Giovedì 10 ottobre 2024, alle 18:00, la presidente della Commissione 7 del comune di Firenze, Stefania Collesei, assieme al vicepresidente Dmitrij Palagi, hanno organizzato in Palazzo Vecchio (Sala Firenze Capitale, piazza Signoria, Firenze) l’importante e toccante testimonianza di Guy, ebreo israeliano, attivista per i diritti umani: “la Cisgiordania occupata”.

Guy, appartenente alla associazione Ta’ayush (“vivere insieme”), impegnata nella difesa dei diritti dei palestinesi, il riconoscimento dei confini e degli insediamenti illegali dei coloni (www.taayush.org), supportato da un volontario di Operazione Colomba (www.operazionecolomba.it) ha presentato in modo documentato la situazione dei soprusi in Palestina ed in particolare in Cisgiordania, prima e dopo il 7 ottobre. Dalle occupazioni illegali e violente dei coloni, i soprusi, le vessazioni e la sistematica violenza dell’esercito israeliano e dei coloni “armati” sulle popolazioni rurali nella West Bank (Cisgiordania). Ha rimarcato l’importanza di queste testimonianze e della loro documentazione in modo che il mondo sappia, possa informarsi e, possibilmente, possa agire, unica speranza forse per il popolo palestinese e, in realtà anche per quello israeliano.

La presidente Stefania Collesei ha ricordato il recente e importante atto del consiglio comunale con l’approvazione della risoluzione per il riconoscimento dello stato di Palestina che si affianca alla condanna della strage del 7 ottobre da parte di Hamas e alla necessità di tornare al diritto internazionale.

Guy dopo aver descritto il progressivo ampliamento della presenza israeliana in Palestina,

ha sottolineato i dati riportati da Wikipedia sulla composizione etnica del territorio dal XIX secolo con la progressiva crescita della popolazione ebrea fino ad arrivare a un terzo della popolazione globale.

Nel 1947, con la spartizione deliberata dall’ONU, i palestinesi ottennero solo il 45% del territorio anche se gli ebrei erano solo 1/3 della popolazione complessiva, proseguendo con il progressivo invio illegale di oltre un milione di coloni nella west-bank e con il conseguente svuotamento e controllo dell’area C

che ha portato a far diventare le città delle aree A B (riportate in chiaro nella cartina) delle vere e proprie “isole” non direttamente collegate fra loro e interconnesse solo tramite posti di blocco e check-in israeliani gestiti con modalità molto arbitrarie, rendendo il raggiungimento delle scuole o del luogo del lavoro complicato e non assicurato: ad esempio i taxi e le ambulanze non possono passare attraverso questi posti di blocco costringendo i passeggeri a un cambio di mezzo.

 

Guy ha raccontato l’impegno della associazione per il supporto e l’aiuto agli abitanti della Cisgiordania e, ad esempio, l’accompagnamento e la protezione dei pastori delle colline a sud di Hebron, cosa che è diventata sempre più difficile negli ultimi anni ed in particolare dopo il 7 ottobre con la fornitura di fucili M16 ai coloni che hanno accentuato le rappresaglie, i soprusi e le minacce verso le abitazioni palestinesi.

La testimonianza è proseguita con video in cui venivano mostrati allevamenti di animali avvelenati, case e raccoglitori d’acqua abbattuti con le ruspe, attacchi a case e scuole, spari a attivisti con pallottole esplosive, comprese minacce alle insegnanti, blocchi di strade per non far passare i bambini che dal 7 ottobre non hanno più la scorta per andare a scuola.

Infine, sono stati mostrati video, pubblicati dagli stessi soldati israeliani sui social in cui simulano di fare da DJ musicali e al “3!” mostrare il lancio di un razzo su una casa o una scuola di Gaza, al grido “Gioa, Amore, Unità, Vinceremo”. Da qui si è sviluppato un fiorente merchandising al motto “1, 2, 3 VIA (lancio della bomba)!”

Nella discussione e riflessione finale è stato ribadito che la maggioranza del popolo israeliano crede fortemente nella supremazia ebrea secondo un concetto di supremazia etnica e che l’unica speranza di una soluzione è legata a un intervento esterno della comunità internazionale.