Riceviamo e pubblichiamo da Rete Ambientalista

Avevamo avuto ragione nel 2015 a titolare “Ambiente Delitto Perfetto” il nostro libro (Barbara Tartaglione e Lino Balza, prefazione di Giorgio Nebbia).

“Perché”, come dimostrammo in due voluminosi volumi, “nelle aule giudiziarie impuniti si consumano scandalizzanti delitti contro il bene comune per eccellenza, che è la salute ovvero l’ambiente”.

Uno di questi è la recente sentenza Ilva.

Forse il più grave, non solo perché assolve i responsabili di uno dei più efferati disastri eco sanitari perpetrati in Italia, ma soprattutto perché crea un pericolosissimo precedente: i processi non si potranno celebrare nei territori dove l’inquinamento è avvenuto, anzi, quelli già in corso e le relative condanne potranno essere annullati anni e anni dopo.

Con il cavillo che alcuni giudici vivessero negli stessi quartieri in cui abitano persone costituitesi parte civile o che ex magistrati fossero parti offese, la Corte d’assise d’appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, ha annullato le 3.700 pagine della sentenza del Tribunale di Taranto che, in dodici anni di udienze, perizie e testimonianze, avevano condannato i Riva a 22 e 20 anni, Niki Vendola a 3 anni e 6 mesi, eccetera per altri 23 imputati.

Così il maxi-processo “Ambiente Svenduto” dovrà ripartire da zero e se ne occuperanno i magistrati di Potenza.

Con un rischio enorme: la prescrizione rischia di cancellare buona parte dei reati.

Per scongiurare questo delitto, “E’ auspicabile che la decisione della Corte d’appello sia impugnata dalla Procura e portata in Cassazione”: così si esprime Alessandro Marescotti, presidente dell’associazione PeaceLink, “evitando un allungamento dei tempi e un rischio concreto di prescrizione per reati gravissimi come la concussione e, probabilmente, l’omicidio colposo”.

Il pronunciamento favorevole della Cassazione eviterebbe presumibili rischi in altri processi di natura ambientale.

Si pensi che gli avvocati difensori altrimenti chiederebbero che il processo Miteni sia spostato da Vicenza, o che la sentenza (prevista per la primavera) potrebbe essere annullata negli anni seguenti.

Si pensi al processo Solvay di Alessandria che neppure potrebbe avviarsi a fine anno.