«Le rassicurazioni dispensate pubblicamente mesi fa dal Governo Meloni per bocca del ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, e del titolare della Difesa, Guido Crosetto, dopo essere mutate nel corso del tempo, sono dunque smentite. Tajani aveva dichiarato a gennaio 2024: “da quando sono iniziate le ostilità abbiamo sospeso tutti gli invii di sistemi d’arma o materiale d’armamento di qualsiasi tipo”. Sentenziando: “È tutto bloccato”. Non era così. Qualche mese prima il ministro Crosetto aveva scritto su X (fu Twitter) che dopo il 7 ottobre le “vendite” erano state “sospese”. Non era affatto così».
Così Duccio Fachini su Altreconomia di Ottobre. L’Italia ha continuato a fornire armi a Israele senza interruzione. E il direttore di Altreconomia lo dimostra ampiamente nel corso dell’articolo.

L’Italia si dice favorevole alla soluzione dei due stati per la Palestina, ma non ha riconosciuto lo Stato di Palestina come hanno fatto 145 paesi.

Macron dice che bisogna interrompere la fornitura di armi a Israele perché solo così si possono fermare le sue guerre a Gaza e in Libano, ma si guarda bene dal far seguire alle parole i fatti.

L’Europa ha condannato più volte, come illegali, le costruzioni di colonie ebraiche nei territori palestinesi di Cisgiordania e Gerusalemme Est, ma Israele ha continuato e continua a costruire colonie senza che l’Europa applichi mai alcuna sanzione contro lo stato ebraico.

Il presidente Biden dice di essere contrario all’invasione di Gaza e del Libano da parte di Israele, ma poi fornisce le armi perché queste invasioni si facciano, con le stragi conseguenti di civili, donne, bambini, e le immani distruzioni.

La Risoluzione 2334 dell’Onu del dicembre 2016, con 14 voti a favore e un astenuto (Obama), condanna “ogni misura intesa ad alterare la composizione demografica, le caratteristiche e lo status dei territori palestinesi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme est, riguardante, tra gli altri: la costruzione ed espansione di colonie, il trasferimento di coloni israeliani, la confisca di terre, la demolizione di case e lo spostamento di civili palestinesi, in violazione delle leggi umanitarie internazionali e importanti risoluzioni,[…]

esprime grave preoccupazione per il fatto che le continue attività di colonizzazione israeliane stanno mettendo gravemente in pericolo la possibilità di una soluzione dei due Stati in base ai confini del 1967, […]

riafferma che la costituzione da parte di Israele di colonie nel territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme est, non ha validità legale e costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale e un gravissimo ostacolo per il raggiungimento di una soluzione dei due Stati e di una pace, definitiva e complessiva;[…]

insiste con la richiesta che Israele interrompa immediatamente e completamente ogni attività di colonizzazione nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est, e che rispetti totalmente tutti i propri obblighi a questo proposito;[…] ribadisce che non riconoscerà alcuna modifica dei confini del 1967, comprese quelle riguardanti Gerusalemme, se non quelle concordate dalle parti con i negoziati;[…]

sottolinea che la cessazione di ogni attività di colonizzazione da parte di Israele è indispensabile per salvaguardare la soluzione dei due Stati e invoca che vengano intrapresi immediatamente passi positivi per invertire le tendenze in senso opposto sul terreno che stanno impedendo la soluzione dei due Stati […].

Israele ha sempre ignorato questa risoluzione, come sempre ha fatto con tutte le altre, a cominciare dalla Risoluzione 242 sull’obbligo di ritirarsi dai Territori palestinesi occupati nella guerra del 1967: nessuna sanzione mai ne è seguita; Israele lo sa e continua a fare tutto quello che vuole.

L’ordinanza della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024; il parere consultivo della stessa Corte del luglio 2024; la richiesta di ordini di arresto di Netanyahu e Gallant da parte della Procura presso la Corte penale internazionale; la risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu dell’aprile 2024 che esprime parere favorevole alla piena ammissione all’Onu della Palestina; la recente risoluzione dell’Assemblea generale che, in accoglimento del parere della Corte internazionale di giustizia, ribadisce l’obbligo di ritiro dai Territori occupati assegnando un termine di 12 mesi, la cessazione di nuovi insediamenti, la restituzione delle terre e delle proprietà sequestrate e la possibilità di ritorno dei palestinesi cacciati; la sentenza del luglio del 2004 della Corte Penale Internazionale dell’Aja che condanna la costruzione del Muro dell’apartheid perché illegale, e ne ordina la demolizione…

A nessuna di queste ordinanze, risoluzioni, condanne ha mai obbedito Israele; le ha sempre sbeffeggiate e disprezzate, impunemente, senza ricevere mai alcuna sanzione.

I Rapporti dei Relatori Speciali delle Nazioni Unite per i Territori occupati, soprattutto gli ultimi quattro di Francesca Albanese, disprezzati e calunniati dal governo israeliano: quale governo li ha presi in considerazione? Quale giornale li ha pubblicati? Francesca Albanese, come Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, sono stati definiti come antisemiti (accusa usata come una clava per chiunque esprima critiche o dissensi nei confronti della politica del governo di Israele), per i loro scritti, le loro dichiaraioni: quali capi di stato occidentale li ha difesi?

Né l’Onu né il cosiddetto Occidente, America ed Europa, hanno mai fatto seguire alle parole i fatti conseguenti nei confronti dello stato di Israele: i fatti sono l’ipocrisia, la menzogna e la complicità. E i doppi pesi e le doppie misure.
Luigi Fioravanti