Si è concluso sabato 26 ottobre, al teatro di Sant’Eulalia a Cagliari, ospite del festival Love Sharing, organizzato da “Theandric – teatro nonviolento”, il tour in Sardegna di Giorgio Beretta.

Beretta: non inganni il cognome, omonimia che riporta alla storica industria italiana di armi leggere, perché Giorgio ne è esattamente l’antitesi. Da anni è uno dei più importanti analisti di sistemi militari e di “armi leggere”, nonché dei rapporti tra armamenti e finanza. Svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) e per la Rete italiana pace e disarmo.

Beretta aveva già fatto tappa a Sassari, al Centro Culturale ARCI di piazza Castello, a Oristano, presso il Centro Servizi Culturali UNLA e a Carbonia.

Alla Casa del Popolo di Carbonia, da oltre dieci anni luogo di riferimento politico e culturale nell’ex città mineraria, si è aperto un dialogo fra gli attivisti del Comitato Sardo Campagna Banche Armate, Beretta e il pubblico presente, sulle possibilità concrete di disarmare la finanza di guerra, attraverso la partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini sensibili al problema.

Carbonia, Casa del Popolo – Foto Movimento Nonviolento Sardegna

Stessi temi poi affrontati a Cagliari, dove l’analista ha condiviso una serie di dati sulla crescita delle spese militari nel mondo che vedono dietro agli USA (primi col 37%) l’Unione Europea al secondo posto con un 13% complessivo, che supera di poco anche la Cina, terza col 12%. Il mondo non ha mai speso tanto in armamenti: nel 2023 la spesa militare ha raggiunto il suo record storico, raggiungendo i 2.443 miliardi di dollari. Il che comporta un serio dimagrimento di altri investimenti economici, primi fra i quali quelli destinati all’istruzione, alla sanità, ai servizi sociali. Per questo i capi di Stato ed i ministri delle finanze si affannano a spiegarci che le armi servirebbero ad aumentare il nostro livello di sicurezza. Lo stesso presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha recentemente dichiarato: “Dobbiamo essere pronti a difenderci e passare ad una modalità di economia di guerra. E’ giunto il momento di assumerci la responsabilità della nostra sicurezza”.

Che riempire gli arsenali porti ad un aumento della sicurezza dei popoli è in realtà un assioma arduo da dimostrare, se non proprio una pura fantasticheria propagandistica. Sappiamo infatti che le armi, soprattutto gli ordigni bellici, vengono fabbricate per essere usate e il loro uso comporta un automatico incremento della violenza a livello planetario.

Anche l’Italia sta facendo la sua parte in questa nuova corsa agli armamenti, con le sue industrie portanti Leonardo e Fincantieri in prima fila. In Sardegna in particolare è di nuovo in forte incremento la produzione della fabbrica di ordigni RWM, anche perché la casa madre, la tedesca Rheinmetal, si è impegnata ad esportare proiettili d’artiglieria verso l’Ucraina. Ma non solo: su licenza israeliana, produce anche “munizioni circuitanti”, elusiva denominazione dietro la quale altro non ci sono che i famigerati droni-killer, largamente usati dallo Stato sionista in Medioriente. Degli scorsi giorni poi, è l’annuncio di un patto di cooperazione fra Rheinmetal e Leonardo, che promette di incrementare ancora queste produzioni mortifere.

In questo quadro sconsolante, cosa possono fare i movimenti pacifisti, oltre che manifestare il proprio dissenso?

Per contrastare l’economia di guerra, uno strumento importante può essere rappresentato dalla campagna di pressione alle banche armate, ovvero quegli istituti di credito che compiono operazioni finanziarie per conto delle grandi industrie belliche.

“Noi non vogliamo finanziare le industrie di armi con i nostri conti in banca, perché è attraverso quei soldi che si fanno le guerre”, hanno chiarito gli attivisti del Comitato Sardo Campagna Banche Armate. “Vogliamo provare a dialogare con le banche, esercitare pressione su di esse, vivificando il nostro potere di cittadini attivi e responsabili, affinché vengano considerati i nostri principi etici e politici e rispettato l’articolo 11 della Costituzione e la legge n. 185 del 1990.” Per raggiungere questo obiettivo, la campagna avrà bisogno dell’apporto di quanti, associazioni e privati cittadini, hanno a cuore la pace, la libertà e la vita sulla Terra.

Per saperne di più si può cercare sul sito www.banchearmate.org , o scrivere a comsardo.campagna.banchearmate@gmail.com .