È partito il 13 settembre presso i locali del centro “L’anello mancante” di San Gregorio d’Ippona (Vibo Valentia), un corso di formazione giuridica dedicato agli immigrati ospiti dei centri della provincia a Jonadi, San Gregorio d’Ippona, Curinga, Nicotera, Arena, Brognaturo e Vallelonga.
L’iniziativa, organizzata dall’associazione Assipromos Regionale Calabria APS- sede operativa di Vibo Valentia, in collaborazione con la Cooperativa Sociale Futura (ente gestore dei centri medesimi), ha come obiettivo un percorso formativo che consenta alle persone straniere di avere un quadro di insieme sulla loro condizione giuridica e sui loro diritti e doveri, anche ove versino in condizione definita “irregolare”. Il corso mira, altresì, a fornire informazioni concrete sia sulla struttura e sul funzionamento delle istituzioni statali, sia sulle singole fattispecie che consentono un percorso di integrazione, che quasi di necessità muove dall’”avere i documenti”, una sorta di riconoscimento della loro possibilità di esistere.
Il corso, della durata di 21 ore, si articola su sette lezioni complessive, cinque delle quali già tenute; le prime due hanno riguardato il concetto stesso di Stato, le nozioni di diritto e di dovere, i primi 13 articoli della Costituzione Italiana (dove sono espressi i principi fondamentali e non negoziabili del nostro intero ordinamento), con specifico riferimento a quelli che riguardano la condizione dello straniero, il diritto d’asilo, la cornice delle relazioni internazionali. Le altre tre hanno affrontato nello specifico l’ingresso “ordinario” in Italia e alcune tipologie di permesso di soggiorno, la protezione internazionale e i diritti dello straniero in ambito sanitario; le ultime due lezioni, previste per il 4 e 5 ottobre, hanno per tema la condizione dei minori stranieri non accompagnati e i diritti degli stranieri nel campo lavorativo.
Il taglio prescelto è eminentemente pratico, volto anche a comprendere come quei diritti siano applicati e garantiti e ad offrire indicazioni per i casi di prassi ostative, sovente del tutto prive di un fondamento; il tentativo, difficile per una serie di ragioni intuibili, a partire dalla eterogeneità delle lingue e delle situazioni personali, vuole essere quello di rendere consapevoli gli stessi immigrati della realtà in cui si muovono e degli strumenti con cui possono meglio affrontarla. E difatti fin qui tante sono state le domande, i casi, i dubbi, e le storie, non tutti risolubili, non tutti spiegabili.
Il corso non sarebbe stato possibile senza la disponibilità delle due associazioni di riferimento (la Assipromos e la Cooperativa Sociale Futura) e di operator3, mediator3 e assistenti sociali dei centri, che hanno prestato la loro assistenza oltre quanto dovuto; ma, soprattutto, senza la generosa disponibilità di professionist3 (l’avv. Daniela Consoli, l’avv. Mimmo Currado, il dott. Nicola Nocera, l’avv. Francesco Penna, l’avv. Mimma Sprizzi, l’avv. Lidia Vicchio) che hanno speso il loro tempo nelle relazioni e negli incontri. Un segno, anche questo, della sensibilità che in molti manifestano verso la questione migratoria, e che forse troppo spesso resta sommersa dalla narrazione opposta che ci viene dalla politica.
Queste lezioni tali sono e sono state non soltanto per gli ospiti stranieri, ma per tutti; perché, immersi come siamo nelle tragedie del presente, ci fa sempre effetto declinare e sentir declinare i principi della Costituzione e avvertire di nuovo il respiro ampio, corale, umano che da essi promana; così come fa impressione sprofondare nel bizantinismo delle norme che a quei diritti dovrebbero dare attuazione, che mostrano invece quanto lontana sia anche la stessa tensione alla loro realizzazione e quanto si moltiplichino gli ostacoli ad un avveramento di quei principi. Ci accorgiamo così che non pensiamo più a noi stessi, al nostro mondo di occidentali, come a un luogo di garanzia dei diritti, ma come un luogo di garanzia dei nostri diritti, ossia un luogo di difesa e offesa insieme, perché inevitabilmente rendere elitari i diritti significa negarli.
Sopravvive una speranza. Non ricordo più in quale incontro, qualcuno disse che l’Occidente dei diritti, da noi agonizzante, è invece vivo nel cuore dell’Africa, in Bangladesh, in Pakistan, in Tunisia, in Sudamerica e in ogni altro popolo che lo sogna e che all’Europa pensa come a un luogo in cui si può vivere in pace, liberi, essendo rispettati e rispettando, potendo portare avanti le proprie aspirazioni e costruire un futuro. Chissà che, costringendoci a dire loro chi siamo, gli amici stranieri non ci aiutino a ricordare e a ritrovare noi stessi.