Francesco Loria, sindacalista della Filt CGIL, è stato licenziato qualche giorno fa, insieme ad altri cinque compagni solo sospesi, dalla NewCoop. Il sindacato ha proclamato 8 ore di sciopero per ciascun turno di lavoro per lunedi 16 settembre. Il presidio sarà davanti ai cancelli dello stabilimento di Carini, vicino Palermo

Sono stato licenziato perché ritenuto un sindacalista scomodo, perché sono considerato un costo eccessivo per l’azienda, perché ho tutelato i lavoratori denunciando turni di straordinario incessanti e cicli di lavoro settimanali di 7 giorni su 7, senza possibilità di recuperare le energie psicofisiche.

Sono stato licenziato perché non ho più tollerato che i miei compagni di lavoro fossero costretti a lavorare in condizioni disumane, in un contesto microclimatico severo.

Non si possono sollevare pesi con temperature fuori controllo dentro magazzini che gestiscono alimenti che, specie nelle estati siciliane, diventano forni con tassi di umidità che sfiorano il 90% e tagliano il respiro. Con gli indumenti zuppi di sudore, piegati sulle ginocchia a cumulare colli sui pallet, non è umano e non è degno di essere chiamato lavoro, ma solo sfruttamento.

Sono stato licenziato perché ho denunciato al mio responsabile di impianto condizioni di lavoro insostenibili.

Ormai sono di dominio pubblico le condizioni di lavoro nella filiera nazionale della logistica della grande distribuzione organizzata, dove la deroga sulle contrattazioni nazionali è la regola, dove le condizioni di lavoro sono troppo precarie e dove troppo spesso la criminalità organizzata orbita intorno ad appalti e subappalti.

Il licenziamento in questa terra solare e disgraziata come la Sicilia, e come in tutto il resto del nostro sud Italia, assume contorni di puro smarrimento per chi lo subisce.

In una terra dove il clientelismo in tutte le sue forme detta metodo e tempi, reverenze e servitù, le persone che non accettano il bavaglio restano spesso isolate.

Questo licenziamento ha tutto il sapore di un bavaglio all’azione sindacale e vuole rimettere a posto tutti i lavoratori che hanno tentato di alzare la testa. In Newcoop, l’azienda che ha emanato il mio licenziamento, molti anni fa nacque il collettivo di fabbrica “100 passi nella logistica”, un collettivo di lavoratori che ha deciso di lavorare e pensare dentro un perimetro di legalità e rispetto delle condizioni lavorative nella logistica in generale.

Un faro di speranza per tanti altri lavoratori siciliani ostaggio di dinamiche aziendali penalizzanti e fortemente compromesse dalla gestione padronale.

Noi sindacalisti possiamo negoziare condizioni migliorative nel quadro salariale, ma non possiamo negoziare o andare in deroga ai principi di tutela della salute e della sicurezza di ogni singolo lavoratore.

Non possiamo minimamente pensare di abbassare la guardia davanti a temi importanti come la sicurezza, davanti a tante morti sul lavoro che ormai in Italia riempiono le pagine di cronaca quotidianamente.

Non possiamo stare zitti davanti a criticità che compromettono la salute dei lavoratori, mandandoli verso un futuro incerto con conseguenze anche gravi nel lungo periodo.

Se questo licenziamento ha come obiettivo intimorire i lavoratori della Newcoop e mandare un segnale forte a tutti i lavoratori impiegati nel settore, allora io vi dico: avete soffiato sul fuoco delle idee e dei principi che hanno fortificato in questi anni tutti i lavoratori che ancora oggi sognano una terra libera dal compromesso, dal clientelismo e dal ricatto. Quel fuoco sarà un incendio di riscatto.