Preoccupato dallo scenario internazionale, in ansia per l’emergenza ambientale e affaticato dalla quotidianità e per questo sempre più inquieto (+8 punti sul 2022): è questo il Paese che emerge dal Rapporto Coop 2024 pubblicato in questi giorni. Un Paese in cui si riduce la quota di chi guarda con fiducia al futuro – che scende di 4 punti in due anni – e nel quale aumenta il timore (+11 punti percentuali 2024 su 2022). Tanto più che il 55% degli italiani è alle prese con una vita ben diversa da quella attesa, spesso peggiore (44% del campione). Un sentiment con cui gli italiani si proiettano in avanti che cozza appunto con i dati dell’oggi. Ma è anche un Paese ove si registra uno strisciante de-consumismo.

La parola chiave con cui gli italiani si approcciano ai consumi non può allora che essere “risparmio”, di gran lunga il primo criterio di scelta negli acquisti (lo dice il 75% del campione). “Sostanzialmente una vita a basso impatto, si legge nel Rapporto, dove l’essenziale diventa centrale, il superfluo viene drasticamente ridotto e dove si fa largo un ripensamento significativo della propria identità affidata più alla dimensione personale che a quella economica e al valore segnaletico ed edonistico dei consumi. Una indifferenza – a volte una fatica – per gli acquisti e uno strisciante de-consumismo che viaggia di pari passo con la ricerca del benessere personale fino a fare della cura del proprio corpo un vero e proprio culto, in qualche caso un’ossessione, fino a sfiorare comportamenti disfunzionali (8,6 milioni gli italiani che assumono o sono interessati a ricorrere a farmaci per il diabete per dimagrire).”

Gli italiani sono ben più attenti a una alimentazione sana rispetto al resto degli europei. Coloro che pensano di rafforzare questa propensione sopravanzano di 36 punti percentuali chi la diminuisce; una differenza più alta di quella europea che si ferma a 31 punti percentuali. E sempre gli italiani sono anche gli unici, almeno a parole, a dirsi disposti a pagare di più per avere prodotti salutari (complessivamente e al netto di chi non sarà disposto, +15%; a fronte di una media Ue ferma a +1%). Sempre di più la scelta del cibo passa dalla testa piuttosto che dalla pancia, si moltiplicano le identità alimentari e si rafforza la coscienza ambientalista, sempre più (insieme al benessere) driver guida dei comportamenti alimentari (e delle tante rinunce quotidiane). Se un italiano su 3 (34%) privilegia ancora la dieta mediterranea, si affermano le diete ricche di proteine non animali e la riscossa salutista non lascia a casa nemmeno il biologico dopo anni di difficoltà per il carovita. 

Il dato più significativo che sembra emergere dal Rapporto Coop 2024 è comunque, come si diceva, quello strisciante de-consumismo che sta caratterizzando la vita degli italiani in questa fase: per l’85% del campione piuttosto che la capacità economica e lo status sociale è proprio la dimensione personale e privata a caratterizzare la percezione di sé stessi, a partire dalla famiglia, dalla propria situazione affettiva e anche dal dispiegarsi delle proprie doti etiche e morali. Anzi, l’acquisto e il possesso di beni smettono di essere aspirazionali e sembrano perdere per buona parte degli italiani quegli attributi di gratificazione personale e di riconoscibilità sociale che pure hanno caratterizzato una lunga fase della nostra società degli ultimi decenni. “Una indifferenza, si legge nel rapporto, per gli acquisti (coloro che aumenteranno gli acquisti solo per il mero piacere di comprare sono meno di chi invece aumenterà questo approccio di consumo, -3 punti percentuali) e uno strisciante de-consumismo che relega i forzati del lusso in una trincea sempre più minoritaria e oramai appannaggio solo dei super ricchi.”

Qui l’anteprima digitale del Rapporto Coop 2024: https://italiani.coop/download/anteprima-digitale-rc23-selezione-tavole/?wpdmdl=21750&refresh=66e145cee4f041726039502

E che i comportamenti degli italiani sembrino incamminarsi per strade più virtuose, si dimostra anche dalla forte riduzione negli ultimi anni dell’interesse dei giovani per l’auto. Nello specifico, come dimostrano i dati di Segugio.it, il portale della comparazione tramite internet di prodotti assicurativi, utilities e prodotti di credito, nel periodo tra il 2012 ed il 2022 le vetture intestate ad under 25 sono scese sotto le 600 mila (-33%), in controtendenza rispetto alla crescita del parco auto circolante nello stesso periodo, pari all’8% (https://assicurazioni.segugio.it/news-assicurazioni/auto-intestate-ad-under-25-in-calo-del-33-tra-le-cause-i-costi-elevati-dell-assicurazione-rc-00041367.html). Una delle cause di questo crollo è il minor interesse nei confronti dell’auto, che non rappresenta più per i giovani un simbolo di emancipazione, come testimonia il fatto che la patente viene presa sempre più tardi. Segugio.it ha confrontato l’età di conseguimento della patente degli utenti che hanno salvato un preventivo ad agosto. Da questa analisi si nota che, mentre tra gli over 50 la percentuale di chi ha ottenuto la patente a 18 anni è del 72%, tra i giovani under 25 questa percentuale scende al 46%. Il divario si rafforza ulteriormente in alcune grandi città del Nord, tipo Milano e Torino, dove la percentuale di under 25 che conseguono la patente a 18 anni scende rispettivamente al 35% e 39%. In queste città, dove sono presenti numerose alternative di mobilità e il trasporto pubblico è più capillare, l’interesse verso la proprietà di un’auto è ancora più basso.