Mentre cresce la paura per i civili palestinesi sotto assedio, Amnesty International ha chiesto alle autorità israeliane di annullare gli ordini di “evacuazione” – un eufemismo utilizzato per non dire “sfollamento forzato” – emessi nell’ultima settimana nei confronti delle persone residenti nel governatorato di Gaza Nord e di consentire immediatamente e senza ostacoli l’ingresso di forniture di primaria importanza, inclusi cibo e carburante.

Negli ultimi giorni il numero delle vittime civili nella Striscia di Gaza occupata è continuato a crescere e sono emerse scene scioccanti dopo i letali attacchi aerei israeliani, in particolare nel governatorato di Gaza Nord. I civili hanno dovuto subire continui bombardamenti e attacchi, senza accesso ai beni di prima necessità, vitali per la sopravvivenza, come cibo e acqua potabile.

Gli ordini di “evacuazione” emessi dall’esercito israeliano il 7, il 10 e il 12 ottobre 2024 verso le città e nei campi del governatorato di Gaza Nord, insieme all’inasprimento dell’assedio, testimoniano una spaventosa escalation della lunga serie di orrori inflitti alle persone che vivono a nord del Wadi Gaza dall’ottobre 2023.

“L’esercito israeliano ha intensificato i suoi sforzi per spostare forzatamente l’intera popolazione civile dal nord del Wadi Gaza verso sud, a partire dal governatorato di Gaza Nord, costringendo i civili a scegliere tra la fame o lo sfollamento, mentre le loro case e strade vengono incessantemente colpite da bombe e proiettili”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del nord.

“Il mondo deve smettere di restare a guardare mentre Israele usa l’assedio, la fame e i crimini contro l’umanità per spostare forzatamente e distruggere i civili e le loro vite. Questi ordini devono essere annullati e tutte le parti in conflitto devono imporre immediatamente un cessate il fuoco per fermare l’ondata di sofferenza che sta travolgendo i civili della Striscia di Gaza da oltre un anno”, ha proseguito Morayef.

Un anno fa, il 12 ottobre 2023, circa 1,1 milioni di palestinesi a nord del Wadi Gaza hanno subito un ordine di “evacuazione” di massa illegale, che ha costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire verso sud in cerca di sicurezza. Per molti mesi, i civili rimasti a nord del Wadi Gaza sono stati in gran parte isolati dal resto della Striscia di Gaza da una zona militare israeliana fortificata. Nel dicembre 2023, i maggiori esperti mondiali in tema di carestia hanno segnalato che in quella zona la fame era particolarmente diffusa e grave, ma le autorità israeliane hanno ripetutamente bloccato e negato l’accesso agli aiuti umanitari.

Negli ultimi giorni la situazione è diventata ancora più disperata a seguito dell’inasprimento dell’assedio. I tre ospedali parzialmente funzionanti nella zona – Kamal Adwan, Al-Awda e quello indonesiano – sono stati sottoposti a ordini di “evacuazione”.

“Dopo un anno di morte e distruzione è straziante sentire dai medici del nord di Gaza che devono eseguire ogni giorno amputazioni multiple o dalle famiglie sotto assedio che moltissimi corpi irriconoscibili sono sparsi per le strade o che le persone non possono seppellire i loro cari a causa dei continui bombardamenti. Le scene provenienti dal campo profughi di Jabalia sono particolarmente angoscianti: da oltre una settimana gli abitanti hanno paura di uscire dalle loro case, persino per cercare un sacco di farina, per il timore di essere colpiti dai droni quadricotteri onnipresenti. È incomprensibile come la comunità internazionale abbia permesso che questo orrore si ripetesse più e più volte”, ha aggiunto Heba Morayef.

“Sono passati nove mesi da quando la Corte internazionale di giustizia ha avvertito che il rischio di genocidio a Gaza è reale, eppure le autorità israeliane continuano a violare le misure provvisorie ordinate dai giudici. I leader mondiali devono esigere un immediato cessate il fuoco per alleviare le sofferenze senza precedenti cui stiamo assistendo nell’ultimo anno. Israele, grazie a trasferimenti di armi da parte di stati come gli Usa, è stato incoraggiato a continuare il suo percorso di distruzione a Gaza nella totale impunità”, ha continuato Morayef.

“Oltre a un immediato cessate il fuoco e alla fine del blocco crudele e disumano imposto da Israele nella Striscia di Gaza e del suo assedio nel governatorato settentrionale, Israele deve consentire l’accesso immediato a Gaza di osservatori indipendenti per indagare su tutti gli attacchi. Deve esserci un’assunzione di responsabilità per la devastazione inflitta alla popolazione della Striscia di Gaza nell’ultimo anno”, ha concluso Heba Morayef.

Ulteriori informazioni

Circa 400.000 civili continuano a vivere nella zona a nord del Wadi Gaza, che comprende il governatorato di Gaza nord e Gaza City, ovvero poco più di un terzo della popolazione presente nella stessa area prima di ottobre 2023.

Le persone che sono rimaste devono affrontare, oltre ai devastanti bombardamenti e alla distruzione delle loro case, una crisi alimentare organizzata da Israele, che ha raggiunto livelli spaventosi tra febbraio e marzo 2024, costringendo le persone a cibarsi di alimenti per animali e lasciando gli ospedali non in grado di curare i pazienti a causa della mancanza di carburante.

Sebbene l’accesso all’area a nord del Wadi Gaza sia migliorato leggermente intorno alla metà del 2024 dopo le proteste internazionali, Israele ha in seguito nuovamente isolato i civili dall’assistenza salvavita.