La sera stessa dopo l’abbattimento avvenuto all’alba da parte di operai di una ditta con l’appalto per la costruzione, accompagnati, sostenuti, protetti da ingenti forze del cosiddetto ordine, parlo con Cinzia e cerco di integrare il loro articolato comunicato stampa. Mi racconta, ne traggo questa sintesi che le sottopongo alla fine.

Cinzia, del presidio, è stanchissima, non hanno dormito in parecchi questa notte, avvisati del probabile taglio e quindi presenti già dalla notte. Alle quattro e mezza tutto è iniziato.

È normale che delle cosiddette forze dell’ordine partano a quell’ora per compiere un’operazione del genere? Che siano accompagnate da un elicottero che sorvola la zona? C’è forse da arrestare un famoso latitante e sorprenderlo nel sonno, o cogliere una cosca mafiosa riunitasi proprio quella notte?

È normale che si tagli un bosco con piante ad alto fusto? Non vi sono altre aree già cementificate? Vogliamo fare un calcolo tra le aree cementificate non utilizzate e le aree boschive nell’hinterland delle nostre cittadine, soprattutto in Lombardia?

È normale che ci si ammali con alta frequenza alle vie respiratorie? Che ci si ammali di tumore in questa meravigliosa pianura padana? È normale che si proceda al taglio di due ettari di alte piante, quando tra un po’ il respiratore dovremmo averlo in tanti e tante?

È normale che quattro piccole scuole di quartiere vengano chiuse per costruirne una sola più grande (ma comunque inferiore alla sommatoria delle altre)? Perché? Si risparmia un po’ di energia a scaldarne una sola, magari costruita con maggiori accorgimenti? Ma davvero? Siete così sensibili all’ambiente, cari amministratori? Vi interessa qualcosa delle famiglie che dovranno fare più strada per accompagnare i loro bimbi? Ve ne frega qualcosa che la presunta nuova scuola verrebbe costruita a fianco di un’autostrada? Sono solo i contributi economici che arrivano, il finanziamento avuto che vi interessa? Soldi? Money?

Vergogna, in un quartiere che ha bisogno di ben altro, dove il disagio è tanto, c’è bisogno di investimenti, certo, ma in cultura, educazione, spazi, bellezza, non distruzioni e ricostruzioni, taglio di alberi e maggiore cemento. Persino il parroco della zona ha capito la posta in palio e ha sostenuto la lotta; domani, giorno di San Francesco, ci sarà una messa ricordando le parole di quell’uomo: “Laudato sii…”

I partiti? Si ride per non piangere, non esistono praticamente più. Qualche singolo si è fatto vedere, pochi a sostenere (Avs, Rifondazione, un po’ i 5 stelle); tutti gli altri, o a governare e a spalleggiare il sindaco leghista, o ad allargare le braccia e a sospirare.

Eppure, non tutto è perduto.

Lungo questi due mesi una comunità si è formata dal nulla; forse le prime brigate partigiane, antifasciste, pur con le dovute proporzioni, si formarono così. Persone che si conoscono, che costruiscono relazioni, che uniscono pensieri ad azioni, dal far da mangiare, a portare la legna per scaldarsi, da aggiustare il gazebo strappato dal vento a scrivere il comunicato stampa, dal discutere sull’ennesima provocazione ricevuta al fare l’animazione per i bimbi e le famiglie immigrate del quartiere, dall’intervista fatta alla tv che poi magari alla fine del servizio li maltratta, al costruire le casette in cima agli alberi.

Persone di diverse età, origini, cultura, formazione, chi più politicizzato, chi fresco ma deciso, unite dal fatto di esserci, dedicare tempo ed energie a questa lotta. Il bosco era loro, quelle piante avevano bisogno di loro, magari ci parlavano insieme, oggi le hanno ammazzate davanti a loro.

Sempre con le dovute proporzioni, ma per molti giovani o meno giovani, quella avvenuta oggi all’alba è stata una strage. I giovani saliti sugli alberi erano tutt’uno con gli anziani e meno anziani che stavano giù a sostenerli.

Una generazione di giovani, pochi, ma con grande coraggio e determinazione. Questa generazione crescerà.

Questi uomini e queste donne racconteranno cosa è avvenuto, come è avvenuto, chi ha aiutato, chi ha mentito, chi ha tradito. Sarà scuola per il futuro.

L’impressione di chi ha partecipato al presidio è stata anche questa: “La nostra lotta aveva avuto una diffusione mediatica, eravamo anche riusciti in molti modi a farci vedere e sentire. Questa esposizione aveva i suoi pro (l’essere noti poteva “proteggerci”), ma anche i suoi contro. Hanno prevalso questi ultimi.”

Il potere ha voluto stroncare (nel vero senso della parola) un movimento ambientalista di resistenza, colpirne uno per educarne 100. Chi lo gestisce ha rivelato ancora una volta come i muscoli prevalgano sul cervello, come l’arroganza sia emanazione del potere, come possano passare sopra i diritti e la tanto decantata “partecipazione”, come della natura, del benessere dei cittadini non gliene freghi assolutamente nulla.

Ma dal presidio appunto non si arrendono, continueranno già da domani a denunciare la possibile costruzione di una scuola in un luogo non adatto (a fianco all’autostrada), mentre fino a ieri era un bosco che proteggeva un quartiere popolare dal rumore e dallo smog di un’autostrada, quella dei laghi, trafficatissima.

Grazie Gallarate, grazie Presidio di Gallarate. Perdonateci se non vi abbiamo supportato a sufficienza, ma in questo momento vi sono fronti e battaglie ovunque, tanto che qualcuno dice: siamo anche noi già in guerra. Sarà lunga, siamo agli inizi, ma, vedrete, tutti i nuclei di resistenza, come questo, saranno fondamentali.