Oggi a Firenze il popolo della Pace si incontra. “Siamo 30.000” dice sul palco Chiara Brilli di Controradio, si parla di 10.000 al telegiornale regionale; comunque, al di là dei numeri, un corteo colorato di bandiere diverse ha attraversato le strette strade di Firenze: senza annullare le differenze, gli spezzoni del corteo “unitario” si sono intrecciati, partendo da Piazza Santa Maria Novella, entrando in Piazza Santa Croce, quando accanto alla grande bandiera della Pace composta da piccole bandiere cucite insieme entrava la grande bandiera palestinese.
Il peso della manifestazione di oggi a Firenze è quindi il peso delle co-responsabilità che le persone che hanno partecipato si sono assunte nell’essere “protagoniste di dialoghi di Pace”, come sottolinea dal palco Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento, ricordando la necessità di investire sulla nonviolenza quale prassi attiva di risoluzione dei conflitti, come insegnano gli obiettori che rifiutano la guerra nei paesi in cui questa sia presente; Giulia Torrini, Presidentessa di Un Ponte Per, ricorda gli scenari di guerra attivi, con particolare riferimento alla situazione palestinese.
Anche la musica ha accompagnato il corteo, con i contenuti portati attraverso brani che ricordano l’antifascismo, canti popolari di lotta; nell’attesa che la Piazza Santa Maria Novella si riempisse così come nell’arrivo nella Piazza Santa Croce, dove Gaia Nanni e Letizia Fuochi hanno tenuto loro stesse insieme le parole cantate, sospingendo l’indignazione che non si fermi all’impotenza.
Tra le realtà che hanno sfilato in corteo, gli striscioni del No Comando Nato, di Firenze Città Aperta, Donne insieme per la Pace, La Via per la Pace, oltre i colori delle bandiere dei partiti e dei sindacati; e se, come è stato detto dal palco, per costruire percorsi di pace è necessario lottare per la Giustizia, la manifestazione di oggi, a Firenze, così come in altre sei città di Italia, ha ridato Speranza perché “eravamo tante e tanti” (e di diverse provenienze, compresa Emilia Romagna e Liguria, in Toscana), eppure ha provocato anche riflessioni sul Cosa fare? Se Firenze vuole essere città operatrice di Pace, deve provare a rispondere a questo interrogativo, perché i conflitti del mondo trovino soluzione, perché il governo italiano si esprima ed entri con un ruolo attivo di orientamento verso la pace.
Emanuela Bavazzano
Foto di Cesare Dagliana