Riceviamo e pubblichiamo da ‘Mymedia relation’

A quasi 80 anni dall’attacco atomico degli Stati Uniti d’America sul Giappone, che incenerì Hiroshima e Nagasaki, il fantasma di un conflitto globale con l’impiego di armi nucleari è tornato ad aleggiare.

Ai sopravvissuti di quei terribili giorni di agosto del 1945, ovvero all’organizzazione antinucleare giapponese Nihon Hidankyo, il Comitato di Oslo ha deciso di conferire il Nobel per la pace 2024 con lo scopo di lanciare un monito alla comunità internazionale.

Questa associazione da decenni sostiene e divulga nel mondo il ripudio delle armi atomiche come risoluzione dei conflitti. Mai come adesso, dal momento che la pace nel mondo e la stessa sopravvivenza di milioni di persone sono compromesse da una forte instabilità geopolitica causata dai tanti conflitti accesi, occorre riflettere sull’opportunità del dialogo e del rispetto tra i popoli.

Il Giappone da Paese protagonista di eventi bellici drammatici e distruttivi è riemerso dalle ceneri dell’esplosione di due bombe atomiche come voce di chi può testimoniare direttamente gli orrori delle radiazioni violente.

Di conseguenza, la scelta di attribuzione del Nobel quest’anno richiama l’attenzione su quanto sia fragile e prezioso il bene della pace.

In Italia è Etica Sgr, unica realtà italiana che propone esclusivamente fondi comuni di investimento etici e responsabili, che si fa carico di ciò attraverso il suo impegno costante nel ribadire a gran voce che la guerra non è mai una soluzione e che non potrà mai generare un impatto positivo sulla comunità.
Luca Mattiazzi, Direttore Generale di Etica Sgr si è così espresso a riguardo:

“Per quanto ci riguarda il disarmo è un tema identitario. I nostri fondi comuni non hanno mai investito in società coinvolte nella produzione, utilizzo, manutenzione, distribuzione e stoccaggio di armi convenzionali e controverse o in loro parti chiave. Si tratta di un valore non negoziabile che portiamo avanti da quando Etica Sgr è nata, nel 2000. Questa nostra posizione, condivisa da tanti risparmiatori, è in linea con l’articolo 11 della Costituzione, il quale sancisce che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Noi di Etica siamo convinti che, come risparmiatori anche se spesso inconsapevolmente, svolgiamo un ruolo cruciale nelle scelte di chi ci governa. Se cominceremo a scegliere con consapevolezza, l’azione di ciascuno di noi darà un contributo importante a far assumere alla finanza un ruolo sempre più responsabile. Sebbene l’impegno individuale non possa, da solo, porre fine ai conflitti, una crescente spinta collettiva potrà stimolare i governi ad agire concretamente per promuovere e preservare la pace.

In quest’ottica, collaboriamo da anni con ICAN (Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari), un’organizzazione svizzera insignita del Premio Nobel per la pace nel 2017 per il suo lavoro nell’attirare l’attenzione sulle conseguenze catastrofiche di qualsiasi utilizzo di armi atomiche. Nel 2022, infatti, partecipando alla prima Conferenza degli Stati Parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons – TPNW), abbiamo presentato una dichiarazione degli investitori, nella quale si includevano indicazioni specifiche per gli Stati Parte, in relazione a modalità pratiche per fermare il finanziamento della produzione e del mantenimento degli arsenali di ordigni nucleari.

L’anno successivo alla Seconda Conferenza, sempre con ICAN, abbiamo ribadito il nostro impegno verso il disarmo nucleare attraverso una seconda dichiarazione agli investitori, sottoscritta da oltre 90 istituzioni finanziarie internazionali che rappresentano oltre mille miliardi di dollari di masse in gestione.

Questa iniziativa è un esempio concreto di come la finanza etica promuova un modello economico che pone al centro l’umanità e il rispetto del nostro Pianeta, riflettendo una visione di lungo periodo per creare valore economico e accrescere il bene comune.”