“È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini”. Con queste parole la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha commentato la richiesta di condanna del Pubblico Ministero nei confronti di Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco dalla Open Arms di 147 migranti a Lampedusa.
Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria, colpisce l’ultima parte della frase di Giorgia Meloni: “come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini”. Anzitutto perché un ministro non riceve alcun mandato dai cittadini, poiché in realtà viene nominato dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio incaricato. E soprattutto non può essere considerato automaticamente lecito un comportamento soltanto perché coerente con un eventuale “mandato ricevuto dai cittadini”. Nessun mandato ricevuto da chiunque può giustificare l’eventuale violazione di una legge o dei diritti delle persone. Insomma, la frase dell’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri è “incredibile” sia sotto il profilo costituzionale sia dal punto di vista giuridico.
Nello stesso modo si potrebbe valutare la frase dell’imputato Matteo Salvini, che così ha commentato la richiesta di condanna formulata dalla pubblica accusa: “mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa e processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L’articolo 52 della Costituzione italiana recita che la difesa della Patria è un sacro dovere del cittadino. Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani, mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data”.
E’ del tutto evidente la differenza tra il diniego allo sbarco di alcuni naufraghi appena soccorsi in mare e la difesa dei confini di una Nazione. Inoltre, la Costituzione prevede il dovere della difesa della Patria, ma non con qualsiasi mezzo e in qualsiasi situazione. Violare la libertà di persone in pericolo di vita non sembra un modo per realizzare “la difesa della Patria e degli italiani”.
Anche Salvini cerca di giustificare il proprio comportamento con una presunta coerenza, con il mantenimento della “parola data”. A chi? Agli elettori del suo partito? Ma un Ministro rappresenta la Repubblica, giura sulla Costituzione e deve rispondere politicamente al Parlamento che gli ha dato la fiducia. E comunque non può violare le leggi, qualsiasi promessa abbia fatto a qualcuno.
Resta il fatto che il Presidente del Consiglio e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti dovrebbero astenersi dal commentare le attività dei magistrati, soprattutto se relative a sé stessi o a membri del proprio governo. La separazione dei poteri e l’autonomia dell’ordine giudiziario sono pilastri fondamentali della democrazia costituzionale. Da un’accusa ci si difende nel processo. È una regola che dovrebbe valere per tutti.
Aristotele l’aveva ben chiaro: “L’unico Stato stabile è quello in cui tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge”. E così sta scritto anche nella Dichiarazione Universali dei Diritti Umani: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione”.