L’incontro di papa Francesco con il Grande Imam Nasaruddin Umar alla Moschea Istiqlal di Giacarta, durante il viaggio nell’estremo Oriente, con la dichiarazione comune conseguente, segna un altro passo importante sulla via del dialogo interreligioso, in particolare del dialogo cristiano-islamico.
Il DOCUMENTO SULLA FRATELLANZA UMANA PER LA PACE MONDIALE E LA CONVIVENZA COMUNE, dichiarazione comune del Papa cattolico con Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar (Abu Dhabi, 4 febbraio 2019), poneva le basi per in dialogo sincero e duraturo basato sul rispetto reciproco, sull’accoglienza autentica, sulla visione comune delle religioni a servizio della pace.
«Noi – vi si legge – […] partendo dalla nostra responsabilità religiosa e morale, e attraverso questo Documento, chiediamo a noi stessi e ai Leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive».
Nella dichiarazione congiunta di Giacarta (5 settembre 2024), intitolata PROMUOVERE L’ARMONIA RELIGIOSA PER IL BENE DELL’UMANITÀ, viene dato risalto alle situazioni di crisi in cui versa il mondo nel periodo attuale: disumanizzazione causata dalla violenza delle guerre e l’uso distruttivo delle risorse del Pianeta.
«1. Il fenomeno globale della disumanizzazione è caratterizzato soprattutto da violenze e conflitti diffusi, che spesso provocano un numero allarmante di vittime. È particolarmente preoccupante che la religione sia spesso strumentalizzata in questo senso, causando sofferenze a molti, soprattutto donne, bambini e anziani. Il ruolo della religione, tuttavia, dovrebbe includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana.
2. L’abuso del creato, che è la nostra casa comune, da parte dell’uomo, ha contribuito al cambiamento climatico, comportando conseguenze distruttive come i disastri naturali, il riscaldamento globale e condizioni meteorologiche imprevedibili. L’attuale crisi ambientale è diventata un ostacolo alla convivenza armoniosa dei popoli».
Diventa, dunque, imprescindibile sconfessare le politiche che coinvolgono il nome di Dio nel fomentare le guerre e così produrre distruzioni e massacri, genocidi di intere popolazioni, dalla Palestina al Sudan passando per l’Ucraina nel cuore dell’Europa.
Tre sono le indicazioni date in risposta a questa duplice crisi:
- Promuovere i valori condivisi dalle diverse tradizioni religiose «per sconfiggere la cultura della violenza e dell’indifferenza»; «i valori religiosi dovrebbero essere orientati alla promozione di una cultura di rispetto, dignità, compassione, riconciliazione e solidarietà fraterna per superare sia la disumanizzazione, sia la distruzione ambientale».
- I responsabili religiosi sono chiamati a «collaborare nel far fronte alle crisi suddette, identificandone le cause e adottando azioni appropriate».
- «…Il dialogo interreligioso dovrebbe essere riconosciuto come uno strumento efficace per risolvere i conflitti locali, regionali e internazionali, soprattutto quelli provocati dall’abuso della religione».
Ora spetta alle comunità dei credenti delle diverse tradizioni religiose trovare modalità d’incontro, di condivisione, di azioni comuni che recepiscano queste istanze per il superamento nonviolento dei conflitti, per l’affermazione di una cultura dell’accoglienza, che bandisca il razzismo e ogni forma di emarginazione. Per promuovere una conversione ecologica integrale, realizzare una sostenibile destinazione universale dei beni comuni ed eliminare la piaga della povertà, ancora così diffusa nei Paesi alla periferia del mondo, come in Papua Nuova Guinea.
Nel discorso rivolto alle autorità all’APEC Haus (Port Moresby, Papua Nuova Guinea) il 7 settembre 2024, il Papa ha sottolineato: «Il vostro Paese, poi, oltre che di isole e di idiomi, è ricco anche di risorse della terra e delle acque. Questi beni sono destinati da Dio all’intera collettività … Questa ricchezza ambientale e culturale rappresenta al tempo stesso una grande responsabilità, perché impegna tutti, i governanti insieme ai cittadini, a favorire ogni iniziativa necessaria a valorizzare le risorse naturali e umane, in modo tale da dar vita a uno sviluppo sostenibile ed equo, che promuova il benessere di tutti, nessuno escluso…».
Mi sembra opportuno il richiamo all’appello della XXIII Giornata ecumenica del dialogo cristiano islamico del 27 ottobre 2024: “Una pace giusta per tutti i popoli”; e l’invito a organizzare momenti di conoscenza, confronto e convivialità.