Il 16 ottobre è una delle Giornate della Memoria di Roma e dell’intera Italia democratica e antifascista. Prima del sorgere del sole del 16 ottobre 1943 ebbe infatti inizio quello che è tristemente noto come il rastrellamento del ghetto di Roma.

Le SS naziste in collaborazione con agenti fascisti italiani circondarono l’antichissimo quartiere della Capitale dove sorgono i resti del Portico d’Ottavia e dove gli ebrei romani, comunità con una storia lunga oltre duemila anni, erano costretti a risiedere tra mille discriminazioni e umiliazioni.

1259 furono le persone arrestate nelle proprie case mentre ancora dormivano: tutta, salvo rarissimi e fortuiti casi, la popolazione ebraica del Ghetto di Roma: maschi e femmine, dagli anziani semi infermi ai neonati. Per l’esattezza si trattava di 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine.

Alcuni, considerati di “sangue misto, vennero rilasciati, poi 1.023 persone furono condotte alla Stazione Tiburtina e spedite ad Auschwitz con un lungo convoglio di carri piombati.

Molti morirono durante il lunghissimo viaggio verso la Polonia; all’arrivo nel campo di sterminio, selezionati come inabili al lavoro, altri furono immediatamente avviati alle camere a gas e ai forni crematori.

Tutti gli altri condivisero l’inferno con milioni di altri prigionieri: ebrei e zingari rastrellati in ogni parte d’Europa, omosessuali, prigionieri di guerra sovietici, militari italiani che non avevano aderito alla Repubblica di Salò, dissidenti politici (comunisti, socialisti, anarchici, cristiani coerenti con la propria fede…), testimoni di Geova e individui definiti antisociali.

Come è noto il campo di Auschwitz- Birkenau venne liberato dall’Armata Rossa il 27 gennaio del 1945, ma non pochi dei prigionieri, ridotti a larve umane, continuarono a morire anche nei giorni successivi per le condizioni gravissime in cui erano stati ridotti.

Degli ebrei romani soltanto 16 sopravvissero e fecero ritorno in Italia (15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino, morta nel 2000)

Personalmente ho vissuto l’intera giornata nel ricordo di questi fatti, che ovviamente ho narrato ai miei alunni di quinta elementare.

Consapevole della sensibilità dei miei alunni musulmani, ho pensato subito di chiarire loro che queste vittime innocenti dell’odio razzista erano cittadine e cittadini italiani di religione ebraica e che in nessun modo possono essere associati al genocidio del popolo palestinese perpetrato a Gaza dall’esercito Israeliano.

Ahmed, bambino di dieci anni italo-egiziano, tanto intelligente quanto discolo, mi ha fulminato con una frase lapidaria: “A mae’, hai detto 1943? Israele manco ce stava. E poi gli israeliani so’ coloni europei”.

L’ho guardato stupito, perché mi ha ricordato che l’antisemitismo é storicamente estraneo al mondo islamico: è tutta merda, scusate il francesismo, europea, così come il colonialismo che ha generato e connota la nascita del moderno Stato di Israele.

Finita la scuola, ho raggiunto a Piazza Santi Apostoli il presidio organizzato nei pressi del palazzi del potere da padre Alex Zanotelli e da Felicetta come ogni mese, dall’estate del 2018, per il Digiuno di Giustizia in Solidarietà con i Migranti, su cui richiamo gli articoli di padre Alex pubblicati da Pressenza.

Voglio però ricordare la riflessione di Marta, pediatra che fa parte di “Sanitari per Gaza e della sezione dell’Anpi “Franco Bartolini”, Trullo-Magliana: “Il 16 ottobre 1943 gli ebrei romani furono deportati ad Auschwitz; di oltre mille persone solo 16 sopravvissero e fecero ritorno a Roma. Oggi, 16 ottobre 2024, il nostro governo deporta 16 naufraghi nella prigione appena inaugurata in Albania. I fatti, che la coincidenza dei numeri evidenzia ulteriormente, ci impongono riflessione, azione nonviolenta e disobbedienza civile.

Alcuni di noi raggiungono quindi la Casa della Memoria e della Storia, dove l’Anpi provinciale ha deciso di ricordare il 16 ottobre 1943 presentando il libro di Ilaria Patamia: “C’era un ber sole. Storia di Settimia Spizzichino”.

Arrivato a casa trovo sul cellulare un messaggio di Cristina Matiello, Presidente del Cipax, Centro Interconfessionale per la Pace, che riporta un comunicato del Laboratorio ebraico antirazzista:

Il 16 ottobre 1943 nella città di Roma più di mille persone furono arrestate, deportate e assassinate nei campi di sterminio da mano nazista e fascista per la sola colpa di essere ebree. 

La consapevolezza delle nostre storie familiari ebraiche, fatte di persecuzioni, stermini, esili ed esodi forzati, ci ha portate fin da bambin3 a riconoscere il germe dell’odio razziale.”

La memoria deve servire per opporsi con forza contro qualsiasi discriminazione. Dai CPR alla Palestina, dal Kurdistan al Sudan. Mai più significa ma più per nessunə.”

Infine un amico mi manda la foto dei tre atleti che vollero dal podio olimpico protestare contro il suprematismo bianco: due erano statunitensi afroamericani, Tommy Smith e John  Carlos e alzarono al cielo un pugno chiuso. Il terzo, Peter Norman, era australiano e solidale con loro si attaccò alla tuta una coccarda; tutti loro decretarono così la propria emarginazione e la fine di una promettente carriera sportiva. Era il 16 ottobre 1968.

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