Approfittando della connessione Internet momentaneamente attiva, chiedo alla mia “sorella” Nour (Luce) di Gaza come stanno lei, suo marito e i suoi tre bambini.

“Fratello, continuo a sperare che alla fine ci andrà bene e che ci salveremo in mezzo a questo ‘stato di genocidio’. Fratello mio, temo che, quando verrà, il freddo estremo ucciderà i miei figli, perché non ci sono coperte o vestiti invernali.”

Chiedo a Nour notizie dal campo in cui si trova. I tempi di connessione sono limitati, a volte molto brevi e possono chiudersi improvvisamente, senza avere la certezza di quando la connessione ritornerà.

Ogni istante è quindi prezioso e per non perdere tempo Nour mi gira due notizie dell’Agenzia di Stampa Palestinese @News_Nablus1 in arabo, che traduco qui di seguito:

“Per il sesto giorno consecutivo l’esercito di occupazione continua l’assedio del campo di Jabalia e delle aree del nord di Gaza, commettendo altri massacri e provocando decine di morti e centinaia di feriti e dispersi a causa degli intensi raid contro le case e dei continui colpi di artiglieria e dei bombardamenti. Fino a questo momento i bombardamenti non si sono ancora fermati nelle zone a ovest del campo, a Al-Saftawi e a Beit Lahia.”

“Un gruppo di 130 soldati israeliani ha inviato una lettera a Netanyahu e al Ministro della Difesa Yoav Gallant, minacciando di porre fine al loro servizio militare a meno che il governo non cerchi di raggiungere un accordo per il rilascio dei prigionieri.

Hanno affermato che la guerra in corso a Gaza mette in pericolo anche la vita degli ostaggi israeliani.

Hamas ha riferito che decine di loro sono stati uccisi dagli attacchi aerei israeliani indiscriminati.

I soldati hanno sottolineato la necessità di agire immediatamente per cambiare l’approccio del governo, altrimenti non potranno continuare a prestare servizio.”

Il collegamento Internet si interrompe e Nour non riceve neppure le domande che tento di inviarle con Whatsapp. Un silenzio per me assordante, che può durare ore, giorni o mesi…

Penso alla seconda notizia che tra le decine possibili ha deciso di farmi avere. La sua scelta credo sia per noi un messaggio forte, ossia quello sottoscritto da 130 militari, che sono tra quelli che stanno attivamente partecipando al genocidio.

Pur non esprimendo dolore per le vittime palestinesi, per quelle decine di migliaia di civili e di bambini innocenti massacrati, questi militari chiedono il cessate il fuoco e la trattativa con Hamas. Sanno che è possibile: all’inizio della tragedia ha funzionato e ha portato alla liberazione di centinaia di ostaggi israeliani e di prigionieri politici palestinesi. Poi però, senza giustificazione alcuna, il governo israeliano ha interrotto la tregua e ripreso i bombardamenti a tappeto.

Il messaggio che Nour valorizza e mi gira come unica e ultima speranza, è dunque la rivolta espressa a viso aperto dai militari israeliani: “Siamo noi, soldati israeliani, che stiamo massacrando anche i nostri ostaggi, che voi, governo di Israele, dicevate di voler salvare e liberare. Se non trattate subito e seriamente con Hamas per la loro liberazione, noi ci rifiuteremo di continuare a combattere.”

Chi volesse provare a contattare direttamente Nour, e se possibile aiutarla a sopravvivere con un piccolo aiuto può scrivermi alla mail mauroc.zanella@gmail.com.