“Il quarto stato”, quadro icona delle classi lavoratrici, lo hanno visto tutti ma pochissimi saprebbero dire chi è l’autore. Nei fatti è stato a lungo sottovalutato, molte sue opere non sono mai state esposte al pubblico, lo stesso grande affresco de “Il quarto stato” a suo tempo non piacque. In ogni modo, si chiamava Giuseppe Pellizza, nato nel 1868 a Volpedo, Comune che ha oggi 1.170 abitanti in provincia di Alessandria. Da professionista si firmava Pellizza Da Volpedo, come a suo tempo Leonardo Da Vinci. Figlio di contadini agiati che non ne osteggiarono la vocazione artistica, studiò a lungo nelle accademie più note in giro per l’Italia. Nel 1892 Giuseppe tornò a Volpedo dove sposò una contadina analfabeta, Teresa Bidone, che fu il pilastro della sua vita. E’ infatti lei la donna, immortalata con il bambino in braccio, che si vede nel quadro “Il quarto stato” in prima fila, accanto ad altri due uomini, seguita da una grande folla.
Nel periodo in cui il pittore lavorava al quadro, Bava Beccaris, tristemente famoso per aver represso a Milano i moti contro le condizioni di lavoro e l’aumento del prezzo del pane durante il governo del Regno d’Italia, nel 1898 causò 83 morti. L’evento influì sulla sensibilità dell’artista e ne aumentò l’esigenza di perfezionare il quadro al quale da lungo tempo si adoperava. Terminò la grande tela, dopo dieci anni di studi e fatiche nel 1901, avendovi investito tantissimo, anche economicamente, acquistando a sue spese persino gli abiti nuovi dei tanti contadini da lui ritratti: con evidenza si augurava l’avanzare di una classe lavoratrice vestita di tutta dignità verso un futuro di eguaglianza. “Il quarto stato”, esposto l’anno successivo alla Quadriennale di Torino, non ottenne il riconoscimento sperato, scatenò anzi polemiche e persino sconcerto presso molti dei suoi amici. Deluso, Pellizza da Volpedo finì per abbandonare i rapporti con molti letterati e artisti dell’epoca, con i quali già da tempo intratteneva fitti scambi epistolari. Nel 1907, l’improvvisa morte della moglie e del figlio durante il parto gettò la sua già sensibile natura in una profonda crisi depressiva e poco dopo, all’età di soli trentanove anni, l’artista si suicidò, impiccandosi nel suo studio.
Nel documentario “Pellizza pittore Da Volpedo”, il regista Francesco Fei ci rende empatici i luoghi nei quali Giuseppe Pellizza ha vissuto e lavorato e, grazie all’ occhio evidenziatore della macchina da presa, ci svela i particolari dei suoi dipinti, le profondità psicologiche e le complesse tecniche con le quali rappresentava il mondo rurale. Fabrizio Bentivoglio restituisce con voce affascinante le poesie, le riflessioni di Pellizza Da Volpedo, che esprimono l’universale non detto che è in ciascuno. Vediamo anche Volpedo, un borgo non toccato dal tempo che oggi, insieme allo studio del pittore, appare poetico. Il bel documentario di Francesco Fei si inserisce all’interno di un progetto più ampio di rivalutazione e approfondimento della figura di Giuseppe Pellizza da Volpedo, promosso da METS Percorsi d’Arte e dalla GAM di Milano.
Dal 1° novembre 2024 al 6 aprile 2025, il Castello di Novara ospiterà una mostra intitolata “Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo”, che presenterà circa 80 capolavori, esplorando l’evoluzione della pittura di paesaggio tra Piemonte e Lombardia dall’Ottocento al Novecento.
Il percorso di celebrazioni terminerà nell’autunno del 2025 a Milano con una grande mostra monografica, che si terrà presso la GAM (Galleria d’Arte Moderna), dove è custodito Il quarto stato, il capolavoro che meglio rappresenta il messaggio sociale e politico dell’artista.
Pellizza, pittore da Volpedo
Data di uscita: N.D.
Genere: Documentario
Anno: 2024
Regia: Francesco Fei
Attori: Fabrizio Bentivoglio
Paese: Italia
Durata: 75 minuti
Sceneggiatura: Francesco Fei, Consuelo Moschella
Fotografia: Paolo Rapalino
Montaggio: Enrico Giovannone
Musiche: Luca Borgia
Produzione: Apnea Film