In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte del 10 ottobre, Amnesty International ha chiesto ai tre stati dell’Africa subsahariana che sono sul punto di abolire la pena capitale di agire subito affinché altri stati nel mondo seguano il loro cammino.

In Kenya e Zimbabwe sono in discussione proposte di legge sull’abolizione della pena di morte per tutti i reati, mentre in Gambia – che ha fatto passi avanti sin dal 2017 – è iniziato l’iter di un emendamento abolizionista alla Costituzione. A oggi sono 24 gli stati dell’Africa subsahariana che hanno abolito totalmente la pena di morte e ulteriori due quelli che l’hanno eliminata solo per reati comuni.

In Gambia, Kenya e Zimbabwe non si registrano esecuzioni almeno da più di un decennio e, nello stesso periodo, sono state commutate molte condanne a morte.

In Kenya l’ultima esecuzione ha avuto luogo nel 1987. Anche in assenza di una moratoria ufficiale e sebbene i tribunali continuino a emettere condanne a morte, è invalsa la prassi di non eseguirle. Nel 2023, anzi, ne sono state commutate 606. I disegni di legge abolizionisti all’esame del parlamento sono quattro.

L’ultima esecuzione nello Zimbabwe è stata registrata nel 2005. I tribunali continuano a emettere condanne a morte ma il presidente Emmerson Mnangagwa, da quando nel novembre 2017 è salito al potere, ha reso chiara la sua opposizione alla pena capitale. Durante la lotta di liberazione, egli stesso era stato a un passo dall’esecuzione. Nel febbraio di quest’anno il suo governo ha dato l’ok al disegno di legge all’esame del parlamento.

L’ultima esecuzione in Gambia è avvenuta nel 2012, quando nove soldati furono messi a morte da un plotone di esecuzione. Da quando, nel 2017, è stato eletto il presidente Adama Barrow, il Gambia ha introdotto una moratoria sulle esecuzioni ed è diventato stato parte di un trattato internazionale che ha per obiettivo l’abolizione della pena capitale.

A livello mondiale, nel 2023 Amnesty International ha registrato 1153 esecuzioni, con un aumento del 71 per cento rispetto alle 883 esecuzioni del 2022. Questo trend allarmante sta proseguendo nel 2024 con la drammatica crescita delle esecuzioni in Iran e Arabia Saudita, la decisione della Repubblica Democratica del Congo di riprendere le esecuzioni e quella della Corte costituzionale di Taiwan di non abolirla. Ciò nonostante, quanto sta accadendo nell’Africa subsahariana dà un po’ di speranza al progresso abolizionista. Oggi sono 113 gli stati totalmente abolizionisti.