Gaza

I generali israeliani hanno compiuto 3 stragi nella giornata di ieri domenica, fino a mezzogiorno. 47 civili uccisi e 94 feriti.
Nell’arco della giornata sono stati compiuti altri bombardamenti che hanno portato all’uccisione di 31 persone.
In un solo attacco contro una scuola trasformata in rifugio per sfollati, nel quartiere Zeiatoun a Gaza città, sono stati uccisi 11 civili, quasi tutti donne, bambini e anziani.

Nel centro di Gaza, sono iniziate le operazioni di vaccinazione dei bambini contro la poliomielite.
Secondo fonti dell’UNICEF sono stati vaccinati fino a ieri sera 72 mila bambini.
A Deir El-Balah è stata rispettata la tregua, ma a pochi chilometri, nel centro di Gaza cttà, le bombe israeliane hanno causato stragi tra gli sfollati.

Le agenzie dell’ONU continuano a ribadire che il blocco dell’ingresso dei camion di aiuti dall’unico valico aperto, quello di Karam Abu Salem nel sud, sta causando una sofferenza per la popolazione civile affamata.
“I depositi di alimentari non permettono di distribuire più di un pasto al giorno. E molte famiglie non ce la fanno ad ottenerlo, per l’esaurimento dei prodotti. Centinaia di bambini dopo lunghe file tornano a casa a mani vuote”.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Da mercoledì scorso è in corso l’operazione militare israeliana nel nord della Cisgiordania ed in particolare contro Jenin.
Una delle vittime colpite era un anziano di 80 anni che i militari israeliani dopo avergli sparato e ferito, lo hanno stritolato sotto le ruote del loro veicolo. Un’atrocità indicibile che è stata documentata in un video.
La situazione in tutta la Cisgiordania è calda e l’esercito israeliano sta conducendo una guerra con l’arrivo di altre 8 brigate per soffocare la rivolta della popolazione che rifiuta si sottomettersi all’occupazione ed alle sue offensive per accaparrarsi le terre e deportare gli abitanti.
Il totale delle brigate militari impiegate nell’offensiva in corso è di 23.
Mai avvenuto in passato.

A Tarqumia, vicino ad El-Khalil, dopo l’uccisione di tre militari israeliani, è in corso una retata che ha toccato tutti i paesi del circondario alla ricerca dell’autore della sparatoria.
L’esercito sostiene di averlo individuato e ucciso e ci sono in corso i preparativi per la demolizione della casa di famiglia, come atto vendicativo collettivo.

Prigionieri

Sono stati pubblicati i nomi e le foto degli ostaggi di cui l’esercito israeliano ha recuperato i corpi in un tunnel a Rafah.
Tra di loro un cittadino americano con la doppia cittadinanza.
Quattro di loro sarebbero stati rilasciati nello scambio di prigionieri che si stava trattando da 4 mesi.
Di ciascuno di queste vittime sappiamo tutto, ma delle migliaia di prigionieri palestinesi, torturati e molti di loro uccisi nei campi di concentramento e di sterminio nel Negev, neanche una riga è apparsa sulla stampa scorta mediatica del genocidio dei palestinesi compiuto dall’esercito israeliano a Gaza.
Giornalisti israeliani coraggiosi hanno invece denunciato questi crimini con inchieste che hanno svelato la disumanizzazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Un doppio standard che non fa bene al giornalismo.

Israele

In Israele, la notizia dei sei ostaggi trovati morti in un tunnel a Rafah ha suscitato una forte rabbia contro il governo Netanyahu.

Nella sola manifestazione di ieri domenica a Tel Aviv hanno partecipato quasi 300 mila persone. Ci sono state altre manifestazioni a Haifa, Gerusalemme ed altre città.

Secondo gli organizzatori il totale dei partecipanti ha superato i 700 mila.
Sono state chiuse per diverse ore le autostrade di collegamento tra Tel Aviv e Gerusalemme e la polizia ha sparato lacrimogeni contro la folla ed arrestato almeno 20 persone.
Tra i feriti per la repressione della polizia anche un deputato laburista.

Oggi è in corso uno sciopero generale indetto dalla centrale sindacale Histadrut.
I primi rapporti giornalistici ci indicano un successo enorme dell’iniziativa sindacale.
L’aeroporto di Tel Aviv è completamente chiuso. Nessun aereo è decollato o atterrato a causa dell’adesione totale del personale.

Il governo aveva tentato di ricorrere alla magistratura per dichiarare illegittimo lo sciopero, ma la manovra non è andata a buon fine.

Diplomazia

L’erede al trono e primo ministro saudita, Mohammed Bin Salman, intravvede il pericolo di un allargamento del conflitto voluto da Netanyahu e va ai ripari.

Ha telefonato a El-Sisi e Erdogan per tentare di unificare il mondo musulmano sunnita e fare pressioni per mettere fine al genocidio di Gaza e alla deportazione in atto in Cisgiordania.
Secondo l’agenzia stampa del regno, Bin Salman ha espresso nelle due telefonate la sua preoccupazione per il perdurare del genocidio a Gaza e per la repressione feroce in Cisgiordania che annuncia altre deportazioni di palestinesi.

Egitto-Etiopia

L’annuncio imprevisto del quinto riempimento della diga etiopica Rinascita sul Nilo, ha suscitato le reazioni del Cairo.
Il governo ha scritto al Consiglio di Sicurezza spiegando i pericoli sulla sicurezza nazionale egiziana di un passo simile: riduzione della quota di acqua spettante al paese, con pericoli di trasformare il Nilo in un torrente in casi di siccità.

Iraq

In un’operazione congiunta tra forze USA e esercito iracheno sono stati uccisi 15 jihadisti dell’Isis (Daiesh).
L’operazione si è svolta nella regione occidentale dell’Iraq nel triangolo di confine con Siria e Giordania.
Prima la zona è stata sottoposta ad un intenso bombardamento e poi le truppe irachene con supporto di unità speciali USA sono entrati via terra per inseguire i jihadisti sopravvissuti.

La sempre maggiore presenza di elementi di Daiesh ha rallentato il processo di ritiro delle truppe di occupazione statunitensi in Iraq.
A metà agosto, il governo di Baghdad ha annunciato di aver raggiunto un accorro con Washington per il rinvio del programma di ritiro a causa degli sviluppi militari nella regione.