Il genocidio del popolo palestinese dura praticamente da un anno, aggiungendosi alle disgrazie e alle catastrofi che incominciano nel 1948 con l’espulsione di migliaia di palestinesi dalle loro case e dalla loro terra e la contestuale nascita dello Stato di Israele, che si basa sulle visioni dell’ideologia sionista. Ricordando che, soprattutto nella cosiddetta diaspora, molti ebrei si oppongono al sionismo, va continuamente e ripetutamente denunciato lo stato di sottomissione e di vero apartheid cui Israele costringe la popolazione araba, ridotta in condizioni peggiorate in modo costante nel corso dei decenni.
Nell’ultimo anno a Gaza si è messa in atto da parte di Israele e con il consenso di larga parte della sua opinione pubblica, una forma di pulizia etnica che ha portato all’uccisione in modo preponderante di civili inermi, la maggior parte dei quali donne e bambini (si stimano 200.000 vittime effettive): le affermazioni sulla caccia ai miliziani di Hamas sono, quindi, solo propaganda non corrispondente al vero. La Striscia è divenuta un lager in cui sono stati distrutti scientificamente quasi tutti gli ospedali ed uccisi decine di operatori sanitari e dei servizi di emergenza spesso assieme ai loro pazienti. L’accesso di forniture sanitarie è molto difficile a causa delle restrizioni imposte dagli israeliani: tutto questo configura un territorio assediato, occupato, continuamente bombardato, con la sistematica distruzione di scuole e Università che ha il chiaro intento di distruggere l’identità culturale del popolo palestinese. I feriti spesso non possono essere soccorsi né i morti estratti da sotto le macerie perché l’esercito israeliano lo impedisce.
Rase al suolo tutte le infrastrutture civili (nei giorni scorsi sono state distrutte in gran parte le strade e le infrastrutture di Jenin, città in cui è forte la resistenza contro l’occupazione), vengono razionate da mesi le forniture di generi alimentari che spesso sono lasciate a deperire per giorni sotto il sole del deserto prima di poter entrare nella Striscia: come arma di guerra per piegare la Resistenza, viene usata anche la fame, come fecero i nazisti a Varsavia contro il ghetto ebraico. Circa due milioni di cittadini israeliani di etnia arabo-palestinese sono oggetto di misure di apartheid. Nella West Bank (Cisgiordania) continuano a diffondersi gli insediamenti illegali dei coloni sostenuti dall’esercito israeliano che sottraggono ai palestinesi la terra su cui avrebbero dovuto costruire il loro Stato secondo gli accordi di Oslo. Migliaia sono i detenuti cosiddetti amministrativi, cioè senza imputazioni né processo, anche tanti minori, spesso sottoposti ad ogni forma di abuso, sevizia, tortura. Negli ultimi giorni e ancora più nelle ultime ore Netanyau allarga il fronte di guerra colpendo duramente i civili libanesi con la probabile intenzione di arrivare allo scontro diretto con l’Iran.
Tutto questo è reso possibile dal sostegno incondizionato degli Occidentali, americani ed europei, alle loro forniture continue di armi con cui vengono colpiti i civili inermi. Il diritto internazionale è calpestato (così come tutte le risoluzioni Onu) non solo in Palestina ma anche rispetto alle atroci azioni terroristiche che hanno colpito il Libano in modo spesso indiscriminato, facendo anche molte vittime civili.
Va rimarcato come, secondo lo statuto dell’Onu, i movimenti della resistenza palestinese sono legittimi, perché combattono contro un esercito di occupazione. L’Iran, che sostiene i movimenti di resistenza Hamas ed Hezbollah (catalogati come terroristi dall’Occidente) fa parte dei Brics, ed è uno stretto alleato di Russia e Cina. Siamo, quindi, a un’altra fase dello scontro fra gli americani seguiti dai loro alleati da una parte e il gruppo dei paesi Brics dall’altra, Paesi che mettono radicalmente in discussione la supremazia americana e che vorrebbero anche la cosiddetta “de-dollarizzazzione” degli scambi commerciali internazionali, dando così un altro duro colpo all’egemonia degli Stati Uniti, guardando a un mondo multi-polare. Gli occidentali mettono in campo – per impedire questo sviluppo – la loro forza militare, con il risultato di produrre massacri orribili e generare il rischio concreto di un conflitto generalizzato, mondiale.
Non possiamo essere spettatori passivi; sull’esempio che ci viene dalle numerose manifestazioni di solidarietà con la Palestina che ci sono in tantissimi Paesi del mondo, dobbiamo mettere in campo delle giornate di lotta coordinate della società civile a livello europeo e possibilmente mondiale. Oggi la Palestina rappresenta simbolicamente ma anche molto concretamente la lotta per riaffermare l’autodeterminazione dei popoli e la centralità inviolabile dei diritti umani e del diritto internazionale.
La Rete Mobilitazione Globale Pace propone quindi di assumere la giornata del 12 ottobre come giornata internazionale di lotta e mobilitazione per esprimere concreta solidarietà al popolo palestinese ed a tutti i civili del Medio Oriente colpiti da un potere sanguinario e militarista, per riaffermare tutti insieme senza se e senza ma il diritto dei popoli alla propria autodeterminazione e la riaffermazione delle regole della legalità nternazionale, violate da Israele e dai suoi alleati occidentali.
Per informazioni, contatti e adesioni: retemobilitazioneglobalepace@gmail.com