È notizia di stamattina l’esito del ricorso in Cassazione per Luigi Spera, da sei mesi sottoposto a misura cautelare nel carcere di alta sicurezza di Alessandria, perché accusato di aver protestato contro la Leonardo SPA. Il ricorso, presentato dall’avvocato Giorgio Bisagna, è stato accolto, determinando l’annullamento della riqualificazione del reato di terrorismo attuata dal Tribunale del Riesame.
Viene meno dunque l’imputazione che ha costretto il militante di Antudo in regime detentivo di AS2 dallo scorso marzo, a 1000 km da casa. Crolla l’impianto accusatorio voluto dal pubblico ministero e con esso emerge la fragilità di un processo a tutti gli effetti politico: il carosello di indizi spacciati per prove, i titoli e articoli di giornale ricchi di dettagli e appellativi sensazionalistici, la volontà di sbattere in prima pagina la vicenda esasperandone i toni con l’obiettivo di punire in modo esemplare una realtà come quella di Antudo e i suoi appartenenti, colpevoli di aver puntato il dito contro il colosso degli armamenti Leonardo.
Un apparato industriale – quello della Leonardo – tra i primi al mondo per fatturato, che profitta miliardi allo Stato italiano vendendo droni, elicotteri e tecnologie militari agli eserciti di tutto il mondo – e che vanta tra i suoi maggiori acquirenti il governo israeliano impegnato nello sterminio della popolazione palestinese.
Come ribadito dalle dichiarazioni di solidarietà che si sono moltiplicate nei mesi scorsi, a partire dalle tante adesioni all’appello per la liberazione di Luigi giunte anche da europarlamentari e deputati, le misure cautelari che affliggono il vigile del fuoco palermitano sono decisamente sproporzionate per i reati specifici per cui viene indagato, così come appaiono sempre più infondate le ragioni secondo le quali dovrebbero venire imposte restrizioni alla libertà in maniera preventiva.
Il sistema giudiziario rivela crudamente la sua natura punitiva e repressiva, basata su incarcerazioni in strutture fatiscenti e sovraffollate, privazione della libertà anche in assenza di prove concrete, annientamento dei diritti delle persone detenute tramite censura della posta, condizioni igieniche precarie e servizi sanitari quasi inesistenti. Più volte nelle sue lettere da Alessandria, Luigi ci ha ricordato che un mondo senza carcere è possibile e che bisogna lottare per fare in modo che questa prospettiva diventi reale.
“Oggi, insieme all’accusa di terrorismo, cade anche tutta la narrazione che alcuni giornalai e pennivendoli hanno costruito per mesi intorno alla figura di Luigi, ergendosi a giudici e mettendo in piedi un impianto accusatorio fuori da ogni plausibile realtà. Quella verso Luigi è stata una vera e propria gara a sbattere il mostro in prima pagina, a chi scrive il titolo più sensazionale” dichiara Gianmarco, portavoce di Antudo: “E così, non solo si sono ignorate le basilari norme etiche e deontologiche relative alla garanzia di presunzione d’innocenza, ma si è soprattutto cercato di isolare Luigi persino attraverso l’infame meccanismo della censura della corrispondenza. Un tentativo che però, come si evince dalle decine di iniziative di solidarietà in tutta Italia e oltre, non ha avuto un buon esito”.
Mentre la criminalizzazione del dissenso e gli attacchi ad personam provano a colpire esperienze di solidarietà e lotta e ad isolare persone che da anni generosamente si schierano a fianco dei più deboli, grazie alla mobilitazione, alla volontà di resistere e di ribaltare un mondo di ingiustizie, oggi vediamo crollare quel castello di carte imbastito da procura e stampa che evocando “l’ombra del terrorismo a Palermo” tentavano di intimorire le voci di protesta contro la guerra e il genocidio in Palestina.
Il processo andrà avanti con la prossima udienza fissata al 6 novembre: la strada è ancora lunga, ma più forti di prima chiediamo a tutte e tutti di continuare a firmare e diffondere l’appello per la liberazione di Luigi e di tutte e tutti coloro vedono oggi la propria libertà limitata a causa del loro impegno contro la guerra. Moltiplichiamo le forme di solidarietà e di mobilitazione, contro le spese militari e i finanziamenti dell’apparato bellico, libertà per chi lotta contro la guerra!