Nel suo articolo Carlo Triarico ha semplicemente affermato che vi sono altrettanti studi che dimostrano l’esatto contrario e che chi opera nel mondo della ricerca scientifica più che assolutizzare propri punti di vista, anche conseguenti propri percorsi di studio e ricerca, dovrebbe invece contestualizzare e tematizzare con la dovuta circospezione temi di questa portata. Ovvero non presentarli come risultati scientifici inoppugnabili.

E’ stata anche posta l’attenzione sull’annoso tema della indipendenza della ricerca scientifica pubblica, ovvero sugli intrecci esistenti fra fondi pubblici, risorse private e terzietà dei ricercatori. Quanto è libera una ricerca su temi di forte interesse agro-industriale e commerciale finanziata direttamente da chi poi ne dispone sui mercati globali? È lecito porsi questa domanda?

Colpisce anche il fatto che la stessa pubblicazione scientifica sia stata oggetto di numerose critiche, a volte molto più dure e roventi, apparse su altre riviste scientifiche in giro per il mondo. Sono stati anche argomentati in modo critico tali risultati considerati anche poco attendibili e forti dubbi di conflitti di interesse degli autori.

Ma perché fra tutti si è voluto colpire in particolare Carlo Triarico? L’analisi critica della pubblicazione è stata effettuata da autorevole rappresentante di un movimento di agricoltori, operatori economici, studiosi, ricercatori e semplici cittadini, che da un secolo a questa parte, nel solco del pensiero biodinamico, denuncia gravi rischi per il pianeta e l’uomo, dovuti ad un’agricoltura industriale basata sul determinismo ed il riduzionismo, di cui gli OGM ne sono l’ultimo e il più drammatico esempio.

Triarico dalle pagine dell’Osservatore Romano pubblicava una serie di inchieste scomode sul monopolio dei semi, gli OGM, i pesticidi e i cartelli delle multinazionali, inchieste che oggi non compaiono più. E non è forse un caso che proprio per contenere il fenomeno delle querele che minacciano la libertà di stampa e di critica, l’Unione Europea ha recentemente emanato una direttiva.

Chi opera nella ricerca scientifica (ancora di più se pubblica) ha in primo luogo il compito di mettere a disposizione della società e dell’economia linee di interpretazione ampie e complesse della realtà e dell’innovazione tecnologica, prima ancora che assolutizzare tesi e punti di vista, che inevitabilmente si accostano ad interessi economici e finanziari di ampia portata e carichi di conseguenze per la vita di operatori economici e cittadini di tutto il mondo.

Ecco perché questa vicenda giudiziaria non può passare in silenzio! E non riguarda solo una persona, ma una intera categoria economica e sociale italiana e mondiale, che da decenni nel solco dell’agroecologia oppone una seria ed argomentata contrarietà verso pratiche manipolatorie chimiche e del patrimonio genetico di piante ed animali, orientate alla massimizzazione della produttività agricola o animale.

Noi ci poniamo al fianco di Carlo Triarico, che in questa vicenda ci rappresenta tutti, con la sua intelligenza, la sua sensibilità culturale e il suo spirito libero di critica, verso un modello di agricoltura industriale che senza ritegno, nonostante i gravi riflessi ambientali (questi si comprovati in modo unanime) che abbiamo tutti davanti gli occhi, continua a proporre la modificazione genetica e chimica profonda e arbitraria dei complessi cicli biologici viventi del pianeta.

E’ invece arrivato il momento per l’umanità di fare pace con tutti gli altri gli esseri viventi e la terra.

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