L’ultima trovata, inserita fra le pieghe del nuovo decreto sicurezza del governo, lascia allibiti per l’inutile cattiveria con cui colpisce chi è arrivato in Italia. Come sa chiunque si occupi della materia, i tempi per ottenere il fatidico permesso di soggiorno o documento equipollente, sono lunghi e vessatori, anche se si tratta di un rinnovo per chi ne è già in possesso. All’articolo 32 del nuovo decreto si stabilisce che per poter aver diritto ad una Sim, ovvero ad una scheda fondamentale per poter comunicare con i propri cari, persino per avere notizie dalle questure a cui si è presentata richiesta del permesso, bisogna dimostrare di avere già tale documento. Se lo fa un’altra persona al tuo posto, rischia di vedersi requisita la Sim e se il rivenditore non si accerta di tale documentazione, rischia la sospensione della licenza. Anche comunicare, a proprie spese peraltro, diventa un reato.
Si tratta dell’ennesimo esempio di come questo governo, che incontra in materia scarsa opposizione, consideri le persone non ancora regolari come criminali a prescindere, buoni per essere sfruttati nei campi, in edilizia o nel lavoro di cura, ma che non debbono avere neanche il diritto di poter comunicare. Una proposta ipocrita e inaccettabile che va contrastata in ogni sede, politica e giudiziaria. Ci appelliamo intanto al Garante della Costituzione perché si opponga a far divenire tale articolo, come l’intero decreto, legge dello Stato.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Stefano Galieni, responsabile nazionale immigrazione PRC-S.E.