Circa duemila persone hanno partecipato ieri, sabato 21 Settembre 2024, giornata internazionale della pace indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, alla marcia, organizzata dalla Tavola della Pace, da Santa Maria degli Angeli alla sede del Comune di Assisi.
Qui la sindaca e il Vescovo di Assisi hanno accolto il luogo corteo che ha occupato la piazza, in cui si sono succeduti al microfono diversi interventi, tra cui quello di Flavio Lotti, che dagli anni Ottanta é il principale e instancabile organizzatore delle marce Perugia-Assisi e di molte iniziative di promozione della cultura della Pace degli Enti Locali, a partire dall’educazione alla Pace nelle scuole.

Erano infatti presenti diverse scuole della provincia e tra queste, alla testa del corteo, il Secondo Circolo Didattico di Gubbio, che era presente al gran completo: bambine e bambini, insegnanti, genitori e personale ATA, con la Dirigente Scolastica.
A seguire i gonfaloni e i sindaci, o i loro rappresentanti, di diverse amministrazioni locali.

Molte le bandiere arcobaleno della Pace e quelle Palestinesi, mentre gli striscioni erano rappresentativi esclusivamente di Comitati e gruppi di base.

Particolarmente interessante e significativo é stato l’intervento di Padre Mario Moroni, dei Frati Minori Conventuali Francescani, Custode del Sacro Convento di Assisi, che ha esposto le ragioni e le radici evangeliche del ripudio assoluto della guerra.

Gli abbiamo pertanto chiesto il testo del suo intervento che di seguito pubblichiamo integralmente.

«Il Signore vi dia pace!». È questo il saluto che dava Francesco d’Assisi, è questo il saluto che raccomandava ai suoi frati di donare, e questo il saluto che vi rivolgo.

Nei giorni in cui mi è stato proposto di intervenire a questo incontro si leggevano nella liturgia alcune parole densissime di Gesù nel vangelo di Luca:
«Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male (…) E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso» (Lc 6,27-28;32-33).
Ho messo un segnalibro in quelle pagine, per ricordarmi oggi di parlarvene. Io credo fermamente in queste parole e ho deciso di spendere la mia vita per il Vangelo. Perciò non posso che agire di conseguenza e non posso che proporre a tutti e a ciascuno di fare altrettanto.
Così aveva fatto Francesco d’Assisi. L’aveva fatto, amando senza misura come il suo amato Signore, e l’aveva cantato in quel Cantico di Frate Sole del quale l’anno prossimo ricorderemo l’ottavo centenario e che rischia di essere propagandato solamente come un manifesto ecologista ante litteram.
In quel Cantico, patrimonio della letteratura italiana, verso la fine, dopo aver lodato il Creatore per le sue creature, Francesco aggiunge:
«Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione».
Sono sempre molto perplesso quando sento ripetere che “non c’è pace senza giustizia”, perché ho un grande timore che giustizia si coniughi quasi automaticamente con rivincita, se non con vendetta, e invece la giustizia deve essere purificata nelle acque del perdono. Allora sì, non c’è pace senza perdono!

Così come non posso immaginare che pace si coniughi con vittoria, se la vittoria mia è la sconfitta dell’altro. Pace sarà solo vittoria nostra, e con nostra intendo di entrambi, di tutti, perché il bene non può essere solo il mio bene, quello della mia parte.
Così come non posso immaginare che la pace si raggiunga se dico “prima io, prima noi, prima gli italiani, America first”! Se primi non siamo tutti insieme nel costruire la fraternità, ci sarà sempre differenza e conflitto. Allora dovrò dire “Prima l’altro! Prima l’altro!”. E ancora Francesco accentua tutto questo, spiegando quello che potremmo chiamare il principio minorità: «Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio» (Lettera ai fedeli, prima recensione, 47 [FF 149]).

Nella pagina del Vangelo di Matteo parallela a quella di Luca che ho citato all’inizio, Gesù aggiunge: «E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due» (Mt 5,41).

Sì, la pace si fa insieme: se mi chiedi qualcosa mi metto al tuo passo e chiedo a te di camminare con me.
Se parto da questi presupposti, che costituiscono – assieme ad altri – i fondamenti di quelli che molti amano chiamare “le radici cristiane dell’Europa”, non ci potrà essere spazio per aumentare le spese per gli armamenti, anzi occorrerà distruggere anche quelli che ci sono, in una felice corsa al disarmo, non ci potrà essere spazio alla risposta militare per risolvere i conflitti, ma ci sarà spazio solo per la diplomazia e per il negoziato, unici strumenti, questi sì, della lungimiranza politica e profetica di un continente degno della sua storia e della sua tradizione.
Lo sappiamo: è difficile, quasi impossibile, ma almeno proviamoci!

Fra Marco Moroni