“Mi dispiace che oggi non abbiamo affrontato le questioni più urgenti nel formato trilaterale”. Così, l’inviato speciale dell’Unione europea per il dialogo tra Belgrado e Pristina, Miroslav Lajčak, dopo l’incontro dello scorso 17 settembre a Bruxelles. Le due delegazioni hanno infatti incontrato l’inviato europeo separatamente, dapprima la delegazione serba, quindi la delegazione di Pristina, che, attraverso il negoziatore Besnik Bislimi, ha confermato la postura affermando che la Serbia avrebbe “condizionato l’ordine del giorno della riunione con richieste inaccettabili per il Kosovo”. Come poi evidenziato dal direttore dell’Ufficio serbo per il Kosovo, Petar Petković, l’incontro nel formato trilaterale con Pristina non si è svolto perché il negoziatore kosovaro ha rifiutato di dialogare su temi quali la Comunità dei Comuni serbi del Kosovo, i servizi pubblici e le poste, tutti temi di eminente interesse negoziale o, come la Comunità dei Comuni, già concordati e in attesa di realizzazione.
Nell’incontro Petar Petković, secondo quanto riferito alla stampa, ha ribadito l’urgenza dell’attuazione degli accordi già firmati e ha presentato le misure per la protezione della comunità serba del Kosovo avviate dal governo e illustrate dal presidente serbo, Aleksandar Vučić, lo scorso 13 settembre, in relazione alla drammatica situazione in Kosovo e in risposta alle misure aggressive e unilaterali intraprese dalle autorità albanesi kosovare contro la comunità serba kosovara. Le misure si articolano in cinque aree, e la prima è quella di ristabilire lo “status quo ante”, difendendo i diritti della minoranza serba e riprendendo il percorso del dialogo. Le prime misure proposte sono sette: 1. l’indizione di elezioni locali libere e democratiche nel Nord del Kosovo, con la partecipazione dell’OSCE e della Missione Ue; 2. l’attuazione dell’articolo 9 del primo accordo di Bruxelles con il ritorno del personale serbo alla direzione regionale di polizia del Nord del Kosovo; 3. il ritorno dei giudici e dei procuratori serbi alle funzioni giudiziarie; 4. il ritiro delle forze speciali della polizia del Kosovo dalle basi e dai posti di blocco costruiti illegalmente nel Nord del Kosovo, nonché, in particolare, il loro ritiro da tutte le istituzioni che hanno fornito servizi pubblici e servizi amministrativi vitali ai cittadini in pratica ininterrottamente dal 1999 fino alla chiusura arbitraria disposta dalle autorità di Pristina in diversi momenti nel 2024 e tuttora in corso; 5. l’immediata costituzione della Comunità dei Comuni serbi del Kosovo, che ancora non è stata formata, nonostante sia prevista dagli accordi in essere, pattuiti e sottoscritti; 6. l’immediata attuazione delle garanzie di sicurezza e di de-escalazione avviate a partire dal 28 dicembre 2022 e l’immediata liberazione dei prigionieri arrestati dalla polizia del Kosovo, in particolare, per aver partecipato a proteste e manifestazioni pacifiche; 7. l’immediata abilitazione delle transazioni di pagamento e della erogazione dei servizi pubblici e postali interrotti dalle azioni aggressive e unilaterali intraprese dalle autorità di Pristina.
Inoltre, “la Serbia dichiarerà il Kosovo un’area di speciale protezione sociale”, misura che sarà avviata con l’adozione di una legge ad hoc da parte del parlamento serbo, volta a garantire il diritto al sostegno economico per i disoccupati e le categorie più vulnerabili della popolazione serba del Kosovo. “Le istituzioni serbe in Kosovo non saranno né chiuse né abolite”, e, in risposta alle azioni unilaterali di Pristina contro le istituzioni serbe, sarà aperto un ufficio presso la linea amministrativa tra la Serbia centrale e il Kosovo, nelle località di Rudnica, presso Jarinije, e Ribarići, presso Brnjak, cui i serbi del Nord del Kosovo potranno accedere per fruire delle prestazioni della protezione sociale e per garantire i servizi pubblici e amministrativi essenziali.
Contrariamente a quanto trapelato, soprattutto sui media, non è stata proclamata alcuna dichiarazione di occupazione del Kosovo e non è intenzione delle istituzioni serbe attribuire al Kosovo lo status di regione sotto occupazione: ciò assegnerebbe alla regione uno status legale al di fuori del quadro di diritto internazionale, regolato, per quanto riguarda il Kosovo, dalla risoluzione (vincolante) 1244 (1999) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dal parere (non vincolante) della Corte Internazionale di Giustizia del 22 luglio 2010. “Non abbiamo dichiarato alcuna occupazione. Non intendiamo conferire uno status di legittimità formale che non esiste”. “Non vogliamo la guerra, vogliamo vedere realizzati i nostri diritti in pace”, ha dichiarato Vučić in un’altra parte dell’intervento. Ma, ha aggiunto, “le mani della Serbia sono legate, perché le autorità di Pristina hanno il sostegno dell’Occidente”. In ogni caso, la Serbia, in linea con la risoluzione 1244, avanzerà nuovamente una richiesta per il ritorno di un massimo di mille soldati e agenti di polizia serba nella regione.
La risoluzione 1244, infatti, “riaffermando l’impegno di tutti gli Stati membri per la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica Federale Jugoslava”, oggi Serbia, e prevedendo “una sostanziale autonomia e una significativa auto-amministrazione per il Kosovo”, prevede all’art. 4 che, dopo il ritiro, ad un numero concordato di personale militare e di polizia jugoslavo e serbo sarà consentito il ritorno in Kosovo. La situazione nella regione rimane peraltro tesa, e sempre più si avverte l’urgenza di iniziative, a tutti i livelli, civico, sociale, economico, educativo, culturale, volte a promuovere fiducia e convivenza, a tutelare e proteggere i diritti umani, a rispettare i diritti e la giustizia internazionale, a sviluppare – effettivamente – pace con giustizia.
Riferimenti:
Petković: Bisljimi odbio zajednički sastanak, insistirali smo na ZSO, predstavili mere, Tanjug, 17.09.2024: https://www.tanjug.rs/svet/politika/110796/petkovic-bisljimi-odbio-zajednicki-sastanak-insistirali-smo-na-zso-predstavili-mere/vest
Vučić: “There is no declaration of occupation; We don’t want war”; Serbia’s anti-crisis measures, b92, 13.09.2024: https://www.b92.net/english/politics/58322/vucic-there-is-no-declaration-of-occupation-we-dont-want-war-serbias-anti-crisis-measures/vest
First Agreement of Principles Governing the Normalization of Relations (Brussels Agreement), https://www.srbija.gov.rs/specijal/en/120394
Risoluzione 1244 (1999) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N99/172/89/PDF/N9917289.pdf
Parere della Corte Internazionale di Giustizia, 22 luglio 2010: https://www.icj-cij.org/case/141
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