“No ad emendamenti non autorizzati”. La frase è di Giorgia Meloni e si riferisce in particolare alla prossima legge di bilancio. Il Governo evidentemente non tollera che il Parlamento modifichi ciò che viene prestabilito nelle stanze di Palazzo Chigi. Il diktat della Presidente del Consiglio dei Ministri è un’affermazione pericolosa e incostituzionale.
La Costituzione (art. 81) prevede che “le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consultivo presentati dal Governo”, ma “il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera”.
Il Parlamento dovrebbe essere il luogo in cui i rappresentanti eletti dal popolo sovrano liberamente si parlano, si confrontano e insieme valutano e decidono. Se invece non sono previsti interventi, proposte, modiche e discussioni, il Parlamento diventa un’istituzione vuota, senza alcun senso.
Purtroppo non è più vero che “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere” (art. 70 Cost.). Le statistiche dimostrano che le leggi sono sempre più spesso scritte e fatte approvare dal Governo, che ha espropriato il Parlamento della principale prerogativa. Di fatto in Italia non siamo più in una repubblica parlamentare, ma in regime governativo.
In questo contesto ciò che più preoccupa si nasconde in due parole: “non autorizzati”. Quando un organo costituzionale si arroga un potere che appartiene ad altri, si dovrebbe cogliere immediatamente il senso dell’abuso. Ancora peggio se il potere esecutivo pone un veto a quello legislativo. In questo modo la divisione dei poteri indicata da Aristotele e professata da Montesquieu viene annullata.
Tutto ciò sta accadendo nel sostanziale silenzio delle forze politiche, economiche e sociali. La frase di Giorgia Meloni è scivolata via nella cronaca politica come se nulla fosse. Si accetta in silenzio che il Governo comandi e ordini al Parlamento che cosa debba o non debba fare. Che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” (art. 67 Cost.) è diventata soltanto una frase retorica estranea alla realtà.
Piero Calamandrei ha scritto che “Il regime parlamentare, a volerlo definire con una formula, non è quello dove la maggioranza ha sempre ragione, ma quello dove sempre hanno diritto di essere discusse le ragioni della minoranza”. Non aveva previsto la possibilità che nemmeno le ragioni dei parlamentari di maggioranza potessero non essere discusse.
Mala tempora currunt…