I seggi elettorali in Moldova e all’estero, dove hanno votato gli elettori della diaspora, sono ora chiusi dopo una doppia elezione cruciale, quella di domenica 20 ottobre, destinata a definire il futuro del paese. Quest’anno, gli elettori moldavi sono stati chiamati a votare in due consultazioni fondamentali: le elezioni presidenziali e un referendum sull’adesione all’UE. In gioco, la rielezione della presidente uscente, la pro-UE Maia Sandu, e la possibilità di ancorare costituzionalmente la traiettoria europea della Moldova, che richiede profonde riforme strutturali. Sebbene formalmente distinte, queste votazioni sono percepite come un’unica scelta decisiva tra l’allineamento all’Unione Europea e un possibile ritorno sotto l’influenza della Russia, in una sorta di scenario da ultimatum.
Negli ultimi mesi, la presidente Sandu, laureata ad Harvard ed ex economista della Banca Mondiale, già Ministra dell’Istruzione (2012-2015) e co-fondatrice del Partito “Azione e Solidarietà” (PAS), ha sistematicamente condotto una campagna focalizzata sulle questioni interne, cercando deliberatamente di ridurre il peso delle tensioni geopolitiche per arginare l’impatto della disinformazione e preservare la fiducia pubblica nel processo democratico. Tuttavia, l’elettorato moldavo è rimasto profondamente diviso, nonostante il continuo ancoraggio di Sandu all’Unione europea in un paese di appena 3 milioni di persone, dovendo al tempo stesso constatare che gli sforzi della Russia per influenzare gli elettori, in particolare in relazione al referendum, si stavano intensificando. Il referendum e le elezioni presidenziali sono seguiti con attenzione a livello internazionale, viste come una cartina tornasole per il futuro della Moldova, tra accuse di interferenze russe, compravendita di voti, attacchi ibridi e disinformazione che confermano l’alta posta in gioco altissima del doppio voto di domenica.
L’influenza della Russia in Moldova non si limita, però, alle strategie di soft power. Oltre a mantenere una base militare nella regione separatista della Transnistria, al confine con l’Ucraina, si estende anche nella fragile regione autonoma della Gagauzia, nel sud del paese, dove solo il 5% degli elettori ha sostenuto l’eventualità di avviare i negoziati per l’adesione all’UE esprimendosi attraverso il voto referendario. I Gagauzi, minoranza turcofona, fuggiti in massa verso Moldova e Ucraina dall’impero ottomano durante le guerre del XIX secolo, furono russificati durante l’era sovietica e oggi sono in pochi a parlare ancora la lingua originaria, affidandosi al russo come lingua veicolare e accesso ai canali di informazione. Molti di loro hanno vissuto e lavorato in Russia, ma il timore della coscrizione, soprattutto tra chi ha la doppia cittadinanza moldava e russa, li ha spinti a tornare in Moldova. L’attuale governatrice locale Evghenia Gutul, aperta sostenitrice di Vladimir Putin, è stata sanzionata dall’UE nel 2023 per minacce alla sovranità moldava e accusata di aver incanalato fondi russi tra il 2019 e il 2022 per sostenere il partito filorusso “Shor”, oggi al bando, guidato da Ilan Shor, un oligarca moldavo-israeliano in esilio condannato per frode in Moldova. La situazione in Gagauzia aumenta la complessità delle sfide che la Moldova deve affrontare nei suoi sforzi per mantenere un percorso di indipendenza tra le influenze che premono sia dal lato occidentale, legate in particolare alla possibilità di adesione all’Unione europea, che da quello russo.
I risultati provvisori del referendum sulla Moldova: un margine esiguo per l’adesione all’UE
Il risultato del referendum nazionale sulla modifica della Costituzione della Moldova per includere l’eventuale volontà dei cittadini moldavi di aderire all’Unione europea è stato risicato, con il 50,46% degli elettori a sostegno delle modifiche costituzionali per proseguire nel percorso di candidatura per l’adesione all’UE, mentre il 49,54% si è opposto rispondendo “no” alla domanda “Sostieni la modifica della Costituzione in vista dell’adesione della Repubblica di Moldova all’Unione europea?”. Sebbene sia un risultato di misura, una vittoria così risicata rafforza la posizione di Sandu in vista del ballottaggio presidenziale. Lunedì mattina, con il 99,2% dei voti scrutinati, Sandu si era assicurata un vantaggio tale da preparare il terreno per uno scontro testa a testa al secondo turno il 3 novembre 2024 contro il suo principale concorrente, il filorusso Alexandr Stoianoglo, ex procuratore generale sostenuto dal Partito socialista. Stoianoglo, che ha ottenuto il 26,32% dei voti, che promuoverà una politica estera “equilibrata”, promettendo di mantenere i legami non solo con l’UE e gli Stati Uniti, ma anche con la Russia e la Cina.
La mobilitazione del voto della diaspora e i molteplici parallelismi con le elezioni in Georgia
La diaspora moldava, che rappresenta circa un terzo dell’attuale popolazione del Paese, ha giocato un ruolo decisivo nel processo elettorale. Grazie a un’elevata semplificazione delle procedure di voto, la partecipazione dell’elettorato della diaspora ha contribuito significativamente ai risultati del referendum, nonostante il margine così ristretto a favore dell’adesione all’UE. La presidente Sandu ha puntato molto sul sostegno della diaspora, in particolare lavoratori e studenti all’estero, attraverso contatti diretti e massicce campagne veicolate attraverso social media.
L’attenzione dei funzionari europei, osservando il rischio di uno spostamento verso Mosca, evidenzia altresì l’importanza strategica delle elezioni. Uno spostamento verso Mosca potrebbe rappresentare una battuta d’arresto significativa per gli interessi occidentali, in particolare dopo che l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha spinto l’UE a dare priorità all’allargamento verso Est. Anche nella vicina Georgia, dove si terranno le elezioni presidenziali il prossimo 26 ottobre, il voto è visto come cruciale, e le tensioni degli ultimi mesi sono culminate in una grande manifestazione pro-europea svoltosi a Tbilisi proprio il 20 ottobre, contestualmente alle elezioni in Moldova, amplificando ulteriormente il significato regionale del voto e gli esiti del referendum a causa della vicinanza strategica di entrambi i paesi alla Russia.
La presenza della missione di osservazione elettorale internazionale in Moldova
Sulla base dei primi riscontri emersi dalla missione di osservazione elettorale internazionale (MOE) dell’OSCE/ODIHR in Moldova, le elezioni presidenziali e il referendum costituzionale sono stati ufficialmente considerati “ben gestiti e competitivi, nonostante i seri tentativi di minarne l’integrità”. La dichiarazione preliminare diramata nel pomeriggio del 21 ottobre ha riconosciuto la libertà della campagna elettorale, sebbene siano state rilevate anche le preoccupazioni relative alle interferenze straniere illecite e alla disinformazione. Tuttavia, le condizioni di diseguaglianza della campagna sono state evidenziate come un fattore in grado di influenzare la parità di condizioni tra i candidati. Lucie Potůčková, coordinatrice speciale degli osservatori elettorali dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) e membro della Camera dei deputati della Repubblica Ceca, ha elogiato gli sforzi della Moldova per aumentare la fiducia della cittadinanza nel sistema elettorale, rilevando però necessità di incrementare gli sforzi di miglioramento, in particolare per quanto riguarda il “periodo di sovrapposizione tra la registrazione dei candidati e la campagna, ad esempio, che ha creato condizioni diseguali, ed è qualcosa che ci aspettiamo possa progredire”. Petra Bayr, a capo della delegazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha elogiato la leadership della Moldova per aver consultato la popolazione nel mezzo dell’aggressione russa e delle interferenze sostenuta dal Cremlino, confermando la necessità di “sostenere la Moldova nel rafforzare ulteriormente la sua società inclusiva e aperta. Il successo dipenderà da ulteriori riforme democratiche e dalla capacità di combattere la disinformazione e le interferenze esterne, assicurando che il processo democratico della Moldova rimanga legittimo e trasparente”. Michael Gahler, europarlamentare tedesco membro della Commissione per gli affari esteri (AFET) del Parlamento europeo in rappresentanza del quale ha partecipato alla missione di osservazione elettorale, ha applaudito la Moldova a fronte di un’elezione ben gestita nonostante le interferenze russe e ha sottolineato l’importanza di resistere alle ingerenze straniere nel secondo turno delle elezioni presidenziali nonché in vista delle elezioni parlamentari del 2025. Mentre il quadro giuridico per le elezioni ha fornito una base di solidità per il processo elettorale, i frequenti emendamenti dell’ultimo minuto hanno avuto un impatto sulla certezza giuridica. Anche il quadro del referendum presentava delle carenze, per esempio l’insufficienza delle garanzie previste contro l’uso improprio delle risorse pubbliche. Johan Büser, capo della delegazione dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE, ha osservato che “il numero considerevole di osservatori internazionali dispiegati per monitorare le consultazioni elettorali è una testimonianza del fermo sostegno della comunità internazionale al percorso democratico della Moldova ”, evidenziando al contempo i rischi delle interferenze straniere e della disinformazione come questioni significative, con opinioni tradizionali sulle minoranze e sui diritti LGBT che inquadrano il voto “No” nel referendum dell’UE “nel contesto della guerra di aggressione su vasta scala della Russia contro l’Ucraina”. Nel complesso, il rapporto preliminare della missione internazionale di osservazione elettorale ha valutato positivamente il processo di voto e le operazioni di scrutinio, sebbene sia stata evidenziata la mancanza di parità di condizioni come un ostacolo all’equità delle elezioni. L’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE ha espresso alcune raccomandazioni volte a migliorare la situazione di leale competizione, con una forte attenzione volta al rafforzamento della fiducia dei cittadini e della resilienza elettorale.
Il ruolo della partecipazione giovanile nel doppio voto in Moldova
La partecipazione della popolazione giovanile, sebbene meno specificamente trattata dai media tradizionali, ha svolto un ruolo fondamentale anche in occasione del doppio voto in Moldova. A fronte del rischio di una bassissima affluenza alle urne da parte dell’elettorato più giovane, dato che solo il 31,3% degli elettori sotto i 35 anni aveva espresso il proprio voto alle elezioni parlamentari moldave del 2021 e solo il 17% dei candidati nei tre partiti più grandi risultava avere meno di 35 anni, il governo moldavo ha adottato alcune misure per aumentare il coinvolgimento dei giovani, riconoscendo il loro potenziale ruolo nel processo democratico del paese e le aspirazioni all’adesione all’UE, principalmente attraverso il miglioramento delle procedure di accesso al voto e cercando di contrastare la disillusione che molti giovani moldavi provano nei confronti delle strutture politiche tradizionali, che spesso percepiscono come estranee alle loro esigenze. Le voci più critiche, tuttavia, hanno sottolineato che gran parte di questa mobilitazione è stata guidata da iniziative sostenute dall’UE e da una forte spinta ad attivare il voto della diaspora, che è prevalentemente composto da giovani moldavi. Data l’atmosfera profondamente polarizzata che circonda le doppie elezioni in Moldova, abbiamo parlato con due giovani elettori che hanno condiviso le loro distinte prospettive sul futuro del paese nei giorni delle elezioni e hanno condiviso i loro sentimenti e timori. Il primo, Cătălin, è un neodiciottenne che ha votato per la prima volta in assoluto e lo ha fatto dall’estero, mentre la seconda, una ragazza poco più grande, è residente nella capitale, Chișinău, dalla quale ha esercitato il diritto di voto.
Cătălin, 18 anni, inizia riflettendo sull’importanza delle elezioni gemelle in Moldova, e afferma: “Per me, il voto gemello in Moldova ha un significato immenso. Simboleggia la nostra capacità, in particolare come giovani della diaspora, di influenzare il futuro del nostro Paese. Questo impegno non solo rafforza il nostro legame con la Moldova, ma evidenzia anche il nostro ruolo nel plasmarne i processi democratici. Partecipando a queste elezioni, possiamo dimostrare il nostro impegno per le aspirazioni della Moldova in relazione alla futura integrazione europea”. Cătălin prosegue esprimendo le sue considerazioni sulle procedure di voto esercitate dall’estero, dicendo: “Sono molto contento e anche orgoglioso di sapere che, anche se sono lontano da casa, posso contribuire al futuro della Repubblica di Moldova attraverso il mio voto. La mia partecipazione al processo elettorale non è soltanto un dovere civico, ma anche un’opportunità per influenzare il futuro del mio paese, della mia famiglia, dei miei amici e della comunità a cui appartengo. È vero, secondo me, che ogni voto conta ed è importante sensibilizzare il maggior numero di persone possibili affinché siano coinvolte nel processo democratico”.
Cătălin, che attualmente studia in Armenia grazie a una borsa di studio, ha dovuto recarsi negli Emirati Arabi Uniti per votare presso il seggio elettorale più vicino. “Nonostante la distanza di circa 2.000 km tra l’Armenia e Abu Dhabi (EAU) sia notevole, credo fermamente che il mio voto abbia un impatto reale”, ha aggiunto. “Credo davvero che ogni scelta abbia il potere di cambiare la direzione in cui si sta muovendo il Paese e mobilitare i cittadini è fondamentale per rispecchiare la volontà del popolo. È importante per noi far sentire la nostra voce ed esercitare i nostri diritti, indipendentemente da dove ci troviamo”. Cătălin ha, inoltre, condiviso il suo apprezzamento per gli sforzi compiuti per facilitare il voto per i cittadini moldavi che vivono all’estero: “Sono contento che ai moldavi della diaspora, anche quelli lontani dai seggi elettorali, sia stata offerta l’opportunità di votare senza che la distanza fosse una barriera insormontabile. Ognuno di noi ha forti legami con il nostro Paese, sia attraverso i nostri nonni, parenti o amici, e penso che sia importante per noi mobilitarci ed esprimere le nostre opinioni, sia nelle elezioni che nei referendum. In particolare, spero che tanti altri giovani che, come me, studiano all’estero, proprio ora partecipando attivamente a questo esercizio democratico. Come giovani, siamo noi che daremo forma al futuro, e il nostro coinvolgimento oggi determinerà il corso di domani”.
Alla domanda in merito alla prima volta alle urne dall’estero, ha risposto immediatamente: “Sì, è il mio primo voto dall’estero, ma è anche il mio primo voto in assoluto… e mi sono sentito veramente motivato a partecipare a un momento così significativo per la Moldova. Questa esperienza mi ha dato un senso di orgoglio e responsabilità, sapendo che il mio voto potrà avere un impatto reale sul futuro del mio paese. Nonostante alcune sfide logistiche, la possibilità di impegnarmi nel processo democratico dall’estero è stata davvero significativa per me e spero che lo sia anche per molte altre persone”. Sul tema dei voti della diaspora e dei dibattiti in corso in altri paesi europei che non fanno ancora parte dell’UE, per esempio gli Stati dei Balcani occidentali che stanno avviando le procedure negoziali legate all’accesso, Cătălin ha affermato: “Sono consapevole che quest’anno si sono tenuti dibattiti significative sull’ammissibilità dei voti della diaspora, in particolare in Albania, in vista delle elezioni parlamentari del prossimo anno. Le questioni chiave includono la garanzia dell’integrità del processo di voto e la sua accessibilità in maniera inclusiva. Inoltre, credo che ci siano anche grandi opportunità per migliorare le infrastrutture tecnologiche e le comunicazioni in merito ai nostri diritti di voto come giovani che vivono all’estero per molte ragioni diverse. In ogni caso, come giovani moldavi, penso che dovremmo sostenere politiche pubbliche che riconoscano il nostro ruolo vitale nel plasmare il futuro del nostro Paese, specialmente durante elezioni cruciali come quelle che di quest’anno. Spero, dunque, che la nostra esperienza possa rivelarsi di ispirazione anche per altri paesi che si preparano ad aggiornare le loro normative in merito all’esercizio del diritto di voto dall’estero.”
Spostandoci nel cuore del Paese, a Chișinău, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Vika, che ha appena qualche anno in più di Cătălin. Come il suo connazionale, ha maturato diverse esperienze internazionali vivendo, studiando e lavorando all’estero quando era più giovane. Oggi, però, Vika offre una prospettiva distinta avendo assistito alle elezioni in corso e riflettendo sui potenziali cambiamenti istituzionali e costituzionali nonché sulle opportunità di voto della diaspora di cui i suoi coetanei all’estero stanno beneficiando, mentre lei sta esprimendo il suo voto nella capitale, dove è tornata recentemente a vivere.
Vika ha condiviso con lucidità le sue opinioni sulle elezioni in corso: “La situazione, dal mio punto di vista – racconta – è che le istituzioni al potere stanno promuovendo l’integrazione nell’UE e ci chiedono semplicemente di confermare e votare ‘sì’, di farlo ora… il che va bene. Molte persone non sono contrarie, anzi sono a favore, perché speriamo che questa adesione all’Unione europea ci assicuri molte opportunità di libera circolazione, di posti di lavoro migliori, stipendi migliori, pensioni migliori, etc. Ma allo stesso tempo, ci chiedono anche di votare fondamentalmente per accettare di modificare la nostra Costituzione secondo i valori europei, il che significa anteporre i valori europei ai valori del nostro Paese. Quindi, votando sì a questo, rinunceremmo alla nostra indipendenza, alla nostra sovranità. E credo che non dobbiamo cambiare la nostra costituzione per integrarci, per far parte dell’Unione europea.” Vika continua affermando che “il voto per il referendum, così come è formulato, ci mette in una situazione molto scomoda e fondamentalmente abolisce il nostro diritto di decidere su qualsiasi cosa nel nostro Paese. Credo che non abbiamo bisogno di votare per cambiare la Costituzione in termini di valori europei, referendum europei o altro, perché le modifiche costituzionali vengono apportate dal Parlamento. E questo sta già accadendo; non importa… quindi perché dovremmo votare per l’Unione europea che decide su qualsiasi cosa accada nel nostro Paese? Temo che questo creerà una situazione in cui saremo trascinati nelle guerre e dovremo dire “sì” a tutte le forze NATO, di stanza qui, rendendo di fatto la Moldova una zona cuscinetto per le guerre di qualcun altro, mentre non abbiamo ancora nemmeno la capacità di assicurare una vita normale alla cittadinanza. Quindi, per quanto mi riguarda, voterò ‘no’, perché so che non ho bisogno di cambiare la Costituzione del mio paese per far parte dell’Unione europea, ed è un peccato che molte persone non lo capiscano. Possono pensare di votare per l’Unione europea, per farne parte, ma alla fine si sveglieranno e si renderanno conto di ciò che hanno fatto, ma sarà già troppo tardi”.
Vika riconosce, inoltre, che “queste elezioni… saranno il più grande affare della nostra vita politica finora. Ora è molto difficile, e ora è molto difficile anche decidere. È vero che sembra un momento cruciale per la Moldova. Le modifiche costituzionali proposte, in particolare per quanto riguarda l’adesione all’UE, potrebbero cambiare drasticamente il nostro futuro. Mentre penso che, in linea di principio, sia meraviglioso che i miei coetanei della diaspora abbiano l’opportunità di votare e contribuire al cambiamento del Paese, è altrettanto importante per coloro che come me sono qui impegnarsi e far sentire la propria voce. I cambiamenti rispetto ai quali stiamo votando non avranno un impatto solo su coloro che vivono all’estero… influenzeranno, invece, la vita quotidiana di tutti qui in Moldova. In questo momento, dobbiamo davvero fermarci e pensare per chi dobbiamo votare, perché ciascun candidato ha la propria agenda e non tutti concorrono nell’interesse del proprio Paese. Come sempre, in questi termini, dobbiamo scegliere qualcosa che sia un male minore a questo punto”. Ricordando il coinvolgimento della diaspora, intensamente promosso a livello centrale, Vika ha sottolineato principalmente l’importanza dell’impegno locale affermando che “per quanto sia incoraggiante vedere la diaspora così coinvolta e gli sforzi per facilitarne la partecipazione restano impressionanti, credo che dobbiamo tuttavia garantire che i giovani che vivono in Moldova siano sinceramente coinvolti in questi processi decisionali. Queste elezioni riguardano la conformazione del nostro Paese e la responsabilità ricade su di noi tanto quanto su coloro che vivono all’estero. Potrei sembrare radicale, ma non penso che la diaspora debba decidere in questo modo il nostro futuro, poiché non sono qui per assistere alle conseguenze delle loro scelte. Non sanno veramente cosa sta succedendo nel Paese o non capiscono di cosa potrebbe aver bisogno il paese in questo momento. Credo che, se per esempio vivi all’estero da più di due anni con l’intenzione di costruire la tua vita altrove, non dovresti interferire nelle decisioni di un Paese di cui non fai più fisicamente parte. I giovani qui sono abbastanza proattivi, non tutti, ovviamente, ma un numero significativo. Sono più consapevoli e informati sulla situazione politica nel loro paese di quanto non lo siano mai state le generazioni precedenti alla nostra età. Credo che sia la convinzione di poter apportare un cambiamento a motivare i giovani ad agire, non tanto il doppio voto in sé, ma questa è solo la mia opinione”.
Entrambi i giovani elettori, Cătălin e Vika, hanno espresso in maniera molto vivida le intense emozioni che hanno contraddistinto il processo elettorale moldavo, riflettendo la divisione più ampia e significativa presente nella società di origine che è evidente anche nei risultati parziali del referendum per l’adesione all’Unione europea. Pur condividendo la convinzione che queste elezioni avrebbero potuto plasmare in modo significativo il futuro del loro paese, le loro diverse esperienze di voto, una all’estero e l’altra in patria, rispecchiano anche le diverse sfide, paure e speranze delle nuove generazioni in vista del secondo turno delle elezioni presidenziali, in programma per domenica 3 novembre 2024.