Un’altra strage israelo-statunitense ad Al-Mawssi, il campo per sfollati indicato dall’esercito israeliano come zona sicura. Un missile di 1000 kg di fabbricazione statunitense, fortemente esplosivo e incendiario, ha ucciso più di 50 persone, oltre cento i feriti. Almeno 20 i dispersi che sono stati sepolti sotto le sabbie del cratere. Il cratere lasciato nel terreno è largo 50 metri e profondo più di 10. Come al solito l’esercito israeliano usa la formula magica e falsa per ingannare i media compiacenti. Un giornalone stamattina ha titolato non sulla notizia della strage ma sul commento dell’esercito: Colpito un covo di terroristi”. Vergogna di pennivendoli scorta mediatica del genocidio.

Quella di AL-Mawassi non è stata l’unica strage compiuta dai generali israeliani ieri. I giornalisti palestinesi presenti sul terreno ne hanno contate almeno altre tre con oltre 25 uccisi.

Situazione umanitaria

Al-Mawassi è la zona costiera ad ovest di Khan Younis. Una zona desertica senza nessuna infrastruttura atta ad accogliere milioni di sfollati. Dall’inizio dell’aggressione israeliana, il portavoce dell’esercito ha ripetuto che la zona di Al-Mawassi è la zona sicura verso la quale la popolazione civile deve indirizzarsi, per non morire sotto le bombe. Puntualmente le tende di plastica leggera sono state oggetto di bombardamenti intensi con bombe ad alto potenziale distruttivo e incendiario. La gente scappa dalle bombe per ricevere bombe. E tra due bombardamenti, sopravvive senza elettricità, senza acqua e senza servizi igienici o strutture sanitarie. È un campo di concentramento.

Giornalisti nel mirino

Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha pubblicato un rapporto sulle vittime dei media in Palestina nel mese di agosto. “Sono stati 8 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi a Gaza. È il numero più alto in un solo mese, dall’inizio dell’aggressione israeliana”. In Cisgiordania, il sindacato rileva che i giornalisti sono presi di mira per impedire la diffusione della verità sulla deportazione e sulla pulizia etnica in corso. Nel mese di agosto sono stati colpiti con le pallottole dei soldati 10 giornalisti mentre svolgevano il loro lavoro sul campo.

Cisgiordania

All’alba di oggi, due palestinesi sono stati assassinati dai soldati israeliani a Tulkarem. Altri 5 sono stati assassinati da un drone a Toubas.

Nel campo profughi alla periferia della città è in corso una vera e propria deportazione della popolazione tutta. Dopo due settimane di assedio, i soldati non sono riusciti ad entrare nel campo a causa della resistenza dei combattenti. L’esercito di Tel Aviv ha cambiato tattica. Si svuota il campo dei suoi abitanti e poi si bombarda radendo al suolo tutto, sulla testa dei resistenti armati.

Dall’alba di stamattina, i bulldozer militari hanno iniziato a distruggere le infrastrutture urbane di Tulkarem. Assediano anche una casa con dentro giornalisti, per impedire che trasmettano la verità al mondo intero. Sono state tolte elettricità e forniture idriche alla casa dove sono circondati i giornalisti.

Corte Penale Internazionale

Il procuratore generale della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, ha chiesto ai giudici della corte di accelerare la pubblicazione dei mandati di arresto nei confronti di Netanyahu, Gallant e Senwar. Ogni ritardo è un’ingistizia nei confronti delle vittime, particolarmente alla luce dei continui massacri a Gaza e Cisgiordania. Khan ha confutato anche le asserite incompatibilità della Corte a giudicare cittadini israeliani in quanto Israele non ha sottoscritto il trattato di Roma. È ignoranza giuridica, perché le vittime sono palestinesi e la Palestina ha aderito.

Diplomazia

Le cancellerie arabe sono in crisi massima, dimostrando la loro incapacità e nullità sulla scena internazionale. Da 11 mesi ripetono la stessa frase, elemosinando un cessate il fuoco. Ultimo appello in tal senso è stato emesso ieri al Cairo dai rispettivi ministri degli esteri, Abdel-Ati e Farhan. È urgente un cessate il fuoco a Gaza ed è urgente mettere fine alla repressione in Cisgiordania, per dare spazio e credibilità alla soluzione dei due Stati”, hanno detto i due capi della diplomazia dei due maggiori paesi arabi. È una fotografia eloquente dell’impotenza diplomatica dei governi arabi.

Trattative

Non ci sono trattative in corso. Il Cairo si è sfilato dopo le dichiarazioni provocatorie di Netanyahu sul corridoio di confine tra Gaza e Sinai, Philadelphia per gli israeliani, Salahuddine per gli egiziani. Sono cessate anche le rivelazioni stampa e le dichiarazioni dei responsabili statunitensi. La popolazione di Gaza che muore sotto le bombe e gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas non sono il centro dell’interesse dell’amministrazione di Washington. Tramontata la possibilità di raggiungere un accordo prima delle elezioni presidenziali di novembre, Biden e suoi consiglieri hanno abbandonato il campo. Continuano però ad armare la mano dei criminali generali israeliani.