È arrivata ieri, tramite una mail a Nicoletta Dosio, che da sempre sostiene le loro lotte, la comunicazione sullo sciopero della fame a staffetta iniziato dalle donne della sezione detenute del carcere di Torino. In un’estate “rovente” scandita dalle rivolte e da numerosi atti di violenza scoppiati nelle carceri di tutta Italia, ma anche da proteste pacifiche, come la battitura del 15 di agosto, le donne riprendono la loro protesta pacifica e non violenta che rivolgono a parlamentari e istituzioni. Al 31 agosto Antigone comunica che in carcere sono recluse 61.758 persone su una capienza regolamentare di 50.911 posti, dalla quale vanno sottratte almeno 3000 celle inagibili. Sono 69 i suicidi, l’ultimo l’altro ieri, un ragazzo di 18 anni arso vivo in una cella di San Vittore. Sono 7 gli agenti della polizia penitenziaria che si sono tolti la vita in questo anno, sintomo di un sistema oppressivo e violento che non risparmia nessuno degli “abitanti” dei gironi infernali ormai ingestibili. In questo clima di “emergenza”, che emergenza non è perché ha cause strutturali e ben identificabili, le scelte dell’attuale governo sono state giudicate dai vari esperti, tecnici e attivisti, ridicole e totalmente inutili. Ancora una volta è alle donne detenute che tocca alzare la voce e chiedere interventi concreti ed efficaci. Ascoltiamole e sosteniamole.

A fronte del crescente sovraffollamento e di tutti gli eventi critici riguardanti gli istituti di pena, e viste le inefficaci misure adottate fino ad oggi da parte delle istituzioni competenti in materia penitenziaria per ridurre il numero dei reclusi, garantendo così, condizioni di vita dignitose e percorsi trattamentali e di reinserimento così come è scritto in Costituzione ed anche nell’ordinamento penitenziario del 1975. La sezione femminile del carcere di Torino, con l’adesione di 57 donne ivi ristrette

 DICHIARA

che a partire dal 5/9/24 comincerà lo sciopero della fame a staffetta e ad oltranza. Tale iniziativa e scelta pacifica ha lo scopo di richiamare più attenzione possibile sulle condizioni detentive affinché venga concessa la liberazione anticipata speciale di 75 giorni e/o qualsiasi misura concreta ed immediata che riduca il sovraffollamento e faccia fronte all’emergenza umanitaria che vive tutta la comunità penitenziaria.

Seguono 57 firme della 1, 2 e 3 sezione femminile

“Non c’è più tempo, ne spazio. In queste strutture fatiscenti ed insalubri si fa fatica a gestire “un’esistenza”.

Dopo il susseguirsi di suicidi, eventi critici, roghi, detenuti ed agenti feriti e la costante crescita del sovraffollamento.

Al termine di un’estate “rovente” non solo per il clima, dal 5/9/24, 57 donne ristrette nel carcere di Torino, hanno deciso di portare avanti lo sciopero della fame ad oltranza e a staffetta.

Questa scelta pacifica ha lo scopo di richiamare l’attenzione pubblica, del Parlamento e delle istituzioni sulla situazione d’emergenza totale delle carceri ed affinché venga concessa qualsiasi misura che riduca il sovraffollamento e/o la Liberazione Anticipata Speciale di 75 giorni.

A causa del sovraffollamento questi magazzini di corpi stanno per esplodere.

L’unico crimine che vediamo e subisce tutta la comunità penitenziaria fatta di detenuti e detenenti e l’indifferenza. Chiediamo attenzione e concretezza, che tutti mettano da parte le strumentalizzazioni e si decidano.

Ci rivolgiamo ai parlamentari e ministri facendo leva sulla Costituzione, e quindi sui diritti fondamentali, sul senso utile della pena, che invece in queste condizioni e del tutto inefficace in prospettiva futura.

Ci rivolgiamo nuovamente al Presidente Mattarella, in quanto garante del rispetto della Costituzione: convinca coloro che insediandosi al governo hanno giurato proprio sulla Costituzione a ridurre il numero dei reclusi rispondendo con soluzioni logiche ed umane.

Non c’è più tempo né spazio!