Oggi, 1° ottobre 2024, a Strasburgo, davanti alla Commissione per gli affari giuridici dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), Julian Assange ha preso la parola pubblicamente per la prima volta da quando, nel mese di aprile 2019, è stato arrestato dalla polizia britannica – dopo sette anni di confinamento forzato nell’Ambasciata ecuadoriana di Londra – e poi rinchiuso, per altri cinque anni, in una cella d’isolamento nel famigerato carcere di Belmarsh. L’ormai 53enne cofondatore di WikiLeaks ha infatti ritrovato la sua libertà solo lo scorso 26 giugno, mediante un patteggiamento con gli USA che avevano chiesto la sua estradizione dal Regno Unito. Da allora, è rimasto in convalescenza in un luogo isolato sulla costa selvaggia dell’Australia vicino a Melbourne, insieme alla famiglia.
Oggi, invece, Assange si è presentato, lucido e eloquente per quanto provato, davanti alla Commissione di Strasburgo con, ai suoi lati, la moglie Stella Moris e Kristinn Hrafnsson, l’editore di WikiLeaks. La Commissione l’aveva chiamato a testimoniare sulle condizioni della sua detenzione; addirittura, uno dei parlamentari gli ha chiesto esplicitamente se ha subito torture. Ma il cofondatore di WikiLeaks ha incentrato invece il suo discorso non sulla sua prigionia, ma su ciò che la sua persecuzione politico-giuridica rivelava sulla tenuta della nostra democrazia e quali effetti nefasti potrebbe avere sulla libertà di stampa e sul giornalismo investigativo.
«Da quando sono uscito da Belmarsh», ha detto, «ho notato un grande cambiamento nella nostra società». E ha proseguito spiegando come, nel 2010, WikiLeaks è riuscito a creare un dibattito pubblico sugli orrori della guerra rivelando un video che mostrava l’uccisione di alcuni civili – tra cui due giornalisti – da parte di militari statunitensi da un elicottero sopra Baghdad. Ma erano altri tempi. Oggi vengono trasmessi tutti i giorni in streaming, da Gaza e dall’Ucraina orrori ancora più grandi; vediamo giornalisti uccisi a decine. Eppure perdura, anzi cresce, l’impunità dei colpevoli. L’Intelligenza Artificiale viene adoperata per poter aumentare il numero di bersagli da colpire, per l’assassinio di massa. Perciò serve, ha concluso Assange, una presa di posizione ferma da parte dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa contro questa barbarie, per la sopravvivenza della democrazia e anche per la sopravvivenza del giornalismo investigativo, che si trova sempre di più sotto tiro.
Comunque, anche se Assange non ha detto molto sulle condizioni della sua prigionia, già nei mesi precedenti la Commissione ha potuto raccogliere diverse altre testimonianze al riguardo, oltre ad ordinare un’inchiesta specifica portata avanti dalla parlamentare islandese Sanna Ævarsdóttir. Ciò ha permesso alla Commissione di stilare una bozza di risoluzione che sarà messa ai voti domani, 2 ottobre, dall’intera Assemblea del Consiglio d’Europa (46 Stati).
In sostanza, la bozza considera le accuse formulate contro Assange dalle autorità statunitensi “sproporzionatamente gravi”, a tal punto che l’australiano meriterebbe la qualifica di “prigioniero politico”. Infatti, nel rivelare i crimini di guerra commessi dalle forze armate USA in Afghanistan e in Iraq, Assange ha semplicemente agito da giornalista investigativo e perseguitare un giornalista, in quanto tale, costituisce de facto una persecuzione politica. Secondo la bozza, questa persecuzione potrebbe avere un “effetto deterrente” sul giornalismo investigativo in tutto il mondo.
Inoltre, la bozza considera i dodici anni di reclusione subiti da Assange un periodo di “detenzione arbitraria” durante il quale egli avrebbe potuto subire “trattamenti disumani o degradanti”.
Ma anche qualora non ce ne fossero stati, la bozza della Commissione considera le autorità britanniche comunque colpevoli di non essere «riuscite a proteggere efficacemente la libertà di espressione e il diritto alla libertà di Assange, esponendolo a una lunga detenzione in un carcere di massima sicurezza nonostante la natura politica delle accuse più gravi a suo carico». È evidente, ha aggiunto la Commissione, che la sua detenzione abbia «superato di gran lunga la durata ragionevole accettabile per l’estradizione». In quanto agli Stati Uniti, Stato osservatore del Consiglio d’Europa, essi vengono invitati dalla Commissione ad “indagare sui presunti crimini di guerra e sulle presunte violazioni dei diritti umani rivelati da WikiLeaks” e a non lasciarli impuniti com’è finora avvenuto.
Il dibattito sulla bozza della Commissione, integrata con quanto ha riferito Julian Assange questa mattina, si terrà davanti all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa domani, 2 ottobre, a partire dalle ore 10 e verrà trasmesso in streaming sul canale PACE di YouTube o sul sito PACE. Assange dovrà essere presente in tribuna d’onore, ma non è previsto che egli prenda la parola.