emerse, invitando tutte e tutti a riflettere con noi…
Che cos’è pace e nonviolenza per te?
La pace vuol dire che non fai la guerra. Nonviolenza vuol dire che non usi le mani, le parole possono offendere ma secondo me non possono essere violente.
La pace non litiga, non fa la guerra, non dà fastidio, è tranquillità. La nonviolenza è come la pace ma in più non offende nessuno. Si aggiunge anche la parola.
Pace è stare insieme senza litigare, la nonviolenza è non picchiarsi.
Pace non è solo stare insieme senza litigare è anche rispettarsi, non sentirsi superiori, ogni essere va rispettato perché siamo uguali. Siamo diversi ma abbiamo tutti bisogno di essere rispettati in modo uguale. Nonviolenza significa non offendere non solo con le mani ma anche con le parole.
Pace per me è uguale a convivere; nonviolenza significa non agire male né con le mani e né con le parole.
Coordinatrice: allora mi sembra che rispetto alla posizione iniziale in cui si escludevano le parole, voi stiate pensando che anche il linguaggio sia violento o nonviolento.
Pace è uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, nonviolenza significa non picchiarsi, non offendersi, non alzare la voce con gli adulti. Ma anche gli adulti devono rispettare i piccoli.
Ma questo è solo essere educato; rispettare l’altro significa non essere maleducato, vuol dire che è una persona educata…
Coordinatrice: allora forse c’è un altro aspetto da esplorare e cioè se anche l’educazione può essere violenta o nonviolenta…magari dovremmo fare un altro incontro…
Pace è condividere, nonviolenza è non picchiare.
Se la pace è assenza di litigi e di guerra, la nonviolenza è la stessa cosa ma su un piano diverso. La pace è più globale, appartiene al mondo intero, la nonviolenza è un fatto più individuale.
Pace è anche stare in pace con te stesso non solo con gli altri. La violenza può coinvolgere le parole, che sono un’arma potente. Anche la violenza domestica, ad esempio contro gli animali domestici, è grave. Bisogna rispettare tutti gli esseri viventi, ma anche le cose soprattutto se appartengono agli altri.
Coordinatrice: Primo Levi, che forse molti di voi conoscono, diceva che non può mai esserci pace dopo una guerra, c’è al massimo una tregua. Come pensate possa esserci pace sul singolo individuo se ha vissuto la guerra, questa è una lacerazione interiore che nessuna tregua potrà veramente colmare. Quindi i due piani di cui parlava il vostro compagno sono tra loro molto collegati, l’uno richiama l’altro.
Allora la pace deve essere anche interiore. La nonviolenza è rivolta a sé ma anche all’altro, significa non far stare male l’altro.
Coordinatrice: se guardiamo con attenzione il simbolo della nonviolenza capiamo il senso dei due cerchi presenti. Il cerchio piccolo è la coerenza interna, cioè una nonviolenza che riguarda se stessi, il cerchio grande è la socialità e riguarda la coerenza esterna. I due bracci, che voi chiamate onde, collegano le due coerenze in un rapporto di interdipendenza: non può esistere l’una senza l’altra, è un rapporto di “osmosi”. Grazie a tutti, avete fatto un ottimo lavoro, avremo modo di lavorarci ancora…