In vista della Conferenza annuale sul clima (Cop29), in programma a Baku dall’11 al 22 novembre, Amnesty International ha chiesto agli Stati di premere sulle autorità dell’Azerbaigian perché pongano fine al giro di vite sulla società civile, scarcerino le persone detenute solo per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e assicurino che le persone che parteciperanno all’incontro – in particolare, persone attiviste e giornalisti – possano prendervi parte pienamente e liberamente.

Da quando, nel dicembre 2023, è stato deciso che l’Azerbaigian avrebbe ospitato la Cop29, le autorità locali hanno intensificato la repressione nei confronti dei diritti alla libertà di espressione, di associazione e di protesta pacifica. Organizzazioni indipendenti della società civile sono state chiuse, persone che avevano espresso critiche al governo sono state imprigionate per accuse di natura politica o sono state costrette all’esilio. Lo stesso era già successo, ha ricordato Amnesty International, quando l’Azerbaigian aveva ospitato grandi eventi internazionali, come Eurovision 2012 e i Giochi europei del 2015.

“L’Azerbaigian si appresta a ospitare una conferenza internazionale sulla giustizia climatica proprio mentre sta colpendo i principali pilastri dell’attivismo climatico, reprimendo ogni forma di critica e di protesta e smantellando la società civile locale. Le autorità azere hanno imprigionato centinaia di persone con accuse politiche per aver osato prendere la parola: giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani sono detenuti arbitrariamente, in violazione del diritto al giusto processo e senza alcuna garanzia di ricevere un processo equo”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“Le autorità dell’Azerbaigian stanno anche sottoponendo a rappresaglie le famiglie dei dissidenti e adottando leggi repressive che inibiscono le attività delle Ong e degli organi d’informazione. Il tentativo delle autorità locali di nascondere questa tragica situazione dei diritti umani usando un vertice globale sul clima è un clamoroso caso di greenwashing”, ha aggiunto Callamard.

Sono circa 300 le persone in carcere per accuse motivate politicamente: difensori dei diritti umani, giornalisti, ambientalisti, attivisti politici e altri ancora, incriminati per accuse fabbricate o motivate politicamente solo per aver criticato le autorità. Ad esempio, il noto difensore dei diritti umani e attivista per la giustizia climatica Anar Mammadli è in detenzione preventiva dal 30 aprile 2024 per la falsa accusa di aver cospirato per introdurre illegalmente nel paese valuta straniera.

Il 22 aprile 2024 l’economista e attivista politico Gubad Ibadoghlu, dopo 274 giorni di carcere, è stato posto agli arresti domiciliari. L’esponente dell’opposizione Tofig Yagublu è in detenzione preventiva dal 15 dicembre 2023 per la falsa accusa di frode e contraffazione. Nella stessa condizione si trovano anche Ulvi Hasanli, Ilhamiz Guliyev, Mahammad Kekelov, Sevinj Vagifgyzy, Elnara Gasimova, Nargiz Absalamova Hafiz Babali, Imran Aliyev, Shamo Eminov, Teymur Karimov, Arshad Ibrahimov, Ibrahim Humbatov, Alasgar Mammadli, Mushfig Jabbar, Akif Gubanov, Ruslan Izzatli, Ramil Babayev Ali Zeynalov, Afiaddin Mammadov e Bakhtiyar Hajiyev.

Amnesty International teme anche che chiunque oserà esprimere il proprio dissenso alla vigilia della Cop29 o durante il suo svolgimento correrà il rischio di gravi rappresaglie, soprattutto dopo che, terminata la conferenza, l’Azerbaigian non sarà più sotto i riflettori.

“Sollecitiamo tutte le delegazioni che prenderanno parte alla Cop29 a premere sul governo dell’Azerbaigian perché ponga fine all’assalto alla società civile, garantisca i diritti alla libertà di espressione, di associazione e di protesta pacifica durante e dopo la conferenza e adotti provvedimenti concreti per invertire la rotta rispetto al deterioramento della situazione dei diritti umani”, ha proseguito Callamard.

“Le delegazioni dovranno cogliere ogni opportunità per chiedere alle autorità azere di porre fine alle rappresaglie nei confronti dei difensori dei diritti umani, degli attivisti e di coloro che criticano il governo e di scarcerare immediatamente tutte le persone detenute per aver espresso dissenso o essersi occupate di diritti umani”, ha affermato Callamard.

Amnesty International continuerà a osservare da vicino l’operato delle autorità azere nei confronti delle proteste e il trattamento e le eventuali rappresaglie nei confronti degli attivisti per la giustizia climatica e dei difensori dei diritti umani durante e dopo la Cop29.

Le preoccupazioni per l’incolumità dei partecipanti sono accresciute anche dall’assenza di protezioni relative ai diritti umani e di trasparenza nei precedenti accordi con lo Stato ospitante. Quello relativo alla Cop29 dovrà comprendere tali protezioni ed essere reso pubblico subito dopo la firma.

“È motivo di grande preoccupazione che l’Accordo con lo stato ospitante non sia ancora disponibile. Ciò fa sì che i partecipanti non sappiano ancora se il segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici abbia ottenuto garanzie sulla protezione dei principi fondamentali sui diritti umani – tra i quali la trasparenza e la libertà di espressione, di associazione e di protesta pacifica – durante la Cop29. L’Accordo dev’essere reso pubblico immediatamente, dato che l’attuale opacità sta creando un effetto negativo sul monitoraggio della partecipazione alla conferenza. Tali protezioni sono fondamentali per assicurare che non si ripeta quanto accaduto lo scorso anno alla Cop28, quando le autorità degli Emirati arabi uniti avviarono procedimenti penali nei confronti di decine di dissidenti, tra i quali difensori dei diritti umani e prigionieri di coscienza, che si sono conclusi con un processo di massa, mostrando un agghiacciante disprezzo per i diritti umani”, ha ricordato Callamard.

Amnesty International ha fatto presente che precedenti Cop, come quelle in Polonia, Spagna, Regno Unito, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, si sono svolte in un clima di restrizioni nei confronti della libertà di espressione e di protesta pacifica. Amnesty International ha verificato gravi violazioni di questi e altri diritti umani in Azerbaigian e nutre dunque timori circa l’incolumità e la sicurezza dei partecipanti al vertice di quest’anno.

 “Se le autorità dell’Azerbaigian non cambieranno radicalmente il loro approccio repressivo, la società civile, gli organi d’informazione indipendenti e le persone attiviste non potranno esprimere liberamente le loro critiche o partecipare in modo effettivo e significativo alla Cop29. Ciò comprometterà lo svolgimento del vertice e i suoi esiti. Perché abbia un impatto futuro concreto, il vertice dovrà consentire il libero confronto di opinioni e idee, non solo quelle delle delegazioni statali ma anche quelle degli attori della società civile che stanno guidando la lotta per la giustizia climatica e i diritti umani, sia a livello locale che internazionale”, ha concluso Callamard.

Ulteriori informazioni

Le autorità dell’Azerbaigian sono sottoposte a critiche internazionali per i maltrattamenti e le torture inflitti ad alcune persone che criticano il governo. I detenuti le cui condizioni di salute sono in peggioramento non ricevono cure mediche adeguate. I loro parenti vengono presi di mira attraverso campagne diffamatorie o il congelamento dei loro conti bancari.

Negli ultimi anni, l’Azerbaigian ha anche adottato leggi restrittive che sottopongono a regolamentazioni eccessive l’operato degli organi d’informazione e delle Ong. Da un decennio le proteste pacifiche vengono gravemente limitate.