Quando si guarda la Terra da lontano, come ci permettono di fare le foto scattate da satelliti artificiali, ci si rende conto di quale sia la nostra condizione: siamo passeggeri di una specie di astronave che viaggia nell’infinità dell’Universo.
È un’astronave del tutto speciale perché non potrà mai atterrare da nessuna parte, non potrà mai fermarsi a una stazione di servizio per far rifornimento o scaricare rifiuti.
Se qualcosa non funziona, dobbiamo rimediare da soli, senza neppur scendere.
Gli scienziati da tempo ci avvertono che è in atto un pericoloso cambiamento: aumenta la temperatura del globo (il 21 luglio è stata la giornata più calda di sempre) e sta cambiando il clima, con conseguenze molto gravi.
È un effetto causato dall’uso dei combustibili fossili, la nostra principale fonte di energia.
Ogni secondo, e i secondi passano in fretta, nel mondo consumiamo 250 tonnellate di carbone, 1000 barili di petrolio e 105 mila metri cubi di gas, producendo e immettendo nell’atmosfera, sempre ogni secondo, circa 1000 tonnellate di anidride carbonica (CO2): un gas che avvolge il globo come un manto che permette ai raggi solari di scaldare la superficie del pianeta, impedendo al calore di uscire nello spazio.
Questo fenomeno, chiamato «effetto serra» provoca un riscaldamento della Terra e pesanti cambiamenti climatici.
Gli scienziati dell’IPCC (International Pannel on Climate Change) ci dicono che c’è solo un modo per arginare questa situazione, che diventa ogni giorno più grave: smettere di usare i combustibili fossili e sviluppare le energie rinnovabili del Sole, del vento e dell’acqua.
La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, però, è fortemente ostacolata da interessi economici e politici.
Il segretario dell’Onu Guterres ha più volte ammonito che «il mondo è fuori rotta» e gli scienziati hanno lanciato «un’ultima chiamata » per salvare il pianeta.
Chi si aspettava un Piano del Governo per l’energia e il clima capace di riportare l’Italia nella rotta giusta e di rispondere all’ultima chiamata degli scienziati, anche quest’anno è rimasto molto deluso.
L’Italia, invece di adagiarsi sulle direttive e sugli obiettivi europei, dovrebbe attuare programmi più ambiziosi, in linea con le sue possibilità.
Ha abbondanti energie rinnovabili e una forte industria manifatturiera che permette di utilizzarle per ottenere, senza causare inquinamento, elettricità, che è la fonte energetica più pregiata.
Invece, continuiamo a importare combustibili fossili che bruciamo per ottenere calore, dimenticando l’inquinamento e i cambiamenti climatici di cui sono responsabili e che colpiscono duramente il nostro territorio, proprio nella sua vocazione turistica e culturale.
Dovremmo aver capito che ormai abbiamo «bruciato» più di quello che si doveva «bruciare » e anche che l’agricoltura deve essere utilizzata solo per l’alimentazione e non per produrre biocombustibili.
La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili è non solo necessaria, ma inevitabile.
Per il nostro Paese assecondarla o, ancor meglio, anticiparla sarebbe una grande opportunità di crescita economica e di riduzione dei costi causati dai cambiamenti climatici.
(VINCENZO BALZANI , docente emerito di Chimica Università di Bologna)