Mentre nelle stanze del Comune di Sulmona si continua ad osservare la consegna di un tetragono silenzio – forse perché, stando zitti e buoni, sperano di trarre qualche vantaggio da una trattativa per le “compensazioni”? – la vicenda Snam è approdata nuovamente sui media nazionali. Rai 3 ha trasmesso la replica dell’inchiesta di Presa Diretta andata in onda in aprile; la notizia della protesta nonviolenta davanti al cantiere di Case Pente ha avuto una eco che è andata oltre gli organi di informazione locali e regionali; il Fatto Quotidiano.it ne ha pubblicato il video.
Il giornale online Qualenergia.it, tra i più autorevoli nel settore della politica energetica, alla notizia ha fatto seguire un proprio commento con cui dà ragione ai cittadini che da oltre 16 anni stanno lottando contro l’inutile, dannoso e pericoloso progetto Snam Linea Adriatica. “Le infrastrutture del gas già esistenti in Italia – scrive Qualenergia.it – permettono già di soddisfare i requisiti di sicurezza del sistema per gli scenari di domanda coerenti con gli obiettivi climatici. Solo uno scenario di ritardata transizione energetica rispetto agli obiettivi nazionali e internazionali di decarbonizzazione vedrebbero al 2030 una domanda di gas superiore a quella attuale. Solo in questo caso si renderebbero necessari il rafforzamento della dorsale Adriatica, un incremento del 50% del gasdotto trans-adriatico, meglio conosciuto come TAP (Trans Adriatic Pipeline) e lo spostamento del rigassificatore di Piombino. Queste conclusioni – precisa Qualenergia.it – sono contenute in uno studio del think tank indipendente ECCO Climate intitolato “lo stato del gas: quali infrastrutture servono all’Italia? (l’inutilità di nuove infrastrutture gas in Italia)”.
Il giornale aggiunge che “nuovi investimenti in infrastrutture per il gas e una rinnovata e maggiore dipendenza dal gas esporrebbero l’Italia a molteplici rischi come: a) Le ripercussioni del costo della materia prima su famiglie e imprese; b) la forte possibilità che nuove infrastrutture si trasformino in investimenti incagliati, incapaci cioè di ripagare gli operatori, le cui passività potrebbero finire per ricadere sulla fiscalità generale o sulla collettività tramite nuovi oneri, anche se gli investimenti fossero di natura privata; c) la distrazione di risorse pubbliche dallo scenario di decarbonizzazione basato sulle rinnovabili che, secondo lo studio, è quello in grado di garantire una maggiore sicurezza anche a fronte di instabilità geopolitiche”. Qualenergia.it conclude affermando: “non sembra che le premesse che dovrebbero giustificare la costruzione della nuova dorsale adriatica siano soddisfatte dalla realtà”. Michele Governatori, responsabile elettricità di ECCO Climate, interpellato da Qualenergia.it. ha commentato: “Fanno bene a protestare pacificamente. Fanno qualcosa di utile a tutti sul piano del clima e sul piano della economicità dell’accesso all’energia in Italia”.
Alla presa di posizione di Qualenergia.it ha replicato la Snam con una nota in cui afferma che “secondo gli scenari previsionali del Pniec (Piano nazionale energia e clima) la domanda di gas stimata per il 2030 è in linea con quella del 2023, vicina quindi a 60 miliardi di metri cubi”. La società di San Donato Milanese continua sostenendo che l’invasione russa dell’Ucraina e la conseguente rinuncia al gas russo hanno “portato a saturare le direttrici attualmente disponibili lungo l’asse che dal meridione raggiunge i poli di consumo del settentrione, rendendo evidente l’esigenza di una terza linea, anche con l’obiettivo di garantire continuità di fornitura in caso di eventuali picchi di domanda. Le previsioni del Pniec inviato a Bruxelles nel 2024 confermano anche per il prossimo futuro il ruolo centrale del gas, anche del gas naturale liquefatto (Gnl)”. In ogni caso, conclude la multinazionale, “la capacità del sistema, anche alla luce del delicato contesto geopolitico, va parametrata non su base annua ma sui picchi giornalieri della domanda che, in determinati momenti dell’anno, possono raggiungere anche 400 milioni di metri cubi. Si tratta di richieste a cui bisogna farsi trovare pronti in termini di ridondanza e flessibilità delle strutture disponibili, tali da garantire la continuità di fornitura in presenza di una domanda particolarmente elevata”.
Alle affermazioni della Snam ha risposto Francesca Andreolli, coautrice dello studio di ECCO Climate sullo stato del gas in Italia : “Con una domanda europea allineata agli obiettivi del piano Fit For 55 al 2030 e con una domanda italiana così come individuata dal Pniec, l’infrastruttura esistente, insieme al rigassificatore a Ravenna ormai autorizzato e in costruzione, è già in grado di garantire il fabbisogno nazionale ed esportare volumi verso l’Europa per 7 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Lo dimostra anche un’analisi degli andamenti del 2023, in cui l’infrastruttura esistente si è rivelata sufficiente a immettere nella rete nazionale oltre 63 miliardi di metri cubi/anno; e i primi otto mesi del 2024 confermano il trend di riduzione”. Inoltre – ha proseguito Andreolli – il Pniec non tiene sufficientemente conto dell’impatto di un rafforzamento delle politiche di promozione dell’efficienza energetica e dell’elettrificazione dei consumi, in particolare nel settore industriale, che andrebbero a ridurre ulteriormente la domanda di gas al 2030”.
Per quanto riguarda le criticità in relazione alla domanda di picco Andreolli evidenzia che nella stima della Snam “non è chiaro quanto vengano tenuti in considerazione gli effetti dell’aumento medio delle temperature, che negli ultimi due anni ha determinato temperature giornaliere anomale e un ritardo nell’inizio della stagione invernale. Ad ogni modo, prendendo i flussi esistenti dai diversi punti in entrata, ed escludendo quello russo da Tarvisio, una domanda di picco giornaliero di 400 milioni di mc/giorno verrebbe soddisfatta. Quindi è da chiedersi se valga la pena costruire una nuova linea di trasporto per rispondere a una domanda di picco che si potrebbe verificare solo per poche ore all’anno, in condizioni eccezionali e che, stando ai valori storici, si è realizzata solo nel 2010, 2012 e 2017”. La coautrice del rapporto di ECCO Climate conclude sostenendo che “sarebbe probabilmente meglio puntare di più su alternative quali il servizio di interrompibilità o una maggiore attenzione verso rinnovabili, efficienza energetica ed elettrificazione dei consumi domestici, azioni che sono già previste all’interno della politica di decarbonizzazione. Contando anche il fatto che il Pniec presenta comunque uno scarto emissivo da colmare rispetto agli obiettivi del pacchetto europeo”.
Insomma, le motivazioni che la Snam porta a giustificazione della centrale di Sulmona e del metanodotto Linea Adriatica di 430 km fino a Minerbio (BO) non convincono gli esperti che da molti anni studiano la problematica del gas nei suoi scenari nazionali ed internazionali. Sarà per questo che la Snam continua a rifiutare testardamente il confronto pubblico più volte richiesto dai comitati cittadini di Sulmona?
Per il clima Fuori dal fossile – Sulmona