C’è ampio consenso che molte specie siano senzienti.

Di Marjorie Hecht

Gli esseri umani hanno avuto relazioni con i loro animali domestici per migliaia di anni, parlando con loro, coccolandoli e attribuendogli tratti umani. Ma questi animali sono “pensanti” e hanno gli stessi sentimenti degli umani? La maggior parte delle persone con animali domestici direbbe “sì”.

Cosa dice la scienza? Negli ultimi decenni, i ricercatori hanno iniziato a trovare risposte scientifiche a domande sulla coscienza per una varietà di specie. L’opinione comune è che molti animali siano senzienti (hanno un pensiero cosciente) e che ci sono diversi tipi di cognizione. Si ritiene inoltre che un numero maggiore di animali richiede protezione e che sono necessarie ulteriori ricerche per un’ampia gamma di specie.

In un incontro dell’aprile 2024 alla New York University, 39 eminenti scienziati di diverse discipline hanno pubblicato La Dichiarazione di New York sulla coscienza animale“, sottolineando “un forte sostegno scientifico per l’attribuzione di esperienza cosciente ad altri mammiferi e agli uccelli” e “almeno una possibilità realistica di esperienza cosciente in tutti i vertebrati (compresi rettili, anfibi e pesci) e molti invertebrati (inclusi molluschi cefalopodi, crostacei decapodi e insetti)”.

La dichiarazione, firmata da 480 scienziati a settembre 2024, afferma inoltre che le prove dovrebbero influenzare le decisioni sul benessere di questi animali senzienti. I sostenitori degli animali accolgono con favore la dichiarazione come un progresso, ma osservano che include un dilemma etico consentendo il proseguimento della ricerca animale sul dolore e la ricerca in cattività.

Esplorare le menti degli animali

Gli animali non parlano una lingua che gli umani possono capire, quindi i progetti di ricerca devono trovare modi per misurare la sensibilità senza un feedback diretto. La sfida, secondo molti ricercatori, è progettare una ricerca adeguata a un organismo e al suo ambiente. Gli esperimenti sono ingegnosi e molte delle conclusioni sono speculative. Ecco qui di seguito alcuni esempi:

Polpi: molti esperimenti hanno esaminato la sensibilità dei polpi. Uno studio del 2022 ha riferito che è stato dimostrato che i polpi “esibiscono un comportamento intenzionale”, hanno memoria e formano “mappe mentali” per l’orientamento. Lo stesso studio ha osservato che i polpi potevano riconoscere altri polpi e, durante la cattività, potevano distinguere tra chi portava il cibo e chi era invece fastidioso.

I polpi cooperano anche con altre specie in spedizioni di caccia reciprocamente vantaggiose, come documenta uno studio del 2020. I pesci della barriera corallina come le cernie esplorano il fondo del mare alla ricerca di prede, mentre il polpo le segue e raggiunge le fessure rocciose per afferrare la preda. Le cernie svolgono lo stesso servizio per le murene, segnalando al polpo o all’anguilla dove prendere la preda.

A volte, il polpo colpisce il suo aiutante per avere un migliore accesso alla preda, come rivelato da un video subacqueo dell’evento descritto in un articolo di Nature del settembre 2024. Un coautore dello studio, Eduardo Sampaio, e i suoi colleghi hanno utilizzato diverse telecamere per raccogliere 120 ore di filmati nel Mar Rosso. Sampaio del Max Planck Institute of Animal Behavior in Germania, ha dichiarato alla rivista Nature: “Il polpo fondamentalmente funge da decisore del gruppo. Significa che qui di sicuro è presente qualche tipo di cognizione.”

Elefanti: nel nord del Bengala, in India, gli scienziati hanno studiato cinque casi in cui un intero branco di elefanti ha partecipato alla sepoltura di un giovane elefante deceduto. Gli scienziati hanno riferito che gli elefanti hanno portato il corpo del cucciolo morto a una certa distanza in un punto adatto vicino a una piantagione di tè, lo hanno coperto di vegetazione e poi il branco è rimasto ad osservare il corpo. Più tardi, gli elefanti hanno visitato il luogo più volte mentre il corpo era in decomposizione.

Pesce zebra: un team di scienziati ha esplorato la curiosità nei pesci zebra, mostrando loro 30 nuovi oggetti che erano precedentemente sconosciuti ai pesci, secondo un articolo del febbraio 2023 su Frontiers. I ricercatori hanno definito la curiosità come “la spinta a ottenere informazioni in assenza di chiari obiettivi strumentali come cibo o riparo”.

I pesci zebra sono stati filmati quando diversi oggetti sono stati collocati nel loro acquario e i ricercatori hanno successivamente analizzato i risultati. La curiosità è stata classificata in base al tempo in cui il pesce ha guardato l’oggetto quando è stato introdotto per la prima volta, rispetto all’attenzione prestata in seguito all’oggetto quando è stato reintrodotto.

I ricercatori hanno concluso che “le prove che i pesci zebra hanno la capacità di impegnarsi nella ricerca di informazioni fini a se stesse suggeriscono che alcune forme di stimolazione cognitiva potrebbero essere un arricchimento benefico per i pesci zebra. È noto che fornire opportunità di stimolazione cognitiva a libera scelta aumenta il benessere  degli animali”. I ricercatori suggeriscono che le loro scoperte indicano nuove strade per le indagini.

Altri esempi abbondano:

Un mondo di animali coscienti

Non è facile determinare scientificamente se una specie è cosciente. Come facciamo a sapere cos’ è la coscienza di un animale? E quanto imponiamo misure antropomorfe nella valutazione della cognizione animale?

Esiste un ampio spettro di approcci alla coscienza animale, dall’esame di un particolare attributo di una specie al panpsichismo, l’idea che tutta la materia abbia coscienza (dal greco pan che significa tutto e psiche che significa anima).

Quest’ultima visione non è così inverosimile come alcuni potrebbero inizialmente credere. Ad esempio, il noto biologo della Tufts University Michael Levin ha proposto un quadro chiamato TAME (Technological Approach to Mind Everywhere) per indagare rigorosamente la funzione cognitiva a ogni livello. Il quadro stabilisce le linee guida per i test empirici delle caratteristiche cognitive, come la risoluzione dei problemi, per diverse entità, dai microbi ai robot. Aiuta anche i ricercatori a comprendere differenti forme di intelligenza.

Sottolineando che ci sono diverse forme di cognizione, un team di ricerca interdisciplinare tedesco ha sostenuto in un articolo del 2020 che è importante affrontare la coscienza animale da una prospettiva secondo cui non esiste “una cognizione” e che la ricerca dovrebbe essere “biocentrica”. In questa prospettiva, i ricercatori dovrebbero cercare un ambiente fisico particolare e sociale dell’animale e ciò che l’animale ha bisogno di sapere, non solo confrontando la sensibilità animale con la coscienza umana.

In altre parole, gli animali potrebbero non avere delle “abilità” simili agli umani, ma potrebbero avere delle capacità uniche ecologicamente rilevanti per loro. Alcuni animali sono più abili degli umani sotto certi punti di vista.

Evoluzione della conoscenza e dibattito

Nel luglio 2012, un importante gruppo di scienziati dell’Università di Cambridge ha rilasciato una dichiarazione simile alla Dichiarazione di New York.

Concentrandosi sulla neurobiologia, la “Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza” afferma:

“L’assenza di una neocorteccia non sembra impedire a un organismo di sperimentare stati affettivi. Prove convergenti indicano che gli animali non umani hanno i substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati coscienti insieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali. Di conseguenza, il peso delle prove indica che gli esseri umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano coscienza. Anche gli animali, compresi tutti i mammiferi, gli uccelli e molte altre creature, compresi i polpi, possiedono questi substrati neurologici “.

In altre parole, l’assenza di un cervello come quello dei primati non è un ostacolo al poter essere considerati senzienti.

La Dichiarazione di Cambridge è stata criticata per aver messo in discussione il motivo per cui ci dovrebbero essere dubbi sulla coscienza animale. In un articolo del 2013 intitolato “Dopo 2’500 studi, è tempo di dichiarare dimostrata la sensibilità degli animali” il biologo Marc Bekoff ha scritto: “È tempo di smettere di pretendere che le persone non sappiano se gli animali sono senzienti. Noi sappiamo davvero cosa vogliono e di cosa hanno bisogno e dobbiamo accettarlo”.

Bekoff, professore presso l’Università del Colorado, Boulder, è un etologo cognitivo che ha co-fondato Ethologists for the Ethical Treatment of Animals (Etologi per il trattamento etico degli animali) con Jane Goodall.

Il dibattito, tuttavia, continua nella comunità scientifica: quali animali sono senzienti e quanto? Cos’è la cognizione, che tipo di cervello è necessario per essere coscienti e in che modo le ipotesi umane sulla coscienza interferiscono con gli esperimenti? C’è anche una tesi religiosa secondo cui esiste una differenza fondamentale tra gli umani e tutte le altre creature a causa della convinzione che solo gli esseri umani abbiano un’anima.

L’aumento della ricerca stimola le leggi sul benessere degli animali

Poiché l’interesse pubblico e scientifico per la sensibilità animale è aumentato negli ultimi decenni, lo stesso vale per le pubblicazioni di ricerche. Uno studio del 2022 ha rilevato che le pubblicazioni sulla ricerca sulla sensibilità animale sono aumentate di dieci volte dal 1990 al 2011. Ora, più specie di animali sono incluse come soggetti di ricerca.

Una nuova ricerca ha contribuito a fornire una base scientifica per le leggi che disciplinano la protezione degli animali. “Più di 30 paesi hanno formalmente riconosciuto gli animali, tra cui gorilla, aragoste, corvi e polpi, come esseri senzienti”, afferma un articolo dell’ottobre 2022 nella MIT Technology Review.

Negli Stati Uniti, diversi Stati hanno riconosciuto la sensibilità animale nella legge in una certa misura. Una pubblicazione del 2022 del Cornell Journal of Law and Public Policy sostiene la necessità di rendere la legislazione più esplicita, emanando leggi sul benessere degli animali riconoscendo che molti animali possono provare dolore e che il modo in cui vengono trattati dovrebbe essere regolamentato.

L’articolo della Cornell osserva che gli Stati Uniti sono stati il primo Paese ad approvare una legge che protegge gli animali dalla crudeltà umana – la legge del 1641 nel Massachusetts Bay Colony Code. Il Massachusetts Body of Liberties recita: “Nessun uomo deve esercitare alcuna tirannia o crudeltà nei confronti di qualsiasi creatura animale che sia abitualmente tenuta per l’uso dell’uomo”.

Non c’è dubbio che man mano che gli scienziati indagano su un maggior numero di specie, troveranno ulteriori prove della coscienza animale e nuovi modi per valutarla. Accettare la coscienza negli altri animali ci costringerà a ripensare le nostre relazioni con loro, dalla ricerca all’agricoltura, dagli animali domestici al modo in cui sperimentiamo la natura.


Marjorie Hecht è una redattrice e autrice di articoli per riviste di lunga data con una specializzazione in argomenti scientifici. È una scrittrice freelance e attivista della comunità che vive a Cape Cod.


Traduzione dall’inglese di Cora Marchioni. Revisione di Thomas Schmid.

L’articolo originale può essere letto qui