C’erano curiosità e anche un pizzico di apprensione per la manifestazione di ieri pomeriggio che ad Ancona ha concluso le tre giornate di iniziative di contestazione contro il G7 Salute, promosse dalla campagna “Not On My Body, nessun profitto sulla salute” a cui hanno aderito decine di realtà di base. Infatti ben pochi appuntamenti di questo rilievo si sono svolti in un giorno feriale.

Invece già alle 17 centinaia di persone con decine di bandiere e striscioni erano presenti nella centralissima e grande Piazza Cavour, la più importante della città. Così quando dopo circa una mezz’ora il corteo si è mosso c’era la sensazione che la partecipazione sarebbe stata importante.

Ad aprire la dimostrazione una cinquantina di operatori sanitari con i loro camici bianchi, medici, infermieri, ginecologhe, ostetriche provenienti da varie località della regione, dietro lo striscione “Sanità pubblica, libera, universale, gratuita”, ad evidenziare come anche nelle Marche si assiste da tempo allo smantellamento del servizio sanitario pubblico e alla sua privatizzazione, con la chiusura o il ridimensionamento degli ospedali, il taglio dei posti letto, gli organici ridotti al lumicino e le interminabili attese ai pronto soccorso e i mesi che bisogna aspettare per avere una visita, con la conseguenza di non potersi curare tempestivamente anche per malattie gravi. Un quadro purtroppo simile un po’ in tutta Italia, ben esplicitato dal Rapporto Gimbe di pochi giorni fa.

Del resto le Marche, un tempo decantate per l’economia del “piccolo e bello”, ormai si contraddistinguono per “il grande e brutto”: grandi insediamenti produttivi e commerciali che oltre a devastare il territorio, sono un attacco diretto alla salute degli umani e dei non umani.

Più volte, anche in questi giorni, abbiamo ricordato i casi emblematici della Raffineria Api di Falconara, esistente dalla fine degli anni Cinquanta, o la prossima apertura nel 2025 del grande polo della logistica alle porte di Jesi da parte di Amazon e del progetto della Edison, sempre nella stessa città, di un megaimpianto di smaltimento di rifiuti pericolosi, così come la volontà di ospitare nel porto anconetano le navi da grande crociera.

Tutti questi temi, insieme al giusto e inevitabile richiamo al genocidio in corso in Palestina e più in generale alle guerre in corso dall’Ucraina al Sudan, fino al nuovo fronte libanese, sono stati sottolineati dagli slogan e dagli interventi fatti dal camion in testa al corteo, un grande “serpentone” che in poco tempo è arrivato a contare ben tremila partecipanti, un numero che è andato oltre le più rosee previsioni.

Tra gli striscioni anche quelli di diverse delegazioni provenienti da Trento (un pullman), Veneto, Lombardia, in rappresentanza dei comitati per la sanità pubblica, nonché una delegazione romana del movimento per il diritto alla casa, il cui esponente nel suo contributo al microfono ha invitato tutti e tutte a partecipare sabato 19 ottobre nella capitale alla manifestazione nazionale contro il liberticida decreto “sicurezza” del governo Meloni. E ancora una numerosa presenza dei Centri sociali delle Marche, dei sindacati di base e di tante associazioni.

Tra i diversi interventi quello di Vittorio Agnoletto: “Questo G7 è una vera e propria presa in giro. Il ministro Schillaci ha detto che al primo posto ci sarà One Health, ma per l’Organizzazione Mondiale dalla Sanità questo significa una visione generale della sanità che tuteli gli esseri umani, gli animali e che difenda l’ambiente. Il fatto che questa parola sia in bocca ai capi dei sette governi che fanno di tutto per bloccare la transizione ecologica e che insistono sul modello di sviluppo che sta distruggendo l’ambiente e che ha prodotto tante sofferenze e tanti morti è veramente una presa in giro.

Sempre Schillaci parla di prevenzione, ma di quale prevenzione? Il suo governo in un anno ha tagliato per il 18% la prevenzione alle patologie. Si parla di piano pandemico quando il nostro Paese si è presentato a questo vertice internazionale senza averne uno.

E non dimentichiamo che questi sette governi presenti ad Ancona hanno detto no alla moratoria di tre anni dei vaccini proposta da India, Sudafrica e oltre cento nazioni all’interno dell’OMS. Era necessaria l’unanimità e invece si sono opposti l’UE, la Gran Bretagna, gli Usa, il Giappone, l’Australia, Singapore e la Svizzera.

La nostra salute è consegnata totalmente alle aziende private. L’Italia stanzia per la sanità pubblica il 6,2% del pil, che è la quota più bassa tra i Paesi presenti a questo G7 ed è la percentuale più bassa della media dei Paesi Ocse e di quelli della UE”.

Tornando al corteo, dopo aver attraversato le vie principali della città è arrivato in Piazza Roma dove si è concluso, in una Ancona che da alcune ore aveva ripreso a vivere dopo aver subito tre giorni di limitazioni insopportabili con una grave danno economico per alcune categorie, in primis i pescatori, che a causa del fermo delle attività per un’intera settimana hanno denunciato una perdita di un milione di euro.

Chissà se il Presidente delle Regione Acquaroli e il Sindaco di Ancona Silvetti, stessa maggioranza di destra, saranno orgogliosi anche di questo, dopo aver decantato la presunta luccicante vetrina offerta dal vertice internazionale per le Marche e il capoluogo.

Per tornare all’Anti G7, la mattina in un cinema rappresentanti dei movimenti si sono confrontati in un’interessante assemblea dove c’è anche da rilevare l’importante presenza di delegazioni straniere, in particolare dalla Francia e dal Belgio per conto di movimenti e sindacati, nonché il collegamento con “Marea Blanca” in Spagna, la più grande realtà europea in difesa della sanità pubblica, e anche con “People of movement” la rete mondiale dei movimenti in difesa della salute pubblica in collegamento diretto dall’India.

L’assemblea si è conclusa con l’approvazione di un documento che vuole indicare una strada per una futura mobilitazione unitaria da parte delle centinaia di realtà di base presenti nelle città italiane. E nel pomeriggio i tremila del corteo hanno già iniziato ad intraprendere questa strada.