E’ iniziato ieri nel capoluogo marchigiano il G7 Salute, in un contesto ormai tristemente famoso per questi eventi, inutili quanto pesanti per le città che li ospitano, con la classica zona rossa che ha reso il centro un deserto, i commercianti arrabbiati costretti a chiudere le attività per l’assenza totale di clienti, i disagi per chi non può accedere e coloro che abitano nell’ampissima zona off limits.
Un vertice dedicato ad una questione fondamentale rispetto alla quale i rappresentanti dei sette spendono parole vuote, promesse, ma sarebbe meglio dire bugie, su fantomatici programmi, quando le politiche attuate vanno in tutt’altra direzione.
Un esempio lo ha fornito il Presidente dalla giunta regionale Acquaroli che gonfiando il petto ha dichiarato come il vertice si svolga in una regione dove “la sanità funziona”. Chissà se ha provato mai a fissare una visita al Cup o conosce qualcuno o qualcuna che ha problemi a curarsi perché deve aspettare tempi biblici per ricevere le cure necessarie, magari con una malattia che avrebbe bisogno di interventi tempestivi.
Parallelamente al vertice ufficiale sono cominciate le numerose iniziative messe in campo dalla campagna Not On My Body che comprende un arco vastissimo di forze associative di base. Ieri pomeriggio sotto l’ospedale ‘Salesi’ di Ancona collettivi e associazioni femministe si sono dati appuntamento per riaffermare come sia centrale la rivendicazione del diritto all’aborto, come ancora in troppi paesi del mondo, anche nelle Marche, questo diritto sia sotto attacco a causa del ridimensionamento delle strutture e dell’inaccessibilità dei consultori, ostaggio degli obiettori di coscienza, obiezione che nella nostra regione è del 70 per cento.
Questa mattina si è tenuto il presidio al Cras di cui parliamo nell’articolo di Maria Laura Belloni.
Oggi pomeriggio davanti la Provincia si è invece tenuto un presidio promosso dai Centri Sociali delle Marche, sempre nell’ambito ovviamente della “campagna”, a cui hanno partecipato alcune decine di attivisti in rappresentanza delle principali realtà che nel territorio si battono contro i vari “mostri” del presunto “sviluppo”, in realtà progetti vecchi e nuovi atti a distruggere l’ecosistema e la salute delle persone.
Stiamo parlando di Falconara e della Raffineria Api, di Jesi, con il megaimpianto per lo smantellamento di rifiuti pericolosi, 300.000 mila tonnellate in un anno, che la Edison, ( un nome una garanzia in fatto di ambiente…) vorrebbe realizzare nella zona industriale, contesto fortemente urbanizzato e antropizzato, a pochi metri da una mensa operaia e da una scuola, del progetto del Comune di Ancona e della autorità portuale che vorrebbero realizzare una grande piattaforma nello scalo dorico in modo da ospitare quei giganti del mare che sono le navi da crociera, con un impatto devastante.
Tutto questo in un territorio che dal 2005 al 2015 è stato dichiarato Aerca, cioè aerea ad elevato rischio ambientale, provvedimento fatto decadere dalla Provincia e che irresponsabilmente non è stata ripristinata perché la salute delle persone, in nome del profitto, non importa a chi è chiamato a governare, tra l’altro da parte di un ente che non è più votato dai cittadini.
Una delegazione di attivisti di Jesi, Falconara ed Ancona, più un rappresentante dell’Usb, sindacato di base pienamente dentro il circuito della campagna e impegnato su questi fronti, è stata ricevuta dal presidente della Provincia al quale ha illustrato le varie criticità, peraltro ben note, per ribadire la propria piattaforma e richiedere che l’ente insieme alla conferenza dei servizi ripristini l’Aerca che in maniera irresponsabile è stata fatta decadere nove anni fa.
Domani giornata clou con la grande assemblea mattutina al cinema Azzurro di tutti i movimenti e delle delegazioni provenienti anche dall’estero e corteo che dalle 17 partirà dalla centralissima Piazza Cavour per attraversare il centro cittadino.
Qualche ora prima le delegazioni governative se ne saranno andate lasciandosi alle spalle le loro parole vuote e menzognere e una città che ha dovuto subire la prepotenza di un potere arrogante che continua a fare business sulla salute della collettività.