Oggi celebriamo una vittoria legale importante: la Corte d’Appello di Milano ha annullato la decisione ingiusta che dichiarava adottabile la neonata di Jacqueline, una giovane madre Sinti. Dopo oltre un anno di lotte, la bambina, portata via subito dopo la nascita, ha finalmente ottenuto il diritto di tornare alla sua famiglia. Questo risultato è stato possibile grazie all’impegno dell’avvocato Miraglia, che ha sostenuto la famiglia e portato avanti il caso fino alla vittoria.

Questo caso, però, è solo la punta dell’iceberg di una problematica più ampia. Il Movimento Kethane Rom e Sinti per l’Italia denuncia da tempo la violazione sistematica dei diritti delle famiglie Rom e Sinti da parte delle istituzioni. I bambini vengono troppo spesso sottratti alle loro famiglie senza un giusto processo. Jacqueline, che aveva 13 anni alla nascita della sua bambina, era sostenuta da una famiglia capace di prendersi cura di loro, ma le autorità hanno ignorato questo fatto.

Da quando le hanno portato via la figlia, Jacqueline è sprofondata in una profonda depressione. “Amo mia figlia con tutto il cuore,” racconta, “e ogni giorno che passa lontana da me è un dolore insopportabile. Ci hanno trattati come se non valessimo nulla, ma io voglio crescere mia figlia insieme alla mia famiglia.”

“Non c’è nulla di più atroce che togliere un figlio a una madre. E troppo spesso vediamo i figli sottratti alle famiglie Rom, senza motivi previsti dalla legge, con un senso di impunità,” sottolinea Dijana Pavlovic, portavoce del Movimento Kethane Rom e Sinti per l’Italia. “Le autorità agiscono nella certezza che queste ingiustizie passeranno inosservate. Se Jacqueline non fosse stata sinta, sarebbe accaduto lo stesso? Io penso di no. Chiediamo che gli assistenti sociali e il giudice che hanno ignorato la procedura legale siano chiamati a rispondere. Non è accettabile che queste violazioni continuino.”

Pavlovic esorta tutte le famiglie a non rimanere in silenzio: “Cercate avvocati capaci e lottate per i vostri diritti. Solo così possiamo fermare casi come quello di Jacqueline. La lotta continua: vogliamo un futuro in cui ogni famiglia Rom e Sinti possa vivere senza la paura di perdere i propri figli. ”