La procedura di preavviso di una manifestazione in luogo pubblico dovrebbe essere molto semplice.

Mandi una pec e poi ti chiama la Questura per avere maggiori informazioni. Questo è un preavviso a norma di legge. Quando lo facevo per la politica, lavorando in Parlamento come assistente legislativo, mi tenevano nell’ufficio preposto in Questura una mezz’ora, non di più.

Da quando lo faccio per Ultima Generazione sono stato trattenuto in Questura anche per più di tre ore. A parte il discorso soggettivo di uno stress personale non indifferente per le modalità da interrogatorio utilizzate contro di me, sussiste una questione di legittimità. La Questura non può trasformare un preavviso in un’autorizzazione senza ledere un diritto fondamentale protetto dalla Costituzione, ma è esattamente quello che fanno nella prassi. E non è giusto.

L’ultima volta siamo arrivati alla minaccia di vietare la manifestazione con pretesti non avvalorati da nessun regolamento, compreso il protocollo della prefettura, tirato in ballo come pretesto. Dicevano che il protocollo vietava di passare per quella strada indicata da noi, ma alla fine dopo giorni di tira e molla hanno accettato proprio la strada che asserivano fosse vietata.

Non è una questione di poco conto. Se non fossi andato io, che sono preparato, un cittadino meno avveduto avrebbe accettato condizioni che limitano l’impatto di una manifestazione.

Non mi sono piegato, perché se rinunciamo volontariamente ai nostri diritti fondamentali, nessuno ce li potrà restituire. Siamo di fronte a prassi pretestuose e illegittime, contrarie allo spirito e alla lettera della Costituzione, tanto che anche nei documenti di studio della polizia, sta scritto a chiare lettere che le forze dell’ordine devono favorire le manifestazioni pacifiche, non di certo ostacolarle, come di fatto hanno cercato di fare. Se accettiamo questa deriva securitaria del governo saremo complici di uno Stato di polizia. Per ora non è stato ancora approvato dal Senato il ddl Sicurezza, che esprime nella legge questa tendenza autoritaria, con un chiaro riferimento contro Ultima Generazione.

Noi ci riteniamo sempre liberi di lottare, ora e sempre. Non rinunceremo ai nostri diritti, anche se stanno cercando da tempo di calpestarci in tutti i modi.