ActionAid Italia e ReCommon, in base alle informazioni in loro possesso, possono affermare che non esiste alcun coinvolgimento di UniCredit nel progetto offshore di estrazione e liquefazione di gas in Mozambico denominato Coral North FLNG, anche alla luce della policy del gruppo bancario sul settore oil&gas in relazione alle attività di estrazione in acque ultra-profonde.
Le due organizzazioni sono da mesi impegnate in una campagna per denunciare gli impatti socio-ambientali dell’estrazione del gas in Mozambico e per chiedere che istituzioni finanziarie pubbliche e private italiane non sostengano nuovi progetti promossi da ENI. UniCredit è la banca italiana che maggiormente finanzia le attività di ENI, con un totale di 7,7 miliardi di dollari dall’Accordo di Parigi a oggi, di cui 1,6 miliardi nel solo 2023.
Quest’anno, ActionAid e ReCommon hanno promosso una campagna di pressione su Unicredit e Intesa Sanpaolo, facendo recapitare ad aprile oltre 600 lettere che chiedevano un impegno esplicito della banca a non finanziare Coral North FLNG. Attualmente, attraverso una petizione di ActionAid, altre 5mila persone stanno chiedendo a tutti i principali istituti di credito italiani di non investire più in progetti di estrazione di energie fossili.
“Siamo ben felici che UniCredit non sarà tra i finanziatori del progetto Coral North FLNG. Purtroppo non si può dire lo stesso per Intesa Sanpaolo, che ha una policy meno restrittiva di UniCredit in materia di estrazione in acque profonde e finora non ha dato alcuna risposta alle domande provenienti dalla società civile sulle sue intenzioni di finanziamento del progetto Coral North FLNG” ha dichiarato Susanna De Guio di ReCommon.
I progetti per l’estrazione del gas nella provincia settentrionale del Mozambico di Cabo Delgado hanno contribuito a esacerbare una situazione già profondamente segnata dal conflitto in atto promosso da milizie islamiste, che finora ha provocato oltre 4mila vittime e circa un milione di sfollati.
Lo scorso 26 settembre, un’inchiesta del giornalista indipendente Alex Perry, pubblicata dall’edizione europea della testata statunitense Politico, ha contribuito a gettare ombre molto fosche sul gigante fossile francese TotalEnergies, insieme a ENI la multinazionale più attiva in Mozambico. TotalEnergies, infatti, avrebbe avuto tutti gli elementi per essere a conoscenza dei possibili crimini di guerra compiuti dall’esercito mozambicano a difesa del suo progetto Mozambique LNG, in uno degli eventi più tragici del conflitto in corso nel nord del Paese africano.